Budapest, il dinamismo della metropoli nell’ era Orban
I recenti dati raccolti dal sito gemello Scenari Politici per le Elezioni Europee 2014 (link alla sezione Elezioni Europee qui http://scenaripolitici.com/sondaggi/elezioni-europee-2014 )
danno in netto vantaggio il partito di Viktor Orban, attualmente al
governo con il Fidesz e dato al 49, 8 % ( + 1, 4 %), con una sicura
vittoria alle elezioni politiche, ottimi risultati a quelle europee e un
chiaro distacco dagli altri partiti.
La popolarità di Orban e del suo programma
politico sono crescenti, nonostante le dure critiche internazionali, a
riprova che chi fa gli interessi reali del paese non può che trarne
giovamento nel consenso interno e diviene invece, quasi automaticamente,
oggetto di boicottaggio da parte dei soliti enti sovranazionali europei
e non solo.
Arrivando oggi a Budapest, la
capitale magiara, si resta piacevolmente stupiti dall’ ordine, dalla
pulizia e anche dalla efficienza dei trasporti pubblici.
La “Perla del
Danubio” sembra aver ritrovato il suo splendore, rinnovandosi e
riguadagnando il ruolo che ebbe secoli fa come una delle prime e più
innovative metropoli del continente.
Fervono i lavori per la nuova linea della
metropolitana e si moltiplicano grandi progetti pubblici per la
riqualificazione di piazze e percorsi pedonali. L’immagine più
rappresentativa, scelta per la copertina di questo articolo, è proprio
quella delle alte gru che si innalzano da Buda.
L’Ungheria è un esempio di paese dominato da un unico grande
agglomerato; Budapest, abitata da più di due milioni di persone,
concentra il 20 per cento della popolazione dell’intero paese.
Non c’è
altra città in Ungheria che può competere con il ruolo della capitale,
dato che questa concentra circa il 50-80 per cento del potenziale
scientifico e culturale della nazione.
Lo sviluppo del terziario e dei servizi finanziari è stato veloce
soprattutto dopo il 1989. La capitale ungherese ha tutte le
potenzialità per divenire il centro commerciale e finanziario dell’
Europa Centrale, ma, insieme a Praga, la città deve risolvere i problemi
dei numerosi edifici degradati nelle aree centrali e di un sistema
infrastrutturale ormai obsoleto per il nuovo ruolo che va
configurandosi.
L’intero agglomerato comprende 2,4 milioni di abitanti
ed è impostato su 104 consigli municipali.
Si tratta della più grande regione metropolitana in Europa
centrale e orientale ed é la settima città più grande in tutta Europa.
Allo scorcio dell’Ottocento Budapest era ancora costituita da tre
nuclei urbani, nell’ordine cronologico della loro fondazione, Óbuda,
Buda e Pest, con amministrazione locale distinta, una propria vita
cittadina e un differente passato storico.
Óbuda, sovrappostasi alla
città civile e militare di epoca romana, raggiunse la maggior fioritura
nel periodo che va dal X al XIII secolo, essendosi costituita lungo le
antiche vie romane ed avendo integrato gli edifici ancora utilizzabili,
mentre dal Duecento perse gradualmente rilievo, ridimensionandosi;
nell’Ottocento era ormai solo un borgo agricolo con pochi abitanti e
tale rimase.
Buda, fino al primo terzo del Cinquecento, era una
fiorente città Medievale e poi Rinascimentale, sede reale e centro
laico, con una ricca vita commerciale e culturale. Questo sviluppo,
però, fu troncato dalla dominazione turca che privò la città delle
precedenti opportunità economiche e politiche.
Pest
invece, conseguentemente ad una fase di enorme sviluppo, da piccola
cittadina di provincia si trasformò, nel corso del XIX secolo, in
metropoli, giacché le condizioni sia politiche che geografiche,
collocandosi in pianura lungo il Danubio, favorivano la riva di Pest.
Le tre città, Buda, Óbuda e Pest furono poi unificate nel
1873 come Capitale, a cui fu dato il nome di Budapest. Verso la fine del
secolo, la città divenne il più importante centro industriale,
commerciale e culturale della regione, la porta dell’Europa all’ Ucraina
, ai Balcani e all’ Est.
L’aspetto attuale della città, con i suoi edifici pubblici, i suoi
ponti e i suoi teatri si può far risalire a questo periodo.
Nel 1949,
l’Ungheria venne dichiarata una Repubblica Popolare Comunista, il nuovo
governo comunista considerò gli edifici come il Castello di Buda simboli
del regime passato e nel corso del 1950 il palazzo venne sventrato e
tutti gli interni distrutti. Sulla cupola del Parlamento dominava una
stella rossa.
Nel 1956, le manifestazioni pacifiche a Budapest hanno portato allo
scoppio della rivoluzione ungherese. Questa rivolta fu una rivolta
anti-sovietica che durò dal 23 ottobre fino al 11 novembre.
La
Leadership crollò dopo le manifestazioni di massa che iniziarono il 23
ottobre, ma i carri armati sovietici entrarono a Budapest per
schiacciare la rivolta. La lotta continuò fino ai primi di novembre,
lasciando più di 3000 morti. L’influenza sovietica è ancora oggi
visibile in molti blocchi abitativi.
Ripercorrendo le principali tappe economiche, nel corso del
19 ° secolo, la città divenne un importante centro urbano e ottenne una
posizione di vantaggio per lo sviluppo industriale.
La produzione industriale diminuì però della metà nel periodo tra le
due guerre. Successivamente, nel corso del 1950, l’Ungheria ha subito
l’industrializzazione forzata.
L’industria pesante venne localizzata a
Budapest e in poche altre grandi città. Molti furono attratti dalle
nuove aree industriali. Dopo il 1990 la maggior parte di queste
industrie crollò e un gran numero di ex lavoratori delle imprese
statali, rimasti senza lavoro, cercò di creare la propria impresa
privata.
Alcuni insediamenti suburbani hanno consolidato la loro posizione,
attirando non solo abitanti ma anche investimenti economici.
Quest’ultimo è prevalentemente il prodotto dell’afflusso di popolazione,
proveniente da altre regioni del Paese e da oltre i confini stabiliti
nel patto di Trianon.
Questi abitati autonomi, in passato periferici,
nel 1950 vengono integrati alla Capitale che in tal modo diventa una
metropoli con 2 milioni di abitanti.
Nell’ economia ungherese, agricoltura e allevamento hanno ancora un
peso notevole, elenchiamo legumi, cereali, frutta, ortaggi, uva,
tabacco, lino, canapa, peperoni rossi (da cui si ricava la paprica),
orzo, barbabietola da zucchero e segale. L’allevamento si è
industrializzato (bovini, suini, ovini e volatili da cortile) e la
produzione dei suoi derivati (carne, latte, burro, formaggio e uova) ora
è un importante voce dell’export.
L’industria pesa per un 30% sul PIL e riguarda meccanica,
chimica, farmaceutica, alimentare, tabacchi, tessile, industria pesante
(trattori, locomotori, autobus, motori diesel e macchine utensili),
elettronica, informatica, automobili.
Inoltre l’Ungheria è ricca di
bauxite, lignite, carbon fossile e gas naturale. Vi sono anche notevoli
giacimenti di uranio.
Il settore terziario (64% di addetti) basa la propria ricchezza
soprattutto sui trasporti e sul turismo, ma anche le attività
finanziarie hanno un discreto peso. È invece ridotto il contributo al
PIL dato dall’edilizia. Il settore turistico ha avuto uno sviluppo
notevole dopo il 1990, contando tra le sue mete la capitale, e le oltre
1000 fonti termali di cui è ricca (i Romani prima e turchi poi
costruirono un gran numero di terme).
L’economia dell’Ungheria ha subito
una notevole trasformazione proprio dopo il 1990 e da allora
liberalizzazioni e privatizzazioni di aziende statali hanno favorito
l’economia di mercato e l’arrivo di capitali esteri.
In anni più recenti, sul piano politico-economico, grazie
alla maggioranza parlamentare più ampia dalla fine del regime comunista,
Viktor Orbán, a capo di una coalizione di centro-destra, ha varato una
serie di leggi e di riforme, anche di rango costituzionale, queste
accusate dalle opposizioni e da UE e USA di eccessivo autoritarismo.
Le
statistiche danno però un’immagine diversa, quella di un paese
orgoglioso pronto al rilancio, che ha avuto il coraggio di prendere in
mano il proprio futuro economico, mantenendo la sovranità monetaria.
I dati indicano un miglioramento del Pil dello 1,7% nel terzo
trimestre 2013 rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Al
miglioramento hanno contribuito la produzione agricola e il settore
costruzioni, grazie ai lavori edili e di ingegneria civile. La spesa
per consumi finali delle famiglie è migliorata nel campo dei trasporti,
alimenti, cultura e intrattenimento.
In diminuzione i consumi dei
turisti ungheresi all’estero, in salita la spesa dei visitatori
stranieri in Ungheria e la spesa per consumi finali della pubblica
amministrazione. Nell’ economia ungherese, l’esportazione ha un ruolo
chiave nella crescita economica. Da questo punto di vista, Budapest si
trova in una posizione particolarmente importante.
La capitale é fortemente coinvolta in scambi economici, in
particolare con la Germania, che é al primo posto. L’ottanta per cento
di questi scambi si verificano nel settore terziario. La bilancia
commerciale ungherese ha avuto ad oggi un buon saldo positivo nel terzo
trimestre.
I volumi di interscambio con l’estero di macchinari ed
equipaggiamenti per il trasporto sono aumentati. In diminuzione le
esportazioni (rispetto alle importazioni), di prodotti alimentari,
bevande e tabacco. In aumento i volumi di importazione di carburanti ed
energia elettrica con un’accelerazione dell’import di petrolio e
prodotti petroliferi. L’import di gas naturale e manufatto si é
mantenuto agli stessi livelli registrati nel secondo trimestre dello
scorso anno.
Inoltre da aprile del 2013 il tasso di disoccupazione ha
iniziato a diminuire grazie anche alla ripresa dei lavori pubblici. Tra
luglio e settembre il tasso medio di disoccupazione è 9,8%, in
diminuzione rispetto alla rilevazione del trimestre giugno-agosto.
La
regione metropolitana di Budapest è diventata un centro logistico nella
regione dell’Europa orientale e centrale.
La posizione economica centrale della città nel paese è
inequivocabile anche riguardo altri settori del terziario, per esempio
il 44% degli istituti di ricerca sono situati a Budapest, sede di
importanti università come la BME, l’Università di Tecnologia ed
Economia (Budapesti Műszaki és Gazdaságtudományi Egyetem).
Rimandiamo per maggiori dettagli economici all’esauriente articolo di Maurizio Giustinicchi ( qui link http://scenarieconomici.it/grillo-sovranita-monetaria-e-orbanomics/
), di cui qui abbiamo estratto diverse parti nei paragrafi precedenti.
Concludendo, in termini di risultati economici , la capitale ungherese è
in una posizione intermedia rispetto ad altre città dell’Europa
centrale e orientale.
Secondo il suo PIL, è classificata a metà tra alcune principali città
come Amburgo, Varsavia e Praga e quelle in crescita quali Bucarest,
Riga, Cracovia e Lipsia.
Donato de Vivo
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