20/02/14
Lettera al Financial Times di Esperti Ue sull'Accordo Transatlantico: è un Pericolo per la Democrazia
In una lettera al Financial Times, due membri del gruppo di esperti della UE sull'Accordo Commerciale Transatlantico (di cui abbiamo già parlato qui e qui) respingono le accuse di "antitrade" rivolte a coloro che si oppongono ai negoziati: il TTIP non riguarda solo il commercio, è un attacco alla democrazia (grazie della segnalazione a Domenico Idone)
di
Jos Dings e Pieter de Pous
Signori,
è un approccio piuttosto superficiale da
parte del Financial Times quello
di etichettare i critici del Transatlantic
Trade and Investment Partnership come
degli "attivisti
contrari al libero commercio" (“No
time to waste on transatlantic trade”, editoriale del
17 febbraio).
Due esempi dovrebbero bastare a dimostrare che la
controversia sul
TTIP non riguarda
tanto il
commercio, quanto
la legalità e la
democrazia.
In
primo luogo, la Commissione europea e gli Stati Uniti vogliono
includere una clausola di "risoluzione delle controversie tra
investitori e
Stato".
Ciò consentirebbe alle
imprese di aggirare
i sistemi giudiziari ordinari
e citare in giudizio i governi direttamente, in collegi arbitrali
speciali, per
tutto ciò che ritenessero
non essere un trattamento "giusto ed equo" - solitamente
quella legislazione nazionale volta a
tutelare l'interesse pubblico.
Tali collegi
arbitrali sono profondamente viziati.
Il ricorrente - l'azienda
- ha un 50 per cento di influenza su chi li
presiede, e le decisioni dei collegi
non sono vincolate
dal precedente.
L'arbitrato va
bene per la risoluzione delle controversie contrattuali, ma non
dovrebbe arrivare a
giudicare la validità delle leggi.
In
secondo luogo, l'UE e gli USA vogliono anche istituire un nuovo
(ovviamente, non eletto) organo
con il potere di esaminare tutta la legislazione che ciascuna delle due aree ha in corso di approvazione.
Entrambe queste iniziative scoraggiano fortemente i governi ad agire nell'interesse pubblico. Al contrario, allontanano il potere dai governi eletti, in direzione delle imprese e di regolatori e collegi arbitrali anonimi.
Nel momento in cui sia il governo federale degli Stati Uniti
che
le istituzioni europee sono in
difficoltà sulla
propria legittimazione
democratica, potrebbe non essere la più saggia delle idee quella
di
devolvere
i
poteri di controllo ad organismi
ancora
più lontani dai normali
cittadini. Respingere
con
noncuranza queste
questioni come frutto
di “ostili
pressioni",
è un modo
per rendere il
dibattito più prolungato e acceso.
I governi eletti dovrebbero essere in grado di proteggere il loro popolo e l'ambiente, anche se qualche volta questo può essere sconveniente per certi settori del mondo degli affari.
Questo non è essere
contrari al libero commercio.
E' semplice
buon senso.
Jos
Dings e Pieter de Pous, membri del gruppo
consultivo di esperti sul
TTIP dell'UE
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