L'Onu e la guerra fredda del sesso
Si sorvola su regimi sanguinari e genocidi e ci si occupa del
mancato riconoscimento delle coppie omosessuali
Ma non vi pare di stare un po' esagerando con la questione
omosessuale elevata a priorità planetaria? L'Onu, che meglio sarebbe
ribattezzare Omu visto che non si occupa di nazioni ma di omosex, censura Stati
e religioni sul mancato riconoscimento delle coppie omosessuali, sorvolando su
banali incidenti come regimi dispotici e sanguinari, genocidi su base etnica o
religiosa e pena di morte a gogo in grandi Paesi come la Cina.
L'Omu arriva a censurare un'istituzione bimillenaria come la
Chiesa sulla questione omo e sull'aborto, con la pretesa ideologica e invasiva
di dettare pure alla fede i suoi canoni paranoically correct.
La retorica organizzazione umanitaria, inefficace quando si tratta
di risolvere le questioni legate ai diritti elementari della vita umana e della
persona violata o di tutelare i cristiani massacrati nel mondo, getta benzina
sul fuoco della Guerra fredda che si è riaperta tra Usa e Russia per le
Olimpiadi invernali.
Stavolta gli States hanno schierato non missili e testate nucleari ma lesbiche e omosessuali nel nome dell'omolatria violata.
Stavolta gli States hanno schierato non missili e testate nucleari ma lesbiche e omosessuali nel nome dell'omolatria violata.
Lascio da parte il merito della questione, che peraltro riguarda,
non dimentichiamolo, una piccola minoranza all'interno della minoranza
omosessuale.
Ma trovo assurdo che le questioni internazionali, i rapporti tra Stati, le sanzioni, le rotture diplomatiche e le censure, vengano regolati sempre e solo da questa ideologia trans e biofoba, onnipervasiva.
Per far questo non c'è bisogno dell'Onu, Ban Ki-moon e Obama, bastano le Pussy Riot.
Ma trovo assurdo che le questioni internazionali, i rapporti tra Stati, le sanzioni, le rotture diplomatiche e le censure, vengano regolati sempre e solo da questa ideologia trans e biofoba, onnipervasiva.
Per far questo non c'è bisogno dell'Onu, Ban Ki-moon e Obama, bastano le Pussy Riot.
Marcello Veneziani
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