CONFLITTO DI CLASSE E SIGNORAGGIO MONETARIO
L’IMPERIALISMO OBBLIGATO DEGLI USA
Alla luce di quanto esposto nel precedente articolo, DEFINIZIONE DI
SIGNORAGGIO MONETARIO, qui sotto riprodotto per comodità del lettore, si
comprende che il conflitto di classe, oggi e domani più che mai, è il
conflitto tra:
A) coloro – diciamo la comunità bancaria e
parabancaria, essenzialmente un cartello - che sono in grado di creare
(enormi e crescenti quantità di) mezzi monetari scaricandone il peso
debitorio sul resto del corpo sociale (debito pubblico, pubblicizzazione
privatizzazione, verso altri soggetti, delle
perdite), producendo continue crisi e bolle, ed estraendo così dal resto
del corpo sociale non solo la ricchezza reale da questo prodotta, ma le
sue capacità politiche e i suoi diritti giuridici; e
B)il rest0 del mondo.
La classe A si compone di poche migliaia di persone, al massimo; ha
coscienza di classe, è consapevole dei meccanismi del mondo reale, è
organizzata, concentra in sé il potere anche politico, tecnologico,
militare; parla anche per bocca delle istituzioni pubbliche.
La classe B si compone di miliardi di persone, di cui pochissime
hanno coscienza di classe e consapevolezza dei meccanismi del mondo
reale; non è organizzata, se non frammentariamente; è divisa dai confini
nazionali e da contrapposti interessi di categoria
(lavoratori/pensionati, imprenditori/operai e impiegati; garantiti/non
garantiti; primo mondo/terzo mondo, etc.); se resiste, è
automaticamente fuori legge, perché la legge è fatta dalla classe A.
L’internazionalismo comunista gridava: “Lavoratori di tutto il mondo, unitevi!”.
Si sono uniti, invece, i grandi capitalisti finanziari di tutto il
mondo, formando una classe globale, prosperante e operante sopra i
confini che dividono il resto della popolazione mondiale, e sopra i
parlamenti e i governi.
Il mondo così organizzato dalla Classe A, ha una superpotenza unica
ed egemone, gli USA, che mantengono (sia pure non da soli, ma in via di
gran lunga principale) questa organizzazione del mondo adoperando metodi
e mezzi imperiali, sia finanziari che militari, e comportanti costi
enormi, quindi un deficit interno ed estero enorme e crescente, quindi
la necessità di importare molto più di quanto esporta, e di finanziare
questo squilibrio imponendo al resto del mondo l’accettazione della sua
moneta superinflazionata nonché dei suoi titoli di debito pubblici e
privati, compresi i famosi derivati, le cartolarizzazioni, i prodotti
strutturati. Continua a creare sempre più moneta fittizia e sempre più
capitale fittizio, in uno schema Ponzi globale di cui è prigioniera, e
che è costretta a imporre a tutti. Le mega-truffe e le bolle
speculative sono mezzi per collocare questi strumenti finanziari e farli
fruttare a vantaggio di chi li progetta e a spese (debiti, tasse) della
popolazione generale: signoraggio monetario internazionale.
L’ordinamento finanziario, e di conseguenza anche politico, del
mondo, soprattutto della parte egemonizzata dagli USA, viene conformato a
questa necessità di finanziamento dei costi per l’impero, come fino al
’29 avveniva con la precedente potenza imperiale, il Regno Unito, e la
sua divisa, la Sterlina. In Asia, il principale accettatore del debito
statunitense è stato il Giappone, fino al ’91, e poi, a seguito (o per
mezzo) di una devastante recessione di quel Paese, gli è stata
sostituita la Cina, e il Giappone, dopo 46 anni di crescita
ininterrotta, ha smesso di crescere (guarda caso!). In Europa, la
potenza che assicura l’acquisto del debito USA è la Germania, la quale,
in cambio di questo servizio, ha ricevuto il feudo Europa
(continentale), con licenza di dominarlo, scaricare alcuni suoi costi
sui paesi europei subalterni, prendersi loro quote di mercato, vendervi i
propri prodotti, estrarne capitali, industrie, cervelli, cambiarne i
governi, e via discorrendo.
Il conflitto di classe tra Classe A e Classe B si presenta, pertanto,
anche tra paesi: tra la superpotenza unica – gli USA, oggi; l’Impero
Britannico, ieri - che ha la forza di imporre le proprie carte-debito
senza valore come moneta accettata da tutti, e così di finanziarsi a
costo zero, o meglio al costo delle forze militari di cui abbisogna per
imporre l’accettazione; e paesi che sono forzati ad accettare quelle
carte-debito e a dare in cambio beni, servizi, materie prime che gli USA
non producono ma di cui abbisognano per il loro funzionamento e per
pagare aiuti a regimi collaboranti e guerre contro quelli che non
collaborano. Tra questi paesi, vi è una gerarchia: alcuni possono
scaricare i costi su altri, che invece non possono scaricarli. L’UE e
l’Euro, nel mondo dei fatti, servono principalmente a questo. Divide et
impera.
02.02.14 Marco Della Luna
DEFINIZIONE DI SIGNORAGGIO MONETARIO
Il signoraggio monetario è la capacità di realizzare estrazione netta
(cioè senza corrispondente cessione di beni o servizi reali) di potere
d’acquisto dal corpo sociale mediante creazione ed emissione di mezzi
monetari, ossia di moneta primaria, moneta creditizia, promesse di
pagamento e di ogni altro strumento finanziario liquido, cioè
prontamente vendibile o scontabile, quali sono anche i prodotti
finanziari derivati (da qui il business della produzione delle bolle
finanziarie: servono ad estrarre ricchezza dalle società).
Più terra terra: è la capacità di prendere dal corpo sociale cose
reali senza dare in cambio cose reali, ma mezzi simbolici (generati
senza costo) idonei a comperare cose reali prodotte dal lavoro degli
altri e a loro spese.
Chi detiene il signoraggio si procura ricchezza, insomma, pagandola con addebiti a carico del corpo sociale.
E’ ovvio il conflitto tra la Costituzione (principio di fondamento
sul lavoro, principio di eguaglianza, etc.) e l’esercizio privato del
signoraggio, soprattutto in regime di monopolio legale, come quello di
cui gode il sistema bancario. E’ altrettanto ovvio che, in questo
conflitto, vince il soggetto privato che possiede il signoraggio
monetario.
Per nascondere la realtà, conseguentemente, le regole contabili, quelle tributarie e l’insegnamento della finanza in generale devono ignorare la realtà economica dei flussi del potere d’acquisto, che sono flussi di ricavi, e che appunto non vengono contabilizzati.
Marco Della Luna
28.01.14
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