Dopo l’Ucraina toccherà alla Bielorussia
ultima “dittatura” rimasta in Europa?
di Cristina Amoroso
Che la situazione per l’economia ucraina
sia ormai catastrofica, dopo che Kiev ha in fretta ripreso la
cooperazione con il Fmi il 4 marzo, è facilmente comprensibile per chi
conosce i meccanismi “democratici” degli aiuti internazionali.
La prima
tranche di milioni di dollari arriverà a Kiev entro il prossimo mese. Il
primo ministro ad interim Yatsenyuk si è affrettato a garantire
all’Occidente che l’Ucraina darà soddisfazione a tutte le condizioni
imposte dal Fondo Monetario Internazionale.
La situazione dell’Ucraina dovrebbe
essere presa in considerazione in tutta la sua dimensione geopolitica.
Per l’egemonia assoluta dell’imperialismo yankee-sionista l’ostacolo
principale in Europa ormai rimane non l’Ucraina ma la Bielorussia di
Alexander Lukashenko Grigoryevich, Paese socialista e ultimo Stato
sovrano rimasto in Europa.
Non c’è dubbio che la protesta ucraina
eterodiretta rischia di estendersi al vicino del nord, quasi sia servita
come “prova” per applicare la stessa formula in Bielorussia. Quello che
è accaduto nel mondo arabo lo vediamo ora ripetuto in Europa.
Tre anni
fa, le proteste manipolate sono iniziate in Tunisia e in Egitto, per poi
passare a obiettivi più importanti per neutralizzare i veri ostacoli
all’egemonia israeliana: Libia e Siria.
E’ pur vero che il potenziale
destabilizzante in Ucraina è molto più grande di quello in Bielorussia,
così il globalismo ha deciso, come al solito, colpendo in primo luogo
l’avversario più debole.
La stabilità dell’Ucraina è fragile (divisione
tra Est e Ovest, legittimi disordini sociali per disoccupazione e
precarietà di vario genere, saccheggio di fondi pubblici da parte di
oligarchi e corruzione dilagante…) mentre in Bielorussia questi
problemi sono praticamente inesistenti, perché non sono state tollerate
durante gli anni ’90 le infiltrazioni e il saccheggio oligarchico che
hanno divorato dall’interno Russia e Ucraina, oltre una leadership forte
che ha garantito gli interessi nazionali.
Attraverso un’ Ucraina, colonia Ue, con
possibili future basi Nato in Romania e Polonia, centro di mercenari
“combattenti per la libertà”, la presenza di sinistri figuri come
Victoria Nuland, il cui vero nome è Nudelman, il governo
social-patriottico di Minsk potrebbe subire infiltrazioni da sud per
l’inizio delle rivolte popolari in nome di “democrazia” e “diritti
umani”, anche grazie alle munifiche donazioni di qualche Ong-Cavallo di
Troia.
Forse Lukashenko dovrebbe prendere
precauzioni alle frontiere, in particolare nel sud e nell’ovest, verso
lo Stato polacco che è uno dei vassalli occidentali più servili.
Ma chi è Alexander Lukashenko Grigoryevich?
“Alexander Lukashenko è oggi
probabilmente l’uomo più calunniato nel mondo politico”, diceva il prof.
Matthew Raphael Johnson, esperto di storia e teologia russa e ucraina
che, in un articolo del 2011, analizza le ragioni delle calunnie,
attribuendole non tanto alla sua “tirannia”, quanto al suo successo.
Lukashenko viene attaccato perché è
stato il successo economico del modello sociale nazionalista, o quello
che lui chiama il modello “sociale di mercato”, in contrapposizione al
capitalismo liberale.
Non c’è dubbio che questo modello abbia forti
connotazioni nazionali, è in genere filo-russo e il suo futuro economico
guarda a est invece che ad ovest “verso i malati terminali”. La
Bielorussia è una delle componenti più essenziali della ex Unione
Sovietica.
Il Paese è specializzato in elettronica, mezzi di trasporto e
carburanti, rendendolo altamente strategico oltre che una minaccia per
l’egemonia dell’Occidente.
Se la Bielorussia è praticamente
sconosciuta alla maggior parte degli americani, anche per coloro che si
considerano “esperti” negli affari internazionali, è sintomatico il
fatto che per alcune élite occidentali, tra cui l’ex candidato
presidenziale John McCain, la Bielorussia rappresenti un aspetto
importante nella loro vita politica.
Sembra che l’unico motivo che giustifica
i continui attacchi verso questo piccolo Paese è che serve come mezzo
per attaccare la Russia, lo “spauracchio” dei neocon per antonomasia.
La
formazione russa, il gas e la tecnologia legata al petrolio, le
istituzioni scientifiche e le risorse naturali possono essere il motivo
di questi attacchi retorici costanti.
Il fatto che la Russia e la
Bielorussia abbiano sperimentato una notevole crescita economica e un
aumento della capitalizzazione finanziaria, mentre l’Occidente sembra
sempre impantanato in debito e degrado sociale, è qualcosa che fa
vergognare i conservatori del libero mercato degli Stati Uniti.
Eletto nel 1994, Lukashenko può
registrare un grado di popolarità che i politici occidentali possono
solo invidiare secondo i sondaggi su 10mila bielorussi della Global
Researh Organization con sede a Londra.
Dal 1994, la Bielorussia ha
mostrato una spettacolare crescita economica, un surplus commerciale e
bassi tassi di disoccupazione per cui si spiega la popolarità del
presidente a livelli molto alti, tra il 60% e il 70%.
Qual è la base di questa popolarità?
La
sicurezza della Bielorussia applicata ad una politica economica che
serve i suoi interessi nazionali. Mentre le economie di Russia e
Ucraina sono state devastati e i loro capitali portati all’estero dagli
oligarchi nei primi anni ’90 con l’aiuto del Dipartimento di Stato, il
Fmi e il sostegno dell’Università di Harvard, la Bielorussia ha iniziato
il suo programma tenendo la privatizzazione in attesa.
Al Fmi è stato
chiesto di lasciare il Paese, e da allora Lukashenko è stato chiamato
l’ultimo “dittatore” d’Europa.
Un “terzo posto” tra socialismo e
capitalismo, così affermava il presidente Bielorusso, “Quello che il
marxismo e il capitalismo hanno in comune sono i risultati:
disuguaglianza totale in potere e ricchezza.
Ci hanno consigliato di
portare con urgenza l’economia sotto il controllo delle regole del
mercato globale dei cambi. Ma abbiamo deciso di non fare affidamento su
volubili cambiamenti delle tendenze.
Noi non siamo quelli che hanno
causato la crisi attuale. Al contrario, la crisi è stata il risultato di
qualcosa contro cui siamo determinati a combattere”.
E’ forse un modello economico umano da
cui il “democratico” Occidente, malato terminale, si guarda bene dal
riconoscerne gli aspetti positivi, anzi lo demonizza come “dittatura” da
abbattere con ogni mezzo.
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