sabato 30 luglio 2016

MA quanto ancora dovranno PRENDERVI x IL CULO prima d'aprire gli occhi ????



Da Rho a Patrasso, il razzismo al contrario

dell’€uropa finirà il lavoro cominciato dal Brexit




Sarà certamente a causa della strage di Dallas ma, dopo essere stata la notizia del giorno, l’omicidio del cittadino nigeriano a Fermo ha perso di qualsiasi interesse.
Più che altro, ha perso la carica d' interesse che faceva comodo alla gran parte dei media: i quali, infatti, hanno cominciato a dovere ammettere che il nigeriano ha attaccato per primo (a livello di violenza fisica, non verbale) e che brandiva lui il palo divelto dal segnale stradale. 
Qualcuno, temerario, ha addirittura intervistato l’avvocato del cittadino fermano arrestato (piovendogli addosso gli strali della boldrina!!!).
Ora gli inquirenti faranno il loro lavoro e scopriremo davvero come sono andate le cose, quindi è inutile dilungarsi sulla vicenda, ancorché tragica e dolorosa.
C’è però un qualcosa che rimane: la percezione mediatica dell’Italia come un Paese razzista e degli italiani come un popolo per la gran parte ontologicamente xenofobo .....


Vero? Falso?
Dipende, come sempre accade, dai punti di vista.
La prossima settimana nell’ex area Expo di Rho, vicino a Milano, arriveranno su ordine del governo (attraverso il ministero dell’Interno) e con il beneplacito della Prefettura meneghina che ne fa le "feci", 150 clandestini, con la prospettiva nel medio termine di arrivare a 500.
Sono le cosiddette ricollocazioni, ovvero gente sbarcata magari in Sicilia che viene divisa tra le varie regioni per evitare che Palermo e dintorni esplodano.
E cosa troveranno ad attenderli i presunti migranti? Troveranno 576 moduli unici speculari, ovvero 576 monolocali dove prima e dopo Expo alloggiavano i lavoratori e, durante, le forze dell’ordine.



All’interno di ogni modulo ci sono un letto, una scrivania, un armadio, aria condizionata, bagno con doccia e, cosa più importante, wi-fi ovunque. 
Nelle vicinanze del complesso che ospita i moduli abitativi, si trova una mensa con un nucleo centrale da 444 posti a sedere e un’altra con altri 144 posti.
Accanto, un’area ricreativa con sala televisione e banco bar, oltre a macchinette del caffè e distributori di merendine, snack e gelati. Insomma, una soluzione più che dignitosa su un’area di 31mila metri quadrati.
Perfettamente in ordine e per nulla smantellata, nonostante i lavoratori che hanno smontato Expo abbiano finito il loro lavoro da mesi: forse qualcuno già sapeva che sarebbe stata riutilizzata a breve? 
E chi gestirà quest’area?
Al momento non si sa ma a Rho si parla o di una cooperativa comunista o, come accaduto precedentemente quando si sostanziò un’emergenza simile, la Croce Rossa (sempre roba di proprietà della sinarchia che ci umilia).



A vostro modo di vedere e al netto che tra i 500 che arriveranno i profughi veri saranno forse una ventina, a Milano e hinterland non ci sono 576 cittadini italiani che dormono in macchina o in situazioni di fortuna che beneficerebbero volentieri di quei moduli abitativi e dell’aiuto delle istituzioni? 
Milano è la mia città e passo spesso davanti a una mensa della Caritas: credeteci o meno, il numero d' italiani che la frequenta è spaventoso.
E non sono solo i classici barbun milanesi ma ex ceto medio ridotto letteralmente per strada dalla crisi. Divorziati, disoccupati, gente che fino a 10 anni stava bene, aveva una casa, una macchina: ora, quella macchina è diventata casa.
Sono gli italiani razzisti o le istituzioni che trattano come fantasmi cittadini i cui diritti valgono meno di quelli di chi se ne va dal Mali o dalla Costa d’Avorio o dal Maghreb, dove di guerre non ce ne sono?
Chi è il razzista primario e chi quello che lo diventa – se lo diventa – per reazione a un’ingiustizia palese. 
O, forse, ad un piano predeterminato, e sapete bene quale famigerato nome porta quel piano genocida !!!!


Guardate questa immagine,



è l’esito del voto tenutosi mercoledì a Strasburgo nel corso della Plenaria su una risoluzione – non vincolante – in base alla quale [leggete bene che c'é da sbudellarsi dalle risate!!!] occorre “introdurre la possibilità per i rifugiati e i richiedenti asilo di lavorare nei loro Paesi d’accoglienza in modo da aiutarli, non solo a ritrovare una dignità, ma anche a ridurne, trasformandoli in contribuenti, l’onere sui bilanci pubblici”. 
Come vedete, i sì sono stati 486, i no 189 e le astensioni 28. Un successone, quindi.
In base alla risoluzione, bontà loro, le politiche di inclusione dovrebbero comprendere anche l’apprendimento della lingua e attenzione particolare ai tassi di disoccupazione locale, soprattutto tra i giovani, evitando ogni dumping sociale o concorrenza sleale.
Certo, come no: tra un migrante clandestino, ammesso che abbia voglia di lavorare, che puoi sfruttare a due €uro l’ora senza che fiati e un disoccupato italiano che magari minaccia di rivolgersi ai sindacati, a vostro modo di vedere le varie coop comuniste chi prenderanno, sbandierando poi il carattere umanitario della loro scelta?



Il relatore del provvedimento è un italiano, Brando Benifei del PD (UNO che è proposto alla pubblica lapidazione in Piazza San Pietro rigorosamente su base volontaria e dopo l'Angelus), e così ha difeso la sua risoluzione con l’Ansa: “Integrare i rifugiati nelle nostre società e nel mercato del lavoro è un passo necessario per trasformare l’attuale emergenza in un’opportunità. Oltre a restituire loro dignità e senso di realizzazione personale, ciò permette anche di alleviare le finanze pubbliche, in quanto li renderebbe indipendenti e membri attivi delle nostre società”.
Sì, lo so che basta fare un giro nei vari CARA sparsi per l’Italia per capire che se uno parla così, o è in malafede o crede agli unicorni, ma sentite il resto: “E’ una sfida che comporta la necessità di investire maggiori risorse pubbliche, sia da parte degli Stati membri che dell’Unione. In particolare, chiediamo alla Commissione che il Fondo sociale europeo venga portato al 25% del bilancio della Politica di coesione. Non dobbiamo, infatti, correre il rischio che le risorse per l’integrazione vengano sottratte ad altre categorie vulnerabili quali giovani disoccupati, disoccupati di lungo periodo, disabili”. (Chi non avesse la pazienza d'aspettare l'Angelus domenicale potrà bruciarlo vivo con una tanichetta di cherosene ....)



Malafede, quindi.
Perché stai portando avanti un qualcosa che sai che andrà a impattare sui già scarsi servizi che si offrono a quelle categorie di cittadini e lavoratori autoctoni in difficoltà e quindi, in un momento in cui l’U€ sta andando in pezzi, chiedi un aumento del Fondo sociale europeo che sai non verrà autorizzato.
O che, se sarà autorizzato, richiederà mesi prima di entrare in funzione per essere erogato, mesi durante i quali i finti profughi arriveranno in Italia e finiranno nei moduli con aria condizionata di Expo e gli altri cittadini con problemi continueranno ad arrangiarsi o a sperare nella bontà d qualche associazione o privato che li aiuti.
Chi è il razzista, io o il buon Benifei?


E ora, per finire, vi spiego la foto che ho scelto come copertina del post.
Scattata a Patrasso, nella Grecia “salvata” dall’U€, dove una famiglia di 5 persone vive in una scatola di cartone.
Ne offre notizia il sito KeepTalkingGreece, l’unico che documenta lo stato in cui Bc€, U€ e FMI hanno ridotto la Grecia, "salvandola".
La famiglia è finita per strada dopo un incidente sul lavoro del padre, non ha reddito e negli ultimi otto mesi, padre, madre e i tre bambini vivono in un rifugio fatto di scatole di cartone che hanno collocato in un angolo di un edificio abbandonato. I genitori hanno bisogno di alimentare due bambini di età compresa tra 1 e 3 anni e un altro di età superiore ma non ricevono pensione di invalidità o altra indennità da parte dello Stato. (Cosaltro deve succedere per farVi indignare?????)



Il padre è disoccupato da 3 anni e mezzo, è in grado di lavorare ma i parenti della famiglia non possono aiutarlo, trovandosi anche loro in una situazione economica disastrosa.
Ai pasti provvede una chiesa locale (orroreeee i cristiani ortodossi che si aiutano tra di loro ignorando i clandestini islamici!!!) e quello che chiamano “un vicino di casa” offre loro l’opportunità di utilizzare il bagno.
Ma le condizioni sanitarie in cui vivono sono inesistenti e l’odore nauseabondo del luogo dove vivono è indescrivibile.  Ma sono greci e per giunta neppure islamici, quindi, peggio per loro !!!
Il padre ha detto di desiderare soltanto un piccolo spazio per mettere su almeno una tenda per la sua famiglia e un paio di galline in modo da avere qualcosa per nutrire i suoi figli.
E, magari, un lavoro: “Qualsiasi cosa mi aiuti a tornare in pista”. E qui, veramente, esplodo.
Perché nel reportage di KeepTalkingGreece si dice quanto segue: “I genitori dicono ai loro figli che vivere nelle scatole è un gioco”.



La loro dignità, quella di quell’uomo e quella donna costretti a vivere quasi come topi e mentire ai loro figli, strozzando le lacrime della disperazione in gola per non far spegnere il sorriso dei bambini, vi spazzerà via, cari €urodeputati che votate risoluzioni che trasudano ipocrisia.
E spazzerà via anche i vostri partiti o comitati d’affari, come sarebbe meglio chiamarli: il Brexit è solo l’inizio.
O cambia il registro o, prima o poi, la pazienza finisce.
In Portogallo, in Spagna, in Austria.
Magari, guarda un po’, anche qui, nell’Italia che SkyTg24 definisce razzista.
E non scomodate concetti novecenteschi in base ai quali le masse popolari devono unirsi contro il nemico comune: chi arriva qui, facendo finta di scappare da nessuna guerra, se ne frega del fronte comune, del proletariato unito e dei diritti per tutti.
Vuole il wi-fi e le sigarette per sé, gli esempi che arrivano dai vari centri di accoglienza o strutture alberghiere (che hanno scelto quella destinazione d’uso per fare dei bei soldi), lo confermano.
Ogni giorno.



Sono tutti ragazzoni grossi e sani, come quelli che stamattina si sono scontrati con la polizia alle porte di Roma: si lamentano del cibo, del caldo, dell’assenza di Internet.
Chi scappa davvero dalla guerra o dalla fame, mangia tutto e dice anche grazie.
Come quel padre e quella madre di Patrasso.
Vergognatevi!!!!
E godetevi gli ultimi rantoli della vostra €uropa.
P.S. Un consiglio: magari, mettete la tv anche in tutti i 576 moduli dell’area Expo.
Non vorrei che i clandestini si lamentassero.
Sono Mauro Bottarelli, Seguimi su Twitter! Follow @maurobottarelli

deca

mercoledì 27 luglio 2016

ANGELA MERKEL ovvero REBBEKAH DOROTHEA KASNER ebrea aschenazi


L'oscuro passato di Rebbekah Dorothea Kasner alias '"Angela Merkel"



La foto della giovane "Merkel" (Rebbekah Dorothea Kasner) in uniforme DDR.
Il sito della Bild pubblica una foto del 1972 in cui l'attuale "cancelliera tedesca" indossa un'uniforme da giovane volontaria civile della DDR. La Kasner lavorò non ufficialmente per la "STASI" il sevizio segreto della DDR. 
Il suo nome in codice "IM Erika", IM: Inoffizieller Mitarbeiter, impiegata non ufficialmente.

Diventa molto più semplice conoscendo meglio la "Cancelliera" comprendere la posizione tedesca e le sue politiche di dominio ovviamente sostenute da altri poteri, leggendo gli atri allegati È Angela Merkel un Asset della CIA ?Il lato sionista di Rebbekah Dorothea Kasner alias '"Angela Merkel" risulterà ancor più semplice illuminarci.
Arturo Navone

Rebbekah Dorothea Kasner maschera le sue agende ideologiche e pratiche indossando il cognome di un suo primo marito Ulrich Merkel "che attraversò la sua vita come una meteora e per il quale", per sua stessa ammissione, "non ha mai provato un granché".


Rebbekah Dorothea con i suoi genitori

Rebbekah Dorothea Kasner è la figlia di Hort Kasner morto nel 2011 a Berlino un pastore giudaico protestante a Templin e la madre polacca Herlind Jentzschr, un'insegnante di latino e inglese ad Amburgo. Si è interessata alla politica mentre studiava fisica presso l'Università di Lipsia e fu iscritta nel FDJ (Libera Gioventù tedesca), l'unico partito della DDR, per il quale lavorò nel campo della propaganda.
In seguito alla caduta del muro di Berlino, nell'anno cruciale del 1989, dopo aver aderito al Partito Socialdemocratico che nella metà di dicembre 1989 aveva mutato nome in Ritorno democratico (DA), la Kasner decise rapidamente di creare insieme alla CDU l'"Alleanza per la Germania" sottoponendosi alle prime elezioni "libere" e infine giungendo alla Camera Popolare dei GDR. Ecco come la Kasner poté ascendere con i nomi più importanti come Bärbel Bohley, Günther Krause, Rainer Ortleb, Markus Meckel Eppelmann o Reiner. Iniziando la sua carriera vertiginosa al potere. L'ultimo primo ministro della Repubblica democratica tedesca, Lothar de Maizière che la nomina Membro della RFA nel 1990.


La caduta del muro di Berlino avvenuta il 9 novembre 1989 fu soltanto una delle tante farse poiché Germania è ancora occupata militarmente insieme ad altre nazioni dalla società Alleanza atlantica e nonostante le molte truffe testuali che quella società fece diffondere, il governo tedesco non firmò mai fino ad ora alcun "Trattato di pace" all'Alleanza atlantica ragion per cui Germania è ancora commissariata dalla stessa società invadente e per la stessa ragione possiede soltanto una Costituzione provvisoria dal 1944 fino ad ora. Leggere documentazione in
GERMANIA: 58 anni d'Occupazione U.S.A. Di Christopher Bollyn e Ennesima TRUFFA, l'Unione Europea giuridicamente non esiste !!

Helmut Kohl e
Angela Merkel

Helmut Kohl (Hennoch Kohn) pone Rebbekah Dorothea Kasner come Ministro per l'Ambiente delle Donne e della Gioventù, e proprio come segretaria generale e presidentessa del gruppo parlamentare della CDU. "Helmut Kohl" è stato leader del partito dell'Unione Cristiano Democratica (CDU) dal 1973 al 1998.
<<A dispetto dei suoi successi, l'eredità politica di "Kohl" è stata gravemente danneggiata da uno scandalo riguardante il finanziamento del suo partito, scandalo iniziato nel 1999 quando venne scoperto che la CDU riceveva fondi illegali sotto la sua leadership. Le indagini del Parlamento tedesco sulla provenienza dei fondi illegali della CDU - la maggior parte dei quali depositati in conti bancari a Ginevra - rivelarono due fonti: vendite di carri armati all'Arabia Saudita, e una maxi-tangente da 40 milioni di euro pagata dall'allora governo francese di François Mitterrand per l'acquisto di una compagnia petrolifera della Germania Est da parte dell'azienda parastatale ELF Aquitaine, di cui 15 milioni sarebbero stati versati direttamente alla CDU come aiuto per la campagna elettorale di Kohl del 1994. Oltre 300 milioni di marchi tedeschi in fondi illegali furono scoperti in depositi nel cantone di Ginevra.


Kohl stesso affermò che la ELF Aquitaine aveva offerto un massiccio investimento nell'industria chimica della Germania est insieme con l'assorbimento di 2.000 stazioni di rifornimento tedesche che erano formalmente possedute dalla compagnia petrolifera nazionale Minol. L'ELF Aquitaine è accusata di aver illegalmente finanziato la CDU su ordine di Mitterrand.

Nel 2003 è stato reso noto che a Helmut Kohl furono pagati 300.000 euro da Leo Kirch, proprietario di un canale televisivo privato, per un contratto consultivo.

La questione era molto delicata, considerando il fatto che Kirch costruì il suo impero televisivo privato grazie alle riforme promosse da Helmut Kohl negli anni ottanta>>. wikipedia

Il vero nome di Helmut Kohlmembro del Bohemian Grove, è Hennoch Kohn. La famiglia giudaica di Kohl (Hennoch Kohn), era originaria di Buczaz, (Galizia austriaca). Emigrarono verso la Germania ai tempi della rivoluzione francese e cambiarono il loro nome, com'era molto in uso durante quell'epoca.
Hennoch Kohn fu eminente membro della grande loggia massonica "B'nai B'rith" che accetta soltanto chi appartiene alla religione giudaica. Ha ricevuto nel 1996 a Monaco di Baviera l'Ordine in quella loggia per il suo "servizio al giudaismo". Egli è stato anche il più caro amico della famiglia Rothschild a Parigi e Londra e frequentava regolarmente le riunioni di famiglia di questi grandi banchieri. (Club Bilderberg), CFR, ecc ecc. I nonni di Kohl (Hennoch Kohn) sono sepolti nel cimitero giudaico a Vienna.
Helmut Kohl e Angela Merkel

La Kasner non ha mai giocato personalmente ma fu Helmut Kohl che la sponsorizzò guidandola al potere all'interno del CDU. In politica estera, Rebbekah Dorothea Kasner mascherandosi dietro il falso nome "Merkel" è in grado di stabilire contrassegnate relazioni personali con Sarkozy come con Medvediev imponendo le loro convinzioni senza intermediari non solo a Bruxelles, ma dall'isola di Ouessant alla penisola del Kamchatca. La Kasner non deve nulla ad alcuno, lei ha la sua storia e un'agenda della quale accennerà alla presentazione del libro di Roland Koch, intitolato "Conservatore" cercando di tracciare il profilo di ciò che significhi oggi questo concetto in Germania e nel continente europeo.

Angela Merkel e George Bush
Angela Merkel, una neoconservatrice alla presidenza dell’Unione €uropea

di Thierry Meyssan
Rete Voltaire 17 gennaio 2007

La guida dell’Unione Europea del primo semestre 2007 spetta alla Germania. Ecco il sorprendente percorso politico dell’ex responsabile della propaganda comunista della Repubblica Democratica Tedesca, poi cancelliere della Germania riunificata per il partito Cristiano Democratico. Con i legami che la uniscono ai neoconservatori e la sua concezione di una leadership statunitense in Europa.
Angela Merkel è nata nel 1954 ad Amburgo (Germania Federale). Poco dopo la sua nascita, la famiglia compie l’anomala scelta di passare alla Germania dell’Est. Il padre, pastore della Chiesa luterana, fonda un seminario e dirige un centro per handicappati. Rinuncia a criticare pubblicamente il regime e beneficia così di status sociale privilegiato: dispone di due automobili [in un Paese in cui l’auto non ce l’ha quasi nessuno, ndr] e gli viene consentito di fare frequenti viaggi nella Germania Occidentale.

Rebbekah Dorothea Kasner con il marito
 il professore di chimica Joachim Sauer
Angela Merkel è una studente brillante e si laurea in fisica. Sposa un fisico, Ulrich Merkel, da cui divorzia quasi subito. In seguito mette su famiglia con Joachim Sauer, come lei divorziato, e padre di due bambini. Diventa poi ricercatrice in fisica quantistica all’Accademia delle scienze.

Si impegna politicamente nel Freie Deutsche Jugend (Gioventù libera tedesca), l’organizzazione di regime che inquadra i giovani. Diventa segretario del settore Agitazione e propaganda e si fa apprezzare come uno dei maggiori esperti in comunicazione della dittatura socialista. Viaggia spesso all’interno del blocco sovietico, soprattutto a Mosca, tanto più che parla benissimo il russo.

La caduta del Muro di Berlino, nel novembre 1989, benché preparata e attesa da lungo tempo, sorprende le cancellerie tanto della Germania dell’Est che dell’Ovest. La Cia non sta a guardare e recluta i responsabili del vecchio regime disposti a cambiare padrone e servire gli Stati Uniti, proprio come prima servivano l’Unione Sovietica.

Un mese dopo la caduta del Muro, Angela Merkel cambia improvvisamente bandiera e passa armi e bagagli al Demokratische Aufbruch (Risveglio democratico), un nuovo movimento che si ispira alla Democrazia cristiana della Germania occidentale. Vi assume subito le medesime funzioni che prima svolgeva nell’organizzazione comunista. L’unica differenza è che il suo incarico cambia nome, in sintonia con il lessico della Germania Occidentale: Responsabile delle relazioni con la stampa.

È in questo stesso periodo che si viene a sapere della collaborazione del presidente del Demokratischer Aufbruch, Wolfang Schnur, con la Stasi, la polizia politica dell’ex Germania Est. È la stessa Merkel a comunicarlo ai giornali. Schnur è costretto a dimettersi e lei prende il suo posto.

Dopo le ultime elezioni in Germania Est, benché il Demokratischer Aufbruch, il partito della Merkel, abbia riportato solo lo 0,9% dei voti, lei entra nel governo di Lothar de Maiziére e ne diventa il portavoce. E partecipa attivamente ai negoziati cosiddetti 2+4 (perché vi partecipano le due Germanie più Francia, Inghilterra, Stati Uniti e Unione Sovietica), che porranno fine allo statuto quadripartito di Berlino e all’occupazione alleata. Merkel partecipa inoltre ai negoziati che preludono alla riunificazione della Germania. Opera anche attivamente per fare entrare senza indugi la Repubblica Democratica Tedesca nell’economia di mercato e nella Zona Marco, per evitare, sostiene, un massiccio esodo dalla Germania Est alla Germania Ovest.

Nel frattempo, il suo convivente, Joachim Sauer, è stato ingaggiato da un’azienda statunitense che lavora per il Pentagono, la Biosym Technology. Dopo aver lavorato un anno nel loro laboratorio di San Diego, in California, diventa esperto di Accelrys, un’altra società a libro paga del Pentagono. Per Angela Merkel è l’occasione per imparare alla perfezione l’inglese.

Dissolta la Germania Est e confluito il Demokratischer Aufbruch (il partito della Merkel) nella Christlich Demokratischen Union (Cdu, Unione cristiano democratica), lei è eletta deputato al Bundestag [il parlamento tedesco, ndr] ed entra nel governo di Helmut Khol. Benché molto rigido di costumi, Khol sceglie questa giovane donna dell’Est, divorziata, senza figli, che convive fuori dal matrimonio, come ministro della Famiglia, della Gioventù e della Condizione femminile.

In 14 mesi, Merkel si è trasformata, da responsabile della propaganda comunista della Germania Est, in ministro democristiano della Gioventù nella nuova Germania unificata. Ma il bilancio del suo primo ministero sarà tutto sommato modesto.

Proseguendo la sua carriera all’interno della Cdu, Merkel tenta invano di farsi eleggere alla presidenza regionale del partito nel Brandeburgo. Nel frattempo, Lothar de Maiziére, che è diventato vicepresidente nazionale del partito, è anche lui riconosciuto colpevole di collaborazione con la polizia politica della Germania Est ed è costretto a dimettersi. Merkel lo sostituisce.

Nel 1994, il ministro dell’Ambiente, della Protezione della natura e della Sicurezza nucleare, Klaus Topfer, è posto alla direzione del Programma per l’ambiente delle Nazioni Unite, dopo un braccio di ferro che lo oppone alla Federazione delle camere di commercio e industria (Dihk), che dissente dalla sua politica economica. Helmut Khol mette fine alla crisi rimpiazzandolo con la sua protetta, cioè con Merkel. La quale fa subito pulizia silurando i funzionari rimasti fedeli al suo predecessore. In questo stesso periodo fa amicizia con la sua omologa francese, Dominique Voynet.

Nel 1998 il cancelliere Khol manifesta agli Stati Uniti la sua contrarietà a un intervento internazionale in Kosovo. I socialdemocratici di Gerhard Schröder e i Verdi di Joschka Fischer invece equiparano Slobodan Milosevic ad Adolf Hitler e invocano una guerra umanitaria.

La stampa filoatlantica si scatena contro il cancelliere, addossandogli la responsabilità delle difficoltà economiche del Paese conseguenti alla riunificazione. Alle elezioni del settembre 1998 i democristiani sono spazzati via dall’onda rosso-verde. Schröder diventa Cancelliere e nomina Fischer ministro degli Esteri.

Nel frattempo Helmut Khol e il suo entourage più prossimo ammettono di aver ricevuto finanziamenti occulti per la Cdu, anche se rifiutano di rivelare i nomi dei benefattori. Angela Merkel interviene pubblicando un articolo sul Frankfürter Allgemeine Zeitung [1] in cui prende le distanze dal suo mentore, Khol. In questo modo lo costringe a ritirarsi dal partito e costringe a dimettesi anche il presidente della Cdu, Wolfgang Schäuble. Ergendosi a paladina della morale pubblica, Merkel si impadronisce così della presidenza del partito. Sull’onda degli avvenimenti decide di conformarsi alla morale democristiana e sposa il proprio convivente.

Angela Merkel è sostenuta da due gruppi editoriali. Può contare innanzitutto su Friede Springer, erede del gruppo Axel Springer (180 quotidiani e periodici, tra cui Bild e Die Welt), dove i giornalisti devono firmare una clausola editoriale che li impegna a operare a favore dello sviluppo dei legami transatlantici e per la difesa dello Stato di Israele.

Può altresì contare sulla sua amica Liz Mohn, direttrice del gruppo Bertelsmann, numero uno dei media europei (gruppo Rtl, Prisma, Random House...). Mohn è anche vicepresidente della Fondazione Bertelsmann, pilastro intellettuale dell’atlantismo europeo.

Angela Merkel si affida ai consigli di Jeffrey Gedmin, mandato a Berlino appositamente per lei dal clan Bush. Questo lobbysta ha dapprima lavorato all’American Enterprise Istitute (Aei) [2], sotto la direzione di Richard Perle e di Madame Dick Cheney. Ha propugnato il varo dell’euro a parità con il dollaro. All’interno dell’Aei ha diretto la Nuova iniziativa atlantica (Nai), che radunava i più influenti generali e politici europei filoamericani. In seguito ha partecipato al Progetto per un nuovo secolo americano (Pnac) e ha steso il capitolo sull’Europa del programma dei neoconservatori, nel quale sostiene che l’Europa debba rimanere sotto l’autorità della Nato e che ciò possa attuarsi solo «scoraggiando gli appelli europei all’emancipazione» [3]. Gedmin, infine, diventa amministratore del Consiglio della Comunità delle Democrazie (Ccd) [4], che auspica un’Onu a due velocità, e assume la direzione dell’Istituto Aspen di Berlino [5]. Poi, per potersi dedicare esclusivamente ad Angela Merkel, declina l’offerta dell’amico John Bolton [6] di diventare ambasciatore aggiunto degli Stati Uniti all’Onu.

Nel 2003 il dipartimento di Stato affida a Jeffrey Gedmin e Craig Kennedy un vasto programma di diplomazia pubblica, ossia di propaganda, che include sovvenzioni occulte ai giornalisti e a reti d’opinione dell’Europa occidentale [7].

Nel 2003 il cancelliere Gerhard Schröder si oppone all’operazione angloamericana in Irak. Angela Merkel firma un articolo sullo Washington Post [8] in cui rifiuta la tesi Chirac-Schröder dell’indipendenza dell’Europa, ribadisce gratitudine e amicizia all’America e sostiene il diritto degli Stati Uniti a fare guerra all’Irak.

Nel maggio 2004, imbrogliando le carte, la Merkel impone l’elezione alla presidenza della Germania federale del banchiere Horst Köhler, principale estensore del Trattato di Maastricht e artefice dell’euro, poi presidente della Berd [Banca europea degli investimenti, ndr] e direttore del Fondo Monetario Internazionale. Infine lancia una campagna “patriottica” contro l’islamismo radicale.

Durante la campagna elettorale per le legislative del 2005, Angela Merkel fa leva sull’aumento della disoccupazione e sull’incapacità dei socialdemocratici a tenerla sotto controllo. Nei sondaggi la Cdu risulta in vantaggio di 21 punti. Ed è a questo punto che il suo consigliere occulto, Jeffrey Gedmin, le si rivolge in una lettera aperta pubblicata da Die Welt. Dopo aver criticato il modello economico tedesco, scrive:
«Prima di far progredire il Paese, lei deve prima di tutto sconfiggere sul piano intellettuale quei nostalgici che vanno avanti trascinando i piedi. Se Sarkozy succederà a Chirac, la Francia potrebbe entrare in una fase di crescita. Sarebbe un peccato che la Germania continuasse a regredire».
Rispondendo a questo invito, Angela Merkel rivela finalmente le sue soluzioni. Manda avanti uno dei suoi consiglieri, l’ex giudice della Corte Costituzionale Paul Kirchhof, e l’équipe di Initiative Neue Soziale Marktwirtschaft (Iniziativa per una nuova economia sociale di mercato) [9]. Annuncia la soppressione dell’imposta progressiva sui redditi: il tasso sarà il medesimo sia per chi manca del necessario sia per chi vive nel superfluo. Il cancelliere uscente, Gerhard Schröder, in occasione di un dibattito televisivo, critica duramente il progetto di Merkel. Il vantaggio della Cdu viene polverizzato. Alla fine ottiene il 35% dei voti, l’SPD il 34%, il resto viene disperso in piccole formazioni politiche. I tedeschi, che non vogliono più saperne di Schröder, non vogliono nemmeno Merkel. Dopo lunghe e penose trattative si costituisce una Grande Coalizione: Angela Merkel diventa cancelliere ma deve cedere la metà dei ministri all’opposizione.

Il cancelliere Merkel impone la partecipazione di un contingente tedesco alla forza multinazionale in Afghanistan comandata dagli Stati Uniti. In occasione dell’aggressione israeliana al Libano impone uno spiegamento navale tedesco in seno alla Finul dichiarando:
«Se la ragione di esistere della Germania è garantire il diritto all’esistenza dello Stato di Israele, noi, ora che questa esistenza è minacciata, non possiamo dire che non faremo nulla».
Dal 1° gennaio 2007 Angela Merkel presiede l’Unione europea. Non fa mistero di voler costringere la Francia e i Paesi Bassi ad accettare l’equivalente del progetto di Trattato costituzionale che già hanno respinto per referendum; e non cela nemmeno l’intenzione di rilanciare il progetto di fusione tra la Zona di libero scambio nordamericano e la Zona di libero scambio europeo per creare il grande mercato transatlantico preconizzato da Sir Leon Brittan.

Inchiesta realizzata in collaborazione con la redazione di Horizons & Débats.
Traduzione di Rachele Marmetti.

note
[1] Frankfürter Allgemeine Zeitung, 22 dicembre 1999
[2] « L’Institut américain de l’entreprise à la Maison-Blanche », Réseau Voltaire, 21 giugno 2004
[3] Europe and NATO: Saving the Alliance di Jeffrey Gedmin in Present Dangers. Crisis and Opportunity in American Foreign and Defense Policy, sotto la direzione di Robert Kagan e William Kristol, Encounter Books, 2000.
[4] « La démocratie forcée » di Paul Labarique, Réseau Voltaire, 25 gennaio 2005.
[5] «L’Institut Aspen élève les requins du business », Réseau Voltaire, 2 settembre 2004.
[6] « John Bolton et le désarmement par la guerre », Réseau Voltaire, 30 novembre 2004.
[7] « Selling America, Short » di Jeffrey Gedmin e Craig Kennedy, The National Interest n° 74, inverno 2003.
[8] « Schroeder Doesn’t Speak for All Germans » di Angela Merkel, The Washington Post, 20 febbraio 2003
[9] Questo think tank si richiama all’economia sociale di mercato attuata dal cancelliere Ludwig Erhard negli anni 1963-1966 utilizzando il Piano Marshall