sabato 20 febbraio 2016

LA COMANDA PLANETARIA GIUDAICA

IL GOVERNO MONDIALE EBRAICO
di Dagoberto Huseyn Bellucci
(edizione PDF completa in 18 capitoli)
PUBBLICAZIONE E COMPOSIZIONE PDF A CURA DI
www.TerraSantaLibera.org © http://www.terrasantalibera.org/DagoHB_governo_mondiale_ebraico.htm

CAPITOLI

1 FORMAZIONE E SVILUPPO DI UN’ IDEOLOGIA RAZZISTA : IL SIONISMO
2 IL GRAN SINEDRIO MONDIALE : LA TESTA DEL SERPENTE
3 IL PURIM : ORIGINI DI UNA FESTIVITA’ TRAGICA DEL POPOLO EBRAICO
4 NASCITA E SVILUPPO DI UN ESCLUSIVISMO RAZZIALE
5 LA KABALA E IL TALMUD : LO STRANO ESOTERISMO EBRAICO
6 I SEGRETI DELLA KABALA EBRAICA
7 DALL’ ESCLUSIVISMO RAZZIALE AGLI OMICIDI RITUALI
8 OMICIDI RITUALI NELLA STORIA
9 EBRAISMO E MASSONERIA
10 LA MASSONERIA EBRAICA: IL B’NAI B’RITH
11 SIONISMO E CAPITALISMO: DALL’USURA ALLA BANCA
12 MULTINAZIONALI SIONISTE ALL’ASSALTO DEI MERCATI MONDIALI –
LA PIOVRA PLUTOCRATICA E IL CASO AMERICANO
13 MULTINAZIONALI SIONISTE ALL’ASSALTO DEI MERCATI MONDIALI -
BELGIO E FRANCIA CONTROLLATE DAI PLUTOCRATI SIONISTI
14 MULTINAZIONALI SIONISTE ALL’ASSALTO DEI MERCATI MONDIALI -
IL CASO OLANDA
15 MULTINAZIONALI SIONISTE ALL’ASSALTO DEI MERCATI MONDIALI –
LA GERMANIA DELLE BANCHE E DEI TRUST INDUSTRIALI VITTIMA DESIGNATA
DELL’ODIO SIONISTA
 
16 MULTINAZIONALI SIONISTE ALL’ASSALTO DEI MERCATI MONDIALI -
IL CASO ITALIANO
17 LA GRAN BRETAGNA GIUDAICA – FINANZA E AFFARI ALL’OMBRA DELLA ‘CITY’
18 L’ORGIA CAPITALISTICA –
MULTINAZIONALI E GLOBALIZZAZIONE SOTTO LA DIREZIONE DEL SIONISMO


CAPITOLO 1°
FORMAZIONE E SVILUPPO DI UN’ IDEOLOGIA RAZZISTA :

IL SIONISMO
“Uomini siate e non pecore matte, si che di voi,tra voi, il Giudeo non rida” (Dante Alighieri “La Divina Commedia” Paradiso 72-81)


Una delle considerazioni fondamentali per inquadrare l’origine e lo sviluppo dell’ideologia del Sionismo è quella di non confondere la natura propria di essa , le sue dimensioni e il suo modo d'influenzare l’ opinione pubblica internazionale con l’omonimo movimento politico che prese l’identico nome alla fine del secolo scorso e che porto’ alla fondazione dello stato d’Israele all’indomani del secondo conflitto mondiale.
Tale interpretazione oltre a rivelarsi assolutamente incompleta e inadatta a comprendere appieno le valenze metastoriche del Sionismo si rivela anche fuorviante rispetto all’obiettivo minimo che ci proponiamo con la stesura di questo volume : dimostrare come cioè il Sionismo-Idea si sia sviluppato e organizzato in una lineare continuità storica congiuntamente alle vicende che hanno interessato il popolo ebraico durante innumerevoli secoli e non sia soltanto il frutto avvelenato di una apparente convergenza di interessi prodottasi tra i componenti dell’elitè intellettuale ebraica €uropea e le mire espansionistiche del colonialismo europeo e dell’egemonismo statunitense.
La storia dei popoli che ci viene spesso presentata come un insieme scostante e distinto di eventi epocali fautori della nascita di distinte civiltà, accavallatesi l’una dietro l’altra, creatrici di tradizioni, racconti epici, religioni, riti, progressi tecnici e artistici molte volte non ha saputo scavare nelle reali origini di questi Miti fondatori.

Le necessità di considerare alcuni aspetti fondamentali delle civilizzazioni dell’uomo sono state inquadrate da storici e ricercatori entro categorie quali l’eugenetica , l’antropologia, la scienza e la stessa teologia tutte branche specifiche di un insieme che comunque risulta assai più vasto e complesso.
Tra quelli aspetti che possiamo definire fondamentali si ritrova senz’ altro la volontà di preservare quello che Walther Darrè, Ministro dell’ Agricoltura della Germania Nazional-Socialista, ha definito con l’ espressione di ‘Blut und Blooden’, il concetto di ‘Sangue e Suolo’ ossia quel rapporto quasi mistico e spirituale che inevitabilmente lega un popolo al suolo sul quale esso ha fondato la sua civiltà.
Attraverso il corso dei secoli , i governanti di quelle nazioni che intendevano conquistare nuovi spazi territoriali e sottomettere altre nazioni avevano un solo mezzo per farlo : l’ uso della forza e della conquista ‘manu militari’.
Poteva avvenire che, alcune volte, i popoli dominatori e inclini alle conquiste militari riuscissero ad affermare le proprie volontà egemoniche anche attraverso la stipulazione di trattati economici ed accordi commerciali, scambi culturali e influenza nei costumi e negli usi dei paesi confinanti.
In questo caso si trattava di accordi per una reciproca convivenza nella tolleranza e nel rispetto laddove lo stato dominato e influenzato riconosceva la superiorità dello stato dominatore e non ne contrastava obbiettivi e strategie egemoniche.
In questi ultimi casi , abbastanza frequenti – molto più di quanto si pensi – nel mondo antico dove la scomparsa di civiltà floride e superiori spesso era data proprio dall’assimilazione a neonate civilizzazioni, il popolo sottomesso era destinato a scomparire come entità nazionale e pur conservando alcune tradizioni il più delle volte veniva letteralmente fagocitato dallo stato dominatore.
Tra i popoli comunque sempre si sono marcate le differenti razziali cosi’ come apparivano evidenti le differenze psico-attitudinali, la natura stessa della loro funzione di ‘dominatori’ o di ‘dominati’ per intenderci di stati ‘segnati’ da un avvenire imperiale o da nazioni sempre sul punto di scomparire o di sopravvivere a stento.
E’ in questo modo che agirono tutti i grandi imperi nati dalle principali culle di civilizzazione umana , da Ur e Kur alla valle dell’Indo, dalla Cina all’area mesopotamica tutta con quella babele di popoli e nazioni che di lì in poi avrebbero determinato la nascita dell’Assiria, della Fenicia, della Persia, della Grecia, della Caldea, e che – successivamente – nell’area mediterranea sarebbero stati seguiti su questa strada dai romani così come secoli più tardi da arabi e mongoli.

Un continuo nascere, svilupparsi e scomparire di civiltà, di nazioni, di stati, di popoli e di domini fino ai recenti stati-nazionali espressioni spesso proprio di vecchie divisioni interne a questi antichi imperi e di fratture mai del tutto sopite tra comunità ed etnie distinte.
Una delle costanti della storia è forse proprio la comparsa di forze nazionali e di civiltà impegnate con la forza delle armi alla conquista di quello che potremmo chiamare il loro ‘spazio vitale’.
Gli stessi israeliti nell’arco della loro storia non si comporteranno in maniera diversa dagli altri popoli, cercando di sottomettere con la forza i loro vicini e di conquistare con guerre di conquista e di sterminio le nazioni che, a loro dire, stavano usurpando la loro ‘terra promessa’.


Fondamentale per la loro volontà di potenza e l’affermazione militare della loro strategia di conquista sarà senz’altro proprio l’auto-designazione a popolo-eletto che, nella costruzione di un rigido monoteismo esclusivista, arriverà a conciliare i diritti di un popolo con la soppressione dei diritti altrui, la fede assoluta nel Dio Unico con l’ annientamento delle altre nazioni e dei falsi culti da queste seguiti , il diritto-dovere al predominio universale ‘riservato’ a Israele con l’olocausto delle altre popolazioni diverse ‘per razza e per sangue’ e perciò impure.
Le stesse idee che oggigiorno possiamo rilevare in svariate dichiarazioni dei dirigenti sionisti e dei pubblicisti pro-Israele. Scrive per esempio Israel Shahak che ‘Il Sionismo è una reazione contro i mutamenti progressisti della vita ebraica, cominciati cento o duecento anni prima della comparsa del sionismo stesso.
Movimento ‘recidivo’ che, dopo un cambiamento politico e sociale di natura liberatoria e progressista cerca di riportare indietro l’orologio.’ (1°)
Questa era sostanzialmente la prassi operativa di conquista e di egemonia seguita nell’antichità e, a ben vedere, tale è rimasta sino ai giorni nostri, sebbene ammantata sotto i nobili ideali e propagandata ai quattro venti attraverso le formule fraudolente dell’intervento umanitario’, della ‘difesa dei diritti umani’, delle ‘logiche del mercato’, o peggio ancora dietro giustificazioni il più delle volte smaccatamente inconsistenti.
Le motivazioni che , da sempre, hanno spinto i popoli a combattere per il dominio di altri territori, per l’egemonia su altre nazioni, sono da ricercarsi – il più delle volte – nelle esigenze di sicurezza strategica, prosperità economica o volontà di potenza; tutti obbiettivi che spesso venivano perseguiti accompagnandoli da considerazioni di ordine spirituale, da dettati religiosi o da valutazioni razziali e etniche.
E’ in questo contesto generale che la storia del popolo d’Israele non differisce assolutamente da quella degli altri popoli, almeno fino a quando – in un dato momento della storia di questa nazione – i rabbini, i dottori della legge, non modificarono radicalmente il ‘senso’ della loro visione messianica del mondo imponendo al loro popolo uno status di superiorità e di primogenitura rispetto a tutti gli altri popoli della terra.
Il Sionismo è in effetti un movimento specifico del popolo ebraico, il cui obiettivo non è solamente il ritorno degli ebrei dispersi della Diaspora nella terra promessa, la Palestina biblica, cosi’ come sono soliti credere i mass media, gli ambienti intellettuali e culturali dell’ Occidente e del mondo islamico.
Al contrario di quanto da decenni viene propagandato, i veri obiettivi del Sionismo sono molto piu’ ampi e, ad un certo punto, arrivano persino a contraddire la stessa ideologia a loro anteriore.
Tutto questo ci costringe a fare immediatamente la seguente puntualizzazione : 1) il Sionismo è un movimento e non un partito politico, pertanto raggruppa al suo interno persone che si situano all’ interno dello schieramento politico su posizioni spesso opposte, le cui tendenze culturali e ideologiche li farebbero apparire come acerrimi avversari.
Tutto cio’ non deve trarre in inganno il lettore nel credere che il fine ultimo perseguito dai sionisti non sia identico.
Coloro che fanno parte di questo grande movimento hanno adottato differenti strategie operative e coperture ideologiche solamente per dissimulare la loro reale intenzione di pervenire ad un Governo Unico Mondiale a sovranità giudaica.
Nel corso della storia recente abbiamo incontrato sionisti di
tendenze liberali ( come David Ricardo, Louis Borne o Mendizabal ), conservatrici ( come Benjamin Disraeli ), repubblicane ( come Michel Debrè e Henry Kissinger ), socialiste ( come Karl Marx, Moises Hess, Victor Adler, Federico Adler, Leon Blum, Pierre Mendes France e Bruno Kreiskye) e comuniste ( Levòn Trotsky, Rosa Luxembourg, Bela Kun, Matias Rakosi, Walter Ulbricht, Laurenti Beria, Yuri Andropov e il Gen. Jaruzelsky ).
Tra gli esempi più evidenti di questa duttilità dei sionisti a qualunque ideologia loro funzionale si noti, in questi ultimi anni, il caso del repubblicano Henry Kissinger e del democratico Zbigniew Brzezinsky, entrambi membri della Trilateral Commission e dirigenti del Center for Strategic and International Affairs, organismo conservatore della politica statunitense.
Indipendentemente dalle ‘etichette’ di destra e di sinistra, dei poli cosiddetti progressista e conservatore, gli uomini del Sionismo operano con spregiudicata abilità in ambedue gli schieramenti, meglio ancora possiamo scrivere ‘al di sopra di questi’.
Del resto uno fra i più influenti elementi dell’establishment sionista, Charles Levinson – economista israelita di fama mondiale – poteva alcuni anni or sono tranquillamente scrivere che ‘lo stato, il governo, sono delle astrazioni. Esiste solo un certo numero di individui legati a dei partiti che riflettono le stesse forze dominanti qualunque sia la loro colorazione politica.’ (2°)

  

2) il Sionismo è, ripetiamo, un movimento specifico del popolo ebraico e – come tale – è solito adottare forme razziste e esclusiviste. Questo tipo di razzismo si appoggia e trova fondamento essenzialmente sulla Bibbia, anche se le sue decodificazioni e successive espansioni sono state plasmate attraverso la Kabala e il Talmud. 
E’ un razzismo fondato sul sangue, sull’appartenenza biologica alla comunità ebraica, sul diritto della primogenitura e sulle ragioni della discendenza diretta dal ceppo abramitico. Per l’ebreo il richiamo del sangue è fondamentale, su questa realtà il Sionismo ha elaborato la propria visione del mondo, il proprio esclusivismo. Come ha scritto l’ebreo Sacerdoti (quello che si fece trombare la donna dal massone Sgarbi, ferrarese anche lui). ‘Come si vede, l’elemento religioso non è sufficiente a distinguere fra ebrei e
non ebrei: l’ebreo che non professa la religione ebraica o che addirittura si converte alla religione cattolica, protestante, ortodossa etc., non per questo perde completamente, agli occhi della gente, la sua qualità di ebreo.‘ (3°)

L’attuale stato d’Israele ancora oggi suddivide i propri cittadini in distinte categorie determinate esclusivamente sul fattore del Sangue. Non deve infatti ingannare la decisione presa dal governo israeliano all’ inizio del 1985 di evacuare una popolazione di religione mosaica quale quella dei falascià d’ Etiopia in Israele.
I negri convertiti all’ ebraismo hanno sempre incontrato molte difficoltà ad essere accettati e a stabilirsi in Israele. I falascià quando infine poterono espatriare nella ‘terra promessa’ vennero trasformati ben presto all’ interno della società israeliana in manodopera non specializzata da inserire nel mercato del lavoro sottopagati e disprezzati al pari dei loro ‘colleghi’ del sotto-proletario urbano di origine araba impegnati nelle imprese industriali israeliane.
I falascià servono cosi’ all’ interno della struttura socio-economica d’ Israele sia in funzione di classe operaia a basso costo che in qualità di riserve per le truppe della polizia e dell’
esercito impegnate sia sul fronte interno che ai confini al contenimento e alla repressione degli arabi. (4°)
3) Il Sionismo non desidera affatto che tutti gli ebrei si convertano in cittadini dello stato d’Israele. Questo ha infatti valore soltanto per gli ebrei indigenti e poveri di quei paesi dell’ Africa e dell’ Asia dove il retaggio della religione mosaica andrebbe comunque scomparendo non essendo sostenuto da adeguate strutture comunitarie e organizzative.
In effetti se tutti gli ebrei si trasferissero in Palestina il movimento sionista perderebbe gran parte del suo potere economico e finanziario che detiene attualmente negli Stati Uniti d’ America, in Europa e in Russia. Un aspetto apparentemente contraddittorio della politica della ‘legge del ritorno’ adottata dal Governo d’ Israele e delle conseguenti azioni dei sionisti sparsi nei quattro angoli del mondo potrà essere analizzato ad esempio nel rifiuto dell’ ebreo Andropov – durante il periodo in cui era segretario generale del PCUS – a concedere i permessi ai suoi consanguinei all’ emigrazione di massa verso Israele , limitandosi a pochi visti per motivi matrimoniali e lavori specializzati. (5°)
4) il Sionismo non vede nello stato d’Israele nient’ altro che un punto d’ appoggio strategico e funzionale alla sua politica imperialista in uno dei punti piu’ delicati dello scacchiere internazionale laddove sono presenti lo stretto di Suez e i preziosi giacimenti petroliferi del Medio Oriente. (6°)
In effetti non si tratta dell’unico né del primo stato creato dagli ebrei nel corso della storia: nel passato infatti i sionisti diedero vita ad un altro stato all’interno della Tartaria Orientale dipendente dall’Unione Sovietica.
Nella categoria delle regioni autonome il suo nome in russo è Ewreskaya e la sua capitale è nel Birobidzan. I sionisti hanno inoltre elaborato una serie innumerevole di piani , a volte poi abbandonati per le difficoltà di realizzazione, per creare la loro ‘homeland’.
Anni prima di emigrare in massa in Palestina infatti vennero prese in considerazione altri territori fra i quali Gibilterra, Malta, l’Uganda, il Madagascar, l’Argentina e il Cile.
Quest’ ultimo progetto denominato Landinia abbracciava tutta la Patagonia compreso il fiume Chubut, la Terra del Fuoco e le isole Malvinas, opportunamente occupate dalla Gran Bretagna per dare una risposta alle aspirazioni del popolo ebraico.
Dobbiamo, al riguardo, tenere in mente che la politica di Gibilterra e dell’ isola di Malta sono state dettate per decenni da due eminenti sionisti Jossua Hassan e Dom Mintoff, convenientemente appoggiati dalla Massoneria britannica alla quale erano entrambi affiliati. E’ importante notare come l’asse geo-strategico della politica imperiale britannica si muoveva proprio attorno allo stretto di Gibilterra, alla congiunzione mediterranea dell’ isola di Malta (autentico ‘cuore geo-politico’ dell’area mediterranea ) e al controllo del Medio Oriente attraverso Suez, il Golfo persico e l’ India, la ‘perla dell’ Impero’.
5) il Sionismo si propone di estendere maggiormente la sua influenza nella regione mediorientale attraverso la creazione di ‘Eretz Israel’ ( la Grande Israele biblica ) che dovrà estendersi dal fiume Eufrate fino al Nilo cosi’ come dichiarato in un discorso pubblico dal genocida David Ben Gurion nel 1956.
Le dimensioni dell’ Eretz Israel’ biblico si baserebbero su una presunta promessa che Dio avrebbe fatto al patriarca Abramo e che effettivamente compare e viene citata nel Libro della Genesi. E’ sicuramente opera di una interpretazione apocrifa realizzata dalla scuola di Ezra nel V° secolo prima di Cristo. 
Ezra in particolare fu l’autore di una legislazione speciale che proibiva agli ebrei di sposarsi con donne di altri popoli ritenute di razza impura. Molti sono i rabbini che sembrano prendere alla lettera l’Interpretazione della Legge ( detta Talmud) adattandola alle esigenze politiche del gruppo dirigente sionista. Così è possibile leggere in una recente traduzione francese del Talmud: ‘Gli abitanti del mondo possono essere divisi tra Israele e le altre nazioni prese in blocco. Quello d’Israele è il popolo eletto: dogma capitale’ (7°)
Genocida David Ben Gurion דוד בן-גוריון
6) il Sionismo vuole – in ultima analisi – il dominio planetario, l’ ‘One World’, attraverso l’infiltrazione politica (collocando i suoi elementi nei punti-chiave delle istituzioni di stati e nazioni) ed il controllo economico (attraverso le multinazionali e i consigli d’amministrazione di banche ed imprese).
Quotidianamente infatti tutte le principali imprese capitalistiche partecipano ai piani sionisti o ne diventano le principali intermediarie. Tra le rare eccezioni del passato và annoverata la famosa casa automobilistica Ford, il cui fondatore Henry Ford denunciò pubblicamente e senza paure il pericolo sionista durante gli anni ’20 (sarà successivamenteobbligato ad una pubblica auto-critica ed a smentire le sue affermazioni relative ai ‘Protocolli dei Savi di Sion’, un testo sul quale ritorneremo parecchie volte nel corso di questo volume).
 
L’obiettivo per raggiungere un Governo Unico Mondiale viene sviluppato con ostinazione e lucidità da almeno tremila anni da l’unico popolo che, da sempre, ha fatto dell’esclusivismo razziale e dell’escatologia messianica, fondata sul proprio ruolo di pivot dei destini del mondo, le basi della propria missione, della propria fede in altre parole del suo essere ‘popolo eletto’.
‘E’ certo – scrive lo storico ebreo Loeb – che, con o senza il Re-Messia, i Giudei saranno una sorta di centro dell’umanità intorno a cui si raggrupperanno i Gentili, dopo la loro conversione a Dio.’ (8°)
Uniformandosi a quella che appare la costante del Sionismo – religioso e politico – ovverosia l’assoluta certezza nella propria missione escatologica e nella superiorità del popolo ‘eletto’, numerosi dirigenti delle organizzazioni sioniste opereranno di conseguenza, macchiandosi di crimini efferati e crudeltà inimmaginabili contro la popolazione palestinese.
7) Il Sionismo si serve per i suoi fini della Massoneria. Anche questa organizzazione, almeno all’ inizio, era una associazione genuinamente europea ( alla quale dobbiamo molte delle nostre famose cattedrali ), con forti connotazioni cristiane, che faceva prestare giuramento solenne ai suoi affiliati sul Vangelo di Giovanni e che non ammetteva gli ebrei. La Massoneria moderna invece ha riti e cerimonie iniziatiche che derivano dalla Kabala ebraica ed i suoi capi occulti sono tutti membri del Gran Sinedrio Mondiale, la grande assise dell’Internazionale Sionista.
Originario giuramento massonico del XVIII° secolo dopo Cristo
La giudaizzazione della Massoneria incomincio’ all’inizio del XVIII° secolo con la fondazione della Gran Loggia d’ Inghilterra (1813), anche conosciuta come la ‘Loggia Madre’.
Tutti i principali uomini politici, soprattutto primi ministri e presidenti della Gran Bretagna e degli Stati Uniti, sono stati affiliati alla Massoneria.
La sede statunitense della Sinagoga del בני ברית - Bené Berith - B’nai B’rith - I Figli dell’Alleanza
8) il Sionismo conta anche su una branca massonica speciale, riservata esclusivamente agli ebrei, il cui nome è Bené Berith, trascritto a volte come B’nai B’rith che in ebraico significa ‘I Figli dell’Alleanza’.
Stemma simbolico della loggia sionista "I figli dell'Alleanza"
Questa organizzazione si costitui’ negli Stati Uniti a metà del XIX° secolo e ad essa aderirono alcuni fra i principali intellettuali di origine giudaica di fama internazionale come ad esempio Albert Einstein o Sigmund Freud (bella feccia vero?). La necessità di creare una Massoneria esclusivista per tutti gli ebrei nacque negli Stati Uniti per motivi interni all’organizzazione della locale comunità ebraica.
Ha scritto Emmanuel Ratier: ‘L’idea centrale era l’unione di tutti i Figli dell’Alleanza. Tutte le altre idee erano subordinate alla fermezza di questa unione…. Era la prima volta nella storia degli ebrei che li si organizzava secondo simili direttive che non erano più solo locali o religiose…. Bisognava conservare un carattere religioso evitando però le diatribe della sinagoga: ’La sinagoga non poteva adempiere tale compito. In effetti la sinagoga soffriva di numerose divisioni che bisognava combattere. Le liti infuriavano nella sinagoga. La Loggia doveva interporsi e unificare quelli che il tempo aveva diviso, quelli che le divisioni locali avevano messo da parte. La Loggia divenne la grande educatrice. Se oggi in America l’ebreo può avere il suo posto al lato del cittadino non ebreo, lo deve all’educazione ricevuta nella vecchia Loggia’ (9°)

Certificato di appartenenza alla super loggia sionista "I figli dell'Alleanza"
L’influenza e l’onnipresenza del B’ nai B’rith nelle questioni di politica interna di numerosi stati, soprattutto in Occidente, la caratterizzano inoltre come un tipico strumento di pressione sionista incaricato di controllare e eventualmente ‘correggere’ di rotta le decisioni dei vari governi asservendoli alla strategia delle centrali sioniste internazionali.
Inoltre all’ala piu’ radicale dei ‘Figli dell’ Alleanza’ sono affidati compiti di vero e proprio squadrismo militante come avvenuto in Francia dove noti esponenti del cosiddetto Revisionismo Storico, fra questi il prof. Robert Faurisson, sono stati malmenati da picchiatori professionisti annidati all’interno della comunità ebraica. (10°)

Analoghe ‘squadracce’ di teppisti sionisti hanno mano libera negli Stati Uniti e anche in Italia [VEDI articolo corollario qui sotto] ( ricordiamo solamente come esempi la reazione teppistica dei giovani ebrei romani contro l’ organizzazione neo-fascista ‘Movimento Politico Occidentale’ nell’ inverno 1992 o la spedizione punitiva in quel di Jesi in occasione di un incontro di pallacanestro contro la tifoseria locale rea di aver offeso un cestista ebreo e per questo oggetto di ritorsione ). (11°)
Omicidio rituale massonico da rituale del Talmud giudaico, adolescente sodomizzato poi sacrificato
La massoneria ebraica del B’nai B’rith è stata inoltre la prima ad aprire sue logge nei paesi dell’ex blocco comunista dell’Est Europa (12°), cosi’ come – durante la ‘transizione’ dal franchismo alla democrazia – il suo Gran Maestro americano Katz venne ricevuto dallo stesso Franco al quale evidentemente dettò le condizioni stabilite dall’Internazionale Sionista per il riavvicinamento della Spagna al resto dell’ Europa occidentale.
Uno dei principali successi del B’nai B’rith fu la politica che i suoi esponenti imposero al Vaticano in occasione del Concilio Vaticano II° il quale verrà ricordato come il momento-chiave che sancì il passaggio dalla tradizionale posizione anti-ebraica della Chiesa all’ accettazione delle moderne teorie moderniste conseguentemente alle quali si verificò il declino spirituale ed il ridimensionamento dell’influenza vaticana nelle società cristiane.
9) Il Sionismo è diretto da un Gran Sinedrio occulto, una autentica istituzione direttiva delle strategie del Sionismo Internazionale ( il Kahal Supremo ), il vertice segreto della piramide mondialista. 

In questo conclave eccezionale si ritrovano i massimi dirigenti della Massoneria internazionale, del B’ nai B’rith, dello stato d’ Israele, dell’ Alleanza Israelitica Universale, del
Congresso Ebraico Mondiale, del Kahal di New York, della Banca Rothschild e di diverse imprese multinazionali sioniste.

Per anni il presidente del Gran Sinedrio del Sionismo Internazionale è stato l’ ebreo americano Bernard Baruch, consigliere di tutti gli inquilini della Casa Bianca da Wilson a Kennedy (indipendentemente dal fatto che essi appartenessero al Partito Democratico o a quello Repubblicano) e autentico deus ex machina della politica imperialista degli Stati Uniti d’America per quasi 40 anni.

Genocida Bernard Baruch, giudeo sionista e banchiere
E’ necessario ricordare come in occasione del 2° conflitto mondiale – con l’avvicinamento all’Unione Sovietica – alti esponenti del politburo e dei vertici del PCUS vennero ammessi a sezioni speciali del Gran Sinedrio fra i quali rammentiamo i nomi di Litvinow , Kaganovich, Mazurow e Andropov tutti ovviamente di discendenza giudaica.
Il Gran Sinedrio dell’Internazionale Sionista è il cuore del potere plutocratico e finanziario che muove le fila della politica mondiale e ne influenza i destini, un’assise suprema entro la quale sono stabilite le sorti dell’umanità, i processi economici e i cambiamenti politici, i conflitti ed i trattati di pace, la prosperità o la rovina di intere nazioni.
Chiunque ritenesse quanto brevemente quì esposto frutto di una esasperazione fantasiosa potrà – leggendo le pagine che seguono – cambiare la propria opinione e verificare fatti, eventi, date, nomi, analogie.
Lo scenario che si presenta dinnanzi a noi è quello di chi scopre che cosa realmente si annidi dietro le quinte del palcoscenico della storia recente dell’umanità, i misteri che hanno accompagnato avvenimenti di indubbio primo piano, i personaggi che hanno tirato i fili invisibili della politica e dell’economia internazionale.
In questo volume intendiamo smascherare il complotto sionista, le sue ramificazioni, i suoi processi storici, soprattutto dare ampie prove della pianificazione di una strategia operativa di conquista globale attuata – con l’inganno e la menzogna, senza pietà, senza scrupoli – dall’Internazionale Sionista.

Si tratta anche e soprattutto di un percorso entro quel processo storico che devesi porre quale condizione necessaria alla manifestazione di una tendenza sovversiva dell’ordine tradizionale.
‘Manifestazione più immediata della sovversione è stato quello spirito anti-tradizionale che, esercitando la sua azione nel dominio della visione del mondo, della mentalità, dell’etica, ha fabbricato il mondo moderno. Tale opera di deviazione è avvenuta, ovviamente, per fasi successive ed è stata prodotta con strumenti diversi: è fra questi strumenti che rientra l’ebraicità’ (13°)
E' semplice capire il sionismo e la massoneria in questi simboli
A conclusione della nostra analisi sull’entità e le articolazioni di quello che, nel mondo islamico, viene definito come il ‘nemico dell’uomo’ forniremo un’ interessante bibliografia, avvertendo pero’ il lettore che molti dei libri citati sono attualmente impossibili da reperire per effetto di una ostinata volontà censoria che viene deliberatamente operata dalle centrali del sionismo in quasi tutti i paesi che amano definirsi liberi.
Questa censura , da sola, è già di per sé una prova dimostrata del potere di coercizione e dell’influenza assunta dal movimento sionista , cosi’ come osserveremo in altra sezione di questo volume delle analoghe pressioni esercitate sui principali organi d’informazione ( dalle agenzie di stampa ai quotidiani, dai periodici alle televisioni fino alla rete informatica e ai nuovi sistemi di comunicazione di Internet ) .
Su quanto stiamo per scrivere altri e piu’ autorevoli studiosi hanno scritto molto, cercando di dare il loro contributo ad una battaglia che principalmente è una battaglia di verità.

E’ necessario che chiunque intenda affrontare la realtà complessa della situazione presente disponga di testi ‘di lotta’, di strumenti idonei a sostenere una posizione di per sé insostenibile.
La nostra è una testimonianza di fedeltà ad un’ Idea del mondo, ad una Visione eroica della Vita, insieme una chiamata e un impegno per dare un modesto contributo al Fronte della Tradizione.
Un po’ come quei legionari romani che – anche nelle condizioni di massima avversità – restavano al loro posto di combattimento per incarnare con il loro eroismo un’Idea Superiore dell’uomo e una concezione ‘altra’ dell’umano vivere.
Questo è l’impegno che ci riproponiamo con la stesura del presente testo.



NOTE AL 1° CAPITOLO

1° - scritto di Israel Shahak riportato nel libro di Maurizio Blondet – ‘I Fanatici dell’Apocalisse’ Edizioni ‘Il Cerchio’ – Rimini 1992
2° - Charles Levinson – ‘Vodka-Cola’ Edizione ‘Vallecchi’ 1978
3° - Eugenio Saraceni – ‘Breve Storia degli Ebrei e dell’Antisemitismo’ – Edizioni ‘Mondadori’, Milano 1992
4° - Vedremo come , nonostante i proclami apertamente razzisti della maggioranza dei dirigenti sionisti, l’ebraismo internazionale nasconda la propria essenza dietro una tolleranza e un universalismo di maniera. Lo stesso Sacerdoti ci aiuta indicando che ‘per sostenere che gli ebrei costituiscono una razza a sé occorrerebbe dimostrare che essi si differenziano in modo netto dagli altri semiti: che, esiste – nell’ambito della famiglia semitica – un gruppo razziale a sé , dotato di caratteristiche (soprattutto fisiche) proprie, specifiche’.
Ma, indipendentemente da questa autentica ammissione di inesistenza di una qualsiasi presunta specificità razziale ebraica, i Falashà, di ceppo camitico sono ancora sottoposti a trattamenti e condizioni poco invidiabili dalle Autorità Religiose di Gerusalemme. Quando i falasha provarono a scendere nelle strade di Tel Aviv e Gerusalemme per manifestare il loro dissenso verso le autorità rabbiniche (avvenne nell’inverno 1995/96) le Autorità d’Israele risposero con arroganza e noncuranza.
Eli Amir, responsabile per gli immigrati etiopi dell’Agenzia Ebraica di Gerusalemme, dichiarò tranquillamente che ‘Noi non possiamo lasciarli essere isreliani per il colore della pelle e per la profonda diversità culturale che ci divide’. In tutta Israele i rabbini che acconsentono a sposare coppie di falashà si contano sulle dita di una mano, in due anni più di venti etiopi si sono suicidati per il trattamento subito durante il servizio miliatre, mentre 800 bambini della stessa ‘razza impura’ hanno dovuto studiare presso le ‘scuole per ritardati mentali’ perché nessun’altra scuola di stato li avrebbe mai ammessi alle lezioni. La sola presenza di falashà in un condominio provoca il crollo del valore commerciale dell’edificio così nessuno vuole accoglierli.
5° - Nell’immediato dopoguerra mondiale le organizzazioni sioniste radicali , soprattutto quelle statunitensi, iniziarono una furiosa campagna di delegittimazione della nomenklatura
sovietica accusata di ‘antisemitismo’ e ostilità nei confronti degli ebrei. ‘Chi ha introdotto oggigiorno in Urss – si poteva leggere su un opuscolo distribuito a Mosca in lingua francese dall’Agenzia di Stampa ‘Novosti’ nel 1971 – la produzione che riprende le posizioni sioniste?
E’ quella che chiamano la Lega per il Rimpatrio degli Ebrei Russi, creata recentemente da un
milionario americano Grafian Morris e dall’industriale svizzero Jose Mirelman che vivono attualmente in Israele.’ Tali tecniche disinformative miravano soprattutto a de-legittimare l’URSS e a creare i presupposti per una futura emigrazione di massa di ebrei russi in Israele.
6° - In effetti anche autorevoli voci interne alle comunità ebraiche hanno criticato la creazione di uno stato ebraico in Palestina. ‘E’ inammissibile per chiunque pretendere che l’insediamento attuale dello Stato d’Israele sia il compimento di una profezia biblica e che, di conseguenza, tutte le manovre realizzate dagli israeliani per instaurare il loro Stato e per conservarlo siano, a priori, ratificate da Dio…’ dichiarò il Rabbino Elmer Berger ex presidente della Lega per l’Ebraismo. (citato da Roger Garaudy – ‘I Miti Fondatori della Politica Israeliana’ , edizioni ‘Graphos’, Genova 1996). Assolutamente insensibili a queste e altre dichiarazioni i dirigenti sionisti imperterriti continuano a lavorare per l’Eretz Sion, per la Grande Israele Biblica, dimenticando – tra le altre – le Voci dei Profeti d’Israele che dal passato avvertono: ‘Guai a coloro che aggiungono casa a casa , che congiungono campo a campo finchè non vi sia spazio e rimaniate soli ad abitare nel paese’ (Isaia).
7° Rabbino Cohen – ‘Le Talmud’ , Edizioni ‘Payot’ , Parigi (Francia) 1986
8° - Isidore Loeb – ‘La litterature des Pauvres dans la Bible’ , Paris (Francia9 1892
9° - Emmanuel Ratier – ‘Misteri e Segreti del B’nai B’rith’ , Edizioni ‘Centro Librario Sodalitium’ , Verrua Savoia 1995
10° - Si tratta delle ‘milizie sioniste’ dei Betar, dei Figli della Memoria e delle varie Leghe di Difesa Ebraiche che sono operative, tecnicamente preparate, addestrate e militarmente armate in pieno territorio nazionale francese. Dal libro di Ratier ‘Les Guerriers d’Israel’ edizioni Facta, citiamo un articolo apparso sulla rivista della comunità israelitica ‘Minute’ in data 28 Agosto 1982. ‘Dans un bunker en plein Paris, 3000 Jeunes Juifs s’entrainent, prets à
se venger…’ (In un bunker in piena Parigi , tremila giovani ebrei s’addestrano , pronti alla loro vendetta’ dove sono descritte minuziosamente le attività in semi-clandestinità dei membri del Betar in rue Beranger a Parigi. Nessun quotidiano ovviamente ha indagato su questi ‘strani’ miliziani interni alle comunità ebraiche francesi.
11° - Nel nostro paese l’omologa dell’ADL statunitense si chiama Lega di Difesa Ebraica.
Questa sezione distaccata dell’ADL è attiva a Roma e Milano, vanta fra le sue ‘performance’ anche l’aggressione contro le forze dell’ordine al Tribunale Militare di Roma in occasione dell’assoluzione all’ex ufficiale tedesco Erich Priebke.
12° - In tutti i paesi del blocco comunista l’Ordine ha comunque sempre goduto di ampie libertà di movimento. Negli scritti ufficiali delle pubblicazioni del B’nai B’rith europee e americane non compaiono critiche né lamentele per la sorte delle comunità ebraiche dell’Europa Orientale.
L’Ordine apparve a Mosca dando alle stampe il proprio giornale sin dall'ottobre 1989. Nel resto dei paesi comunisti dell’Est il B’nai B’rith opererà senza limitazioni sensibili in Romania dove saranno i dignitari americani dell’Ordine a favorire l’interscambio commerciale tra il regime di Ceausescu e Washington.
Nel 1982 grazie ai buoni auspici del B’nai B’rith venne organizzato il viaggio negli Stati Uniti del Gran Rabbino di Romania Moses Rosen. Il Gran Rabbino ottenne per la Romania il titolo di ‘nazione favorita’. Del resto Rosen era stato membro per anni del parlamento di Bucarest e direttore della sola rivista ebraica trilingue esistente nei paesi comunisti ‘Il Giornale del Giudaismo Romeno’.
13° CLAUDIO MUTTI - ‘Ebraicità ed Ebraismo’ , Edizioni di ‘Ar’ , Padova 1976

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IL B’NAI B’RITH IN ITALIA

IL B’NAÏ B’RITH IN ITALIA

“In Europa il B’naï B’rith opera in Inghilterra ed in Irlanda, che formano un distretto a sé, mentre il distretto dell’Europa continentale raggruppa la Francia, Svizzera, Italia, Belgio, Olanda, Lussemburgo, Danimarca, Svezia, Norvegia, Germania, Austria e Grecia, con sezioni in tutte le principali città, di cui ovunque fanno parte le persone più rappresentative e qualificate delle collettività ebraiche locali” (1).
In Italia il B’naï B’rith nasce nell’aprile 1954 a Milano, per estendersi poi rapidamente a Roma nel luglio 1955, quando viene fondata l’influente loggia Elia Benamozegh, a Firenze nel febbraio 1958, ed infine a Livorno (1). Esso si uniforma a quelli che sono il carattere e “gli ideali dell’ordine internazionale dei Bené Berith al quale aderisce e del quale fa parte (2), mantenendo inalterato il carattere di società massonica e segreta. Queste caratteristiche sono evidenti nello statuto della loggia n. 2035 Elia Benamozegh all’art. 7, dove tra i doveri degli associati è incluso quello “di osservare la massima discrezione sulle questioni in esse [nelle riunioni e assemblee n.d.r.] trattate”; e al titolo X, “ammissione all’Associazione”, notiamo che “l’ammissione definitiva all’Associazione è conseguita dal candidato solo dopo che è avvenuta la cerimonia della sua iniziazione” regolata, quest’ultima, dai precedenti articoli 101 e 102 (3). Dall’articolo 86 risulta che l’ammissione è riservata esclusivamente agli ebrei, poiché “possono essere ammessi all’Associazione gli ebrei residenti (anche temporaneamente) in Italia, che possiedano in modo particolarmente spiccato le doti e le qualità previste dall’art. 5 del presente statuto” (4).
Come scriveva, nel 1962, Settimio Sorani presidente della sezione di Firenze dell’Associazione Bené Berith: “Dal punto di vista storico il B. B. trova le sue radici nella tradizione essenziale dell’ebraismo” (5) e tra i suoi compiti annovera quello di “preparare l’élite ebraica per l’avvenire” (6) e “preservare la gioventù dall’assimilazione” (7); dunque “sono gli ebrei coscienti in tutto il mondo che si raccolgono sotto la bandiera del B. B. (1), per dar vita ad una associazione la cui influenza non è solo di ordine morale e filantropico ma anche di ordine sociale e… politico”.
Sorani prosegue dicendo che: “occorre sperare che questa influenza crescerà ancora poiché la forza potenziale dell’ebraismo, in quanto religione pura, è ricca di un brillante avvenire” (7).
Vediamo ora come questa «certa élite [che] riconosce che l’uomo è “il grande fratello di tutto ciò che ha vita”» (8) ha “illuminato” con la luce della Menoràh lo stivale italiano.

Il B’naï B’rith e la scuola
Nel numero del II trimestre 1992 del “B’naï B’rith journal”, il trimestrale del XIX distretto del B’naï B’rith Europa continentale, Charles Hoffman, presidente della “C tre I” (Commissione Interlogge degli interessi intellettuali, regione di Parigi) scrive: «Viviamo in una società che si pretende giudeo cristiana, ma nella quale il primo termine della locuzione ha perso il suo senso». E la società cristiana «invece di riconoscere l’apporto essenziale [del giudaismo] si è sostituita alla sorgente giudaica, pretendendo essere nella retta linea del pensiero giudaici e marginalizzando il giudaismo autentico. Questo si chiama captazione di eredità e volontà deliberata di sostituzione. Inutile riparlare dell’occultazione cristiana di tutto ciò che concerne il giudaismo, sia nella storia che nell’insegnamento, né sull’antisemitismo cristiano che ne scaturisce, concepito come un’arma per diminuire la capacità di resistenza e di reazione del gruppo giudaico, in un grande spirito di combattimento e di concorrenza inespiabile. Una conseguenza secondaria di questo comportamento cristiano, prende un’importanza del tutto primordiale: i nostri figli, educati in un insegnamento che viene da quella fonte [cristiana] (…) non riescono a capire chiaramente ciò che fa la loro specificità ed originalità, altrimenti che come un “vissuto subito”». Hoffman aggiunge: “La volontà dichiarata dell’insegnamento pubblico, presentato come scuola della Repubblica, di ridurre le differenze, di appianare le diversità, per creare un cittadino unidimensionale, occulta nello spirito dei nostri ragazzi tutta la dimensione giudaica della loro personalità” e conclude dicendo: “E quindi urgente ristabilire l’apporto giudaico alla civiltà giudeo cristiana. Tutto ciò che può consentire di mettere in rilievo l’apporto essenziale della nostra filosofia, della nostra religione nella storia dell’umanità deve essere sistematicamente favorito, (…) bisogna riabilitare la fierezza e la dignità giudaiche. Che questi tornino ad essere degli attributi invidiati e desiderati”.
A queste parole di C. Hoffman (“deve essere sistematicamente favorito”) è seguita un’azione a livello internazionale, sia diretta che indiretta, da parte dell’A.D.L. del B’naï B’rith, perché il suddetto messaggio fosse rece¬pito nei vari centri di potere deputati all’educazione scolastica e non. Così negli U.S.A. “più di 101.000 professori delle scuole elementari e secondarie, con un’influenza su più di dieci milioni di studenti, sono stati addestrati a combattere atteggiamenti discriminatori, ed ad imparare a conoscere la diversità” (9) Il programma è stato adottato anche dal dipartimento di polizia di Huston ed è stato scelto per sostenere il Diversity Training Program dell’F.B.I. Questo programma di educazione è attuato da un organo specifico dell’A.D.L. l’“A world of difference institute” che nell’ottobre 1993 è andato in Germania, su invito del governo, per sottoporre ad un corso di rieducazione lavoratori, insegnanti e studenti di Berlino, Rostock e Brema, già “teatro di attacchi di neonazisti contro gli stranieri” (9).
«In uno sforzo per affiancare e sostenere le forze democratiche in Germania, laddove gli incidenti antisemiti e contro gli stranieri sono particolarmente virulenti, l’A.D.L. ha iniziato ad avere dei contatti di lavoro con l’ufficio federale tedesco per l’educazione civica, una agenzia chiave per diffondere i valori democratici e combattere l’estremismo. La collaborazione rafforzerà l’A.D.L. “A world of difference institute” e fornirà all’ufficio federale le testimonianze e la documentazione per combattere il neonazismo» (10).
Contemporaneamente in Italia, pur non essendosi instaurato ufficialmente un rapporto di stretta collaborazione tra pubbliche istituzioni e B’naï B’rith, risultano evidenti le assonanze tra le indicazioni di quest’ultimo e la politica del governo italiano. Giuliano Amato (P.S.I.), quando era a capo del governo invitava a studiare “meno Manzoni e più Primo Levi”, mentre il ministro della pubblica istruzione Rosa Russo Jervolino (11) decise “di introdurre nell’ordinamento scolastico lo studio della storia contemporanea ed in particolare quella relativa alla tragedia ebraica” (12). La presidente dell’amicizia ebraico cristiana di Roma, Lea di Noia Bassan esortava a “preparare gli insegnanti” a combattere “l’antisemitismo religioso”.
Aggiungeva Clotilde Pontecorvo: “Stiamo realizzando con il Ministero della pubblica istruzione del materiale video registrato su chi sono gli ebrei, che il Ministero si impegna a diffondere nelle scuole medie e secondarie accompagnato da una guida didattica e soprattutto da una attività di formazione specifica degli insegnanti” (13). Recentemente è stato realizzato da Micaela Procaccia un documentario, “Fernichtung baby”, che con l’ausilio di musica rock si propone di far conoscere la cultura ebraica agli studenti italiani nonché “gli orrori della shoà”. Inoltre apprendiamo da un comunicato stampa (Roma 30/09/1994) del portavoce del Governo Berlusconi (Giuliano Ferrara) la notizia che in seguito ad “un incontro tra una delegazione della Anti Defamation League, guidata dal presidente nazionale David Strassler e dal direttore nazionale Abraham Foxman, alla presenza di Tullia Zevi, presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, e una delegazione governativa, in rappresentanza del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, composta dal ministro portavoce del Governo Giuliano Ferrara e dal Ministro della Pubblica Istruzione Francesco D’Onofrio”, nella quale “sono stati affrontati i temi cruciali della lotta ad ogni forma di intolleranza e di antisemitismo”. “L’Anti Defamation League… invierà materiale documentario d’appoggio per una campagna di sensibilizzazione sulle radici anche linguistiche dell’odio antisemita, al Ministro della Pubblica Istruzione il quale, da parte sua, ha consegnato alla delegazione alcuni materiali audiovisivi che sono parte della campagna per la tolleranza in atto nelle scuole italiane”.
Da questo possiamo desumere che la campagna internazionale dell’A.D.L. del B’naï B’rith dopo i successi ottenuti nel 1993 ha continuato a fare dei progressi, incurante dei cambiamento politico avvenuto in Italia; anche il governo di centro destra si è dimostrato apertamente disponibile verso gli interessi di parte ebraica riguardo all’educazione. Infatti Silvio Berlusconi ancor prima delle elezioni, il 9 marzo 1994, di fronte ad una delegazione di commercianti romani, per lo più ebrei, disse: “Io ammiro veramente il vostro popolo. Il primo libro che ho regalato a mia figlia è stato il diario di Anna Frank, che andrebbe adottato come testo nelle scuole, perché fa capire anche ai più piccoli che cosa sia il razzismo”. In tal modo il Cavaliere risulta convincente di fronte alla platea e lo è ancor di più quando conferma che ha messo gratuitamente le sue sale a disposizione per proiettare l’ultimo film di Steven Spielberg “Schindler’s list” (14).
Non c’è quindi da stupirsi della calorosa accoglienza riservata alla delegazione del B’naï B’rith, come riportato dal comunicato stampa del portavoce del governo, e della collaborazione avviata dall’allora ministro dell’educazione, Francesco D’Onofrio.

Il B’naï B’rith e il Vaticano
All’indomani del Concilio Vaticano II e della “promulgazione” della dichiarazione sulle relazioni della Chiesa con le religioni non cristiane, Nostra Aetate (soprattutto il § 4 che riguarda la religione ebraica), il Card. Agostino Bea, il quale ancora prima del Concilio aveva tenuto contatti informali con il mondo ebraico (B’naï B’rith, World Jewish Congress, ambasciata d’Israele in Italia) ed era presidente del Segretariato per l’Unione dei cristiani (S.P.U.C.), crea all’interno di questo una commissione per le relazioni tra ebrei e cattolici [B.R.J.C.] (Roma 1966). A capo di questa commissione fu chiamato, non a caso, il P. Cornelis Adrian Rijk che si era dedicato al “dialogo” fin dagli anni ’50 e dal 1960 era assiduo frequentatore del B’naï B’rith (15). Nel 1970 Rijk organizza il primo incontro misto ebraico cattolico a livello mondiale, dal quale nasce il Liaison Comitee (costituito da una parte di esperti rappresentanti della S. Sede e dall’altra dal comitato internazionale ebraico per le consultazioni interreligiose I. J. C. I. C.) di cui fanno parte Gerhart Riegner, segretario generale del congresso mondiale ebraico, e Joseph Lichten per il B’naï B’rith A.D.L. Dal 1974 su iniziativa di Paolo VI (16), il presidente dello S.P.U.C. è anche presidente della commissione per le relazioni religiose con l’ebraismo (C.R.R.J.) che pubblica nel 1975 “Orientamenti e suggerimenti per l’applicazione di Nostra Aetate, n. 4”. Questo documento stabilisce, tra le altre cose, come condizione del dialogo, “il rispetto dell’altro così come esso è, e soprattutto rispetto della sua fede e delle sue convinzioni religiose” riconoscendo che il dialogo deve essere visto “come comunicazione tra eguali, che esclude necessariamente il proselitismo” (17). Nel 1985 la C.R.R.J. pubblica “Ebrei ed ebraismo nella predicazione e nella catechesi della Chiesa Cattolica”, documento nel quale si afferma che «l’insegnamento religioso, la catechesi e la predicazione debbono forma¬re (…) al dialogo». Di che natura sia questo dialogo lo si deduce dalle parole di Mons. Jorge Mejia, segretario della C.R.R.J, che hegelianamente afferma: “Ambedue le parti si devono impegnare in una ricerca della verità che supera entrambi e che insieme dobbiamo ancora scoprire” (18).
Nel medesimo documento si può leggere: «La storia di Israele non si conclude nel 70. Essa continuerà, in particolare nella vasta diaspora che permetterà ad Israele di portare in tutto il mondo la testimonianza, spesso eroica, della sua fedeltà all’unico Dio e di “esaltarlo di fronte a tutti i viventi” (Tb. XIII, 4), conservando sempre nel cuore delle sue speranze il ricordo della terra degli avi. I cristiani sono invitati a comprendere questo vincolo religioso che affonda le sue radici nella tradizione biblica, pur non dovendo far propria una interpretazione religiosa particolare di tale relazione (19). Per quanto si riferisce all’esistenza dello stato di Israele e alle sue scelte politiche, esse vanno viste in un’ottica che non è di per sé religiosa, ma che si richiama ai principi comuni del diritto internazionale. Il permanere di Israele (laddove tanti antichi popoli sono scomparsi senza lasciare traccia) è un fatto storico e segno da interpretare nel piano di Dio. Occorre in ogni modo abbandonare la concezione tradizionale del popolo punito, conservato come argomento vivente per l’apologetica cristiana. Esso resta il popolo prescelto, “l’olivo buono sul quale sono stati innestati i rami dell’olivo selvatico che sono i gentili” (Rom. II, 17 24)».
Questa esplicita ammissione dei legami tra il popolo ebraico e la sua terra da parte della “Chiesa postconcilare” ha aperto la strada al riconoscimento dello Stato di Israele. Il 20 novembre 1992 infatti (20) si è tenuta a Gerusalemme una riunione informale sull’argomento, che ha visto tra i partecipanti oltre al viceministro degli esteri israeliano Yossi Beilin e Mons. Claudio Maria Celi, sottosegretario Vaticano per i rapporti tra gli stati (accompagnato per l’occasione da Mons. Cordero Lanza di Montezemolo, delegato apostolico in Terra Santa), anche il rabbino David Rosen (21) dell’A.D.L. Insieme al suo collega il rabbino Leon Klenicki di New York egli cura i rapporti col Vaticano tramite il rappresentante in Italia dell’A.D.L., con ufficio presso la S. Sede, Lisa Palmieri Billig (22). Tra i partecipanti c’era anche Zwi Werblosky (presidente del Jewish Council for religious consultations in Israel) membro del Liaison Comitee fin dalla sua fondazione.
All’epoca il giurista della parte vaticana, padre David Maria Yagher (23) dichiarò: “Questo non è certo un negoziato tra parti nemiche, anzi c’è pochissimo contenzioso e stiamo andando avanti molto rapidamente” (24). Così rapidamente che solo sei mesi dopo verrà siglato a Roma un accordo di base ratificato definitivamente ii 30/12/1993 a Gerusalemme. Nel settembre 1994 una delegazione del B’naï B’rith passa l’oceano per una visita in Europa; Roma è una tappa obbligata. «Il primo frutto della normalizzazione dei rapporti tra la S. Sede e lo stato ebraico è un’iniziativa presa (…) dall’A.D.L. of B’naï B’rith, [che] a sue spese, ha curato la traduzione in lingua ebraica () del libro di Gianfranco Svidercoschi “Lettera ad un amico ebreo”. La stessa organizzazione [ha curato] la distribuzione dell’opera negli ambienti del giudaismo ortodosso. Il lancio [è iniziato il 29 settembre] quando lo “stato maggiore” (ben 18 persone) della Lega antidiffamazione [è stato] ricevuto in Vaticano da Giovanni Paolo II.
La Lettera ad un amico ebreo racconta i fraterni rapporti che Jerzy Kluger, un ingegnere ebreo di Cracovia, ha intrattenuto sin dall’infanzia con il coetaneo e amico Karol Wojtyla. Il giovane Jerzy poté sottrarsi alla deportazione perché fu nascosto da Karol, rimasto orfano e senza parenti, nella sua casa paterna. Il libro è (…) stato diffuso a cura dei rabbinati locali in Ungheria e in Romania. Come è stato dichiarato dai responsabili dell’A.D.L. la storia del giovane Wojtyla è raccontata per tentare di arginare, nei cattolici che militano in quei movimenti, l’onda antisemita che si sta diffondendo nelle organizzazioni nazionaliste. Ma se l’episcopato cattolico romeno e quello ungherese hanno incoraggiato gli sforzi dei rabbini capi di Bucarest e di Budapest quello croato ha fatto orecchie da mercante. E di fronte alla larvata ostilità degli ambienti cattolici, l’editore di Zagabria non ha ancora avuto il coraggio di pubblicare il libro, pur disponendo della sua traduzione croata già da dieci mesi.
Di altro “segno” è invece, la traduzione israeliana. Per una volta, la “diffamazione” che il B’naï B’rith intende contrastare riguarda un “gentile”. Anzi: l’A.D.L. tenta di porre rimedio alla valanga di disinformazione e di calunnie che il Papato ed il Pontefice hanno subito negli ultimi trent’anni, a causa della politica vaticana. Infatti il ritardo nel riconoscere lo Stato d’Israele e l’appoggio costante che la S. Sede ha accordato alle rivendicazioni palestinesi (un popolo con una importante minoranza arabo cattolica) hanno avuto una notevole e negativa “ricaduta” psicologica sull’opinione pubblica israeliana. Anche in occasione della ventilata visita del Papa a Sarajevo, nel generale apprezzamento della stampa mondiale, solo il Jerusalem Post ha cantato fuori dal coro ed ha irriso alla “fallibilità papale”. (…) Durante il pontificato di Giovanni Paolo II i dirigenti dell’A.D.L. sono già stati ricevuti, nel 1985 e nel 1986, dal Papa. Ed anche questo nuovo incontro sembra sancire un’operazione congiunta. La traduzione ebraica del libro di Svidercoschi ha infatti la supervisione di Mons. Pierre Duprey, vicepresidente della Commissione pontificia per i rapporti con l’ebraismo» (26).
David Strassier, national president dell’A.D.L., accompagnato per l’occasione da Abrham Foxman, national director dell’A.D.L., nel suo discorso tenuto a Giovanni Paolo II durante l’incontro a Castelgandolfo ricorda come “questo riconoscimento tra la S. Sede e lo stato d’Israele, non riguarderà solo il popolo di Israele. È un patto il cui scopo è globale”, a cui fa eco Giovanni Paolo II nel suo discorso pronunciato nella medesima occasione, dicendo, “siamo chiamati ad essere una benedizione per il mondo. Questo è il compito comune che ci attende” (27). Questo sembra essere appunto lo scopo del dialogo ebraico cristiano cioè, come dice David Strassler “il nostro è un pellegrinaggio di giustizia e di pace (…) un pellegrinaggio da capi ebraici dedicato al rafforzamento e all’espansione delle relazioni tra ebrei e cristiani”.
A ben vedere, però, questo dialogo tra uguali che non ha come fine la conversione degli ebrei ma solo, apparentemente, quello di instaurare cordiali rapporti tra le parti, è invece inteso da parte ebraica come una “potente forma di educazione” e come una “strategia” (20) che, secondo la testimonianza dei documenti pubblicati, ha già ampiamente raggiunto il suo obbiettivo. Infatti a fianco di quello che è il rapporto ufficiale tra l’istituzione ecclesiastica e il mondo ebraico (Liaison Comitee) si sviluppa nell’ombra una fitta rete di rapporti informali tra l’A.D.L., il B’naï B’rith e influenti membri della gerarchia ecclesiastica.
«La comunità di S. Egidio ed il movimento “Focolare” sono importanti associazioni cattoliche con le quali l’A.D.L. ha lavorato strettamente negli anni passati. Questi legami dovrebbero essere mantenuti e rafforzati» (29).
Non tutti sanno che esiste un accordo informale secondo il quale il dottor Giacomo Terracina dell’A.D.L di Roma, ha il compito di esaminare preventivamente gli atti di Giovanni Paolo II per segnalare al Card. E. I. Cassidy (presidente della C.R.R.J.) eventuali espressioni da correggere secondo lo spirito del documento conciliare Nostra Aetate.
Il Card. E. I. Cassidy è infatti il punto di riferimento dell’A.D.L. per portare avanti e far approvare le proprie istanze. Si veda a tal proposito la lettera del Card. Cassidy al rabbino Leon Kienicki (14/6/1994), direttore del Dipartimento Interfaith Affairs dell’A.D.L. of B’naï B’rith, nella quale lo ringrazia per avergli inviato il primo numero di Interfaith Focus (30), la rivista dell’omonimo Istituto, su cui scrivono sia il dottor E. J. Fisher (31) sia Padraic O’Hare (32). Leon Klenicki scrive ancora in una news letter del 16/6/1994: “Noi critichiamo adesso il nuovo catechismo [della Chiesa cattolica], nella speranza che i futuri editori eliminino quei passi che possono perpetuare un antigiudaismo che ispira l’antisemitismo”.
Un altro caso interessante e più recente, è quello di una Bibbia edita in Francia e poi stampata in tutto il Sud America, nelle cui note veniva riproposta l’accusa di deicidio.
Il presidente dell’A.D.L. commission B’naï B’rith Continental Europe David Levy Bentolila dopo averne parlato al Card. E. I. Cassidy, in occasione della conferenza europea del B’naï Brith tenutasi a Roma il 26/03/1995 alla quale il porporato aveva partecipato, gli ha inviato la nota (da noi pubblicata), relativa ai vescovi che avevano dato l’Imprimatur per la stampa della Bibbia in Sud America, sollecitando tra l’altro l’intervento del prelato. In Francia, invece, su pressione della L.I.C.R.A., è intervenuta la giustizia stessa che ha querelato gli editori. Nell’udienza del 4 aprile 1995 agli editori sono stati dati quindici giorni per rivedere il loro testo e già il 6 marzo precedente il Vescovo di Versailles, Mons. Thomas, si era affrettato a togliere l’Imprimatur prima concesso. Il tribunale laico di Parigi dopo aver dichiarato la propria incompetenza ad “immischiarsi in un dibattito teologico” ed aver anche affermato che il ritiro di un Imprimatur da parte di un vescovo non poteva costituire un prova d’accusa, ha poi finito per condannare questa edizione della Bibbia riguardo a due passaggi commentati dai curatori dell’opera.
Una vignetta satirica del giornale francese “Le Monde” (13/04/95) riguardante la Bibbia condannata dal Tribunale francese.
Nel primo passaggio tratto dall’epistola di S. Paolo ai Galati (“Nessuno impose la circoncisione a Tito che mi accompagnava, poiché era gentile” Gal. II, 3) i commentatori parlavano della circoncisione come costume “folkloristico” e perciò il Tribunale lo ritenne derisorio verso la religione ebraica. Il secondo passaggio del Vangelo di S. Marco in cui la “folla ebrea chiese la morte di Gesù” (cf. Mc. XV, 11 e seg.) venne condannato poiché, secondo la querela della L.I.C.R.A., alimentava l’accusa di deicidio verso gli ebrei, accusa che per secoli era stata alla base delle persecuzioni antigiudaiche nel corso storia, quandola Chiesa cattolica stessa aveva ormai abbandonato questa posizione con il Concilio Vaticano II (33).
Il B’naï Brith e la politica.
L’Italia, dopo essere stata negli anni settanta, e in buona parte degli ottanta il paese europeo meno favorevole ad Israele, ha radicalmente mutato il proprio atteggiamento, come lo ricorda Avi Pazner (ex ambasciatore israeliano in Italia).
Grazie a “Tangentopoli” “sono uscite nuove forze politiche, più favorevoli a Israele. Tra queste in primo luogo il PDS e Forza Italia. Ma si può dire che oggi non esista più alcuna ostilità preconcetta nei confronti d’Israele. Con Massimo D’Alema anche i miei rapporti personali sono ottimi: il leader del PDS non manca di venire in Ambasciata a portare la sua solidarietà e quella del suo partito ogni volta che in Israele c’è un attentato. E purtroppo, per questi motivi negli ultimi tempi è venuto spesso. Ma, ripeto, è il clima generale che è cambiato totalmente. Ed anche Berlusconi ed altri esponenti politici del centro si sono fatti vivi dopo ogni sviluppo positivo o negativo della situazione in Medio Oriente” (34). Un breve sguardo al parlamento ci dimostra che Avi Pazner ha ragione.
L’on. Gianfranco Fini, ad esempio, si è recato negli USA ben due volte “per incontrare… gli esponenti della comunità ebraica americana” ed in entrambi i casi l’organizzazione dei viaggi e delle visite è spettata a Ugo Martinat (esponente di AN e questore della camera) ed al membro del B’naï Brith, Maxwell Raab, ex ambasciatore di Reagan in Italia per otto anni, il quale ha fatto conoscere il noto politico italiano all’élite mondialista.
E così Gianfranco Fini ha incontrato David Rockfeller, Zachary Fisher, Felix Rohatyn (presidente della Lazard Bank), in somma il gotha della finanza ebraica conservatrice.
“Mentre sul versante degli incontri politico diplomatici, Fini si è intrattenuto in un cordialissimo colloquio con l’ex segretario di Stato americano Henry Kissinger”, rassicurando i suoi interlocutori sulle sue intenzioni più che mai amichevoli nei confronti della Comunità ebraica.
Essendo un membro del B’naï Brith il regista occulto di queste traversate atlantiche, non poteva mancare una visita in loggia e così, il 15 ottobre 1995, troviamo il coordinatore di AN ospite d’onore della loggia di New York dei “Figli d’Italia” (35). “Affratellata alla A.D.L. del B’naï Brith”, le due associazioni organizzano congiuntamente ogni anno un meeting della solidarietà italo ebraica alla presenza, quest’anno, di Max Goldweber e Kurt Goldberger (rispettivamente presidente e amministratore della loggia newyorkese) accompagnati per l’occasione dal rabbino Bonnie Steimberg (36).
Un’altro esempio è quello, rilevato da Pazner, di Forza Italia, che gode ormai della stima indiscussa della comunità ebraica internazionale tanto che Shimon Peres (ministro degli esteri israeliano) dopo un incontro con il suo omologo italiano Antonio Martino dichiarò: “Abbiamo avuto un buon incontro… molto fruttuoso, molto aperto. Con l’Italia abbiamo relazioni amichevoli e le due parti hanno interesse a proseguire in questo spirito. Non abbiamo dubbi che in questo governo ci siano molti amici di Israele, tra cui il primo Ministro [Berlusconil ed il ministro degli esteri”. Quest’ultimo rispose dicendo: “Saremo il governo italiano che più appoggia Israele da trent’anni a questa parte” (37). Sul fatto che il governo Berlusconi e lo stesso presidente del Consiglio fossero dichiaratamente filoisraeliani non vi sono dubbi e ancora non ve ne sono in relazione ai buoni rapporti esistenti tra Silvio Berlusconi ed il B’naï B’rith.
Nell’agosto ’94 Clemente Mastella, l’allora ministro del lavoro di quel governo, affermò in un’intervista che la caduta della Lira sui mercati internazionali era dovuta alle reazioni della lobby ebraica americana, preoccupata per la presenza, in Italia, di un partito quale A.N. ai vertici del potere. In seguito a questa dichiarazione, Silvio Berlusconi fu invitato da Abraham H. Foxman a condannare pubblicamente, nella maniera più forte possibile, il suo ministro ed a prendere iniziative concrete per combattere il pregiudizio e l’intolleranza in Italia. La risposta del governo non si fece attendere. Con una lettera del 30/09/94 allo stesso Foxman, l’on. Berlusconi dichiarò: “Voglio davvero assicurarLa, egregio signor Foxman, che il giusto allarme espressso dall’Anti Defamation League, quest’antica organizzazione di difesa dei diritti civili dei grandi valori di umanità in cui dovrebbe riconoscersi unanimamente il mondo moderno, trova in noi ascoltatori attenti ed ammirati”.
Poiché i “valori di umanità” del B’naï B’rith coincidono con quelli della “tradizione essenziale dell’ebraismo” (5), dobbiamo concluderne che il governo Berlusconi, se fosse durato, avrebbe favorito le iniziative del B’naï B’rith anche nel campo scolastico [si ricordi il proposito di far adottare il diario di Anna Frank come libro di testo (3)]. La destra italiana non è più un problema per il B’naï B’rith; sono passati gli anni (1992) in cui Lisa Palmieri Billig, in un A.D.L. International Report scriveva, riferendosi al Movimento Politico Occidentale (M.P.O.), un movimento neofascista contro il quale fu fatta una legge al limite della costituzionalità (39): “Mettere fuori legge questo movimento sarebbe un buon passo avanti (…) svastiche, stelle gialle, e slogan antisemiti non possono essere permessi ed ogni associazione che li usi deve essere dichiarata illegale”. Riferendosi invece alla Lega Nord, il partito dell’ex “antisemita” Irene Pivetti: «La crescita delle “Leghe” nel nord è un fenomeno che dev’essere attentamente tenuta sotto controllo» (40).
Dal 27 marzo 1994 si è aperta una nuova era e, pur non ammettendolo ufficialmente, non si teme più il “pericolo fascista”. Secondo Giacomo Terracina: “il grande capitale non ha più bisogno del fascismo… è significativo che la stampa italiana più influente (cioè posseduta dal grande capitale) è favorevole ad una soluzione di centro sinistra” (41).
Il rischio di un ritorno fascista non sussiste più; anzi, una soluzione di centro destra “sarà per lo più favorevole ad Israele. Lo spirito nazionalistico della destra contiene germi di intolleranza negli affari interni, ma a livello internazionale, si trasforma in ammirazione per l’efficienza e la potenza militare di Israele” (42).
Se con la destra del “Polo della Libertà” si sono chiusi definitivamente i conflitti, per il B’naï Brith si è aperto un altro fronte, quello con il radicalprogressista Francesco Rutelli, sindaco di Roma. Egli ha avuto la malaugurata idea, nel settembre del 1995, preso da un impeto di pacificazione nazionale, di voler intitolare una strada della capitale, all’ex gerarca fascista Giuseppe Bottai (43). Questo fronte però si chiude subito come scrive Dino Martirano sul Corriere della Sera, (19/09/1995): «Stop a “Largo Giuseppe Bottai”. Ieri Francesco Rutelli ha annunciato a sorpresa di voler fare una temporanea marcia indietro dopo le tanta pressioni e proteste ricevute in questi ultimi giorni. È successo tutto in una notte. Sono le 21 di domenica quando il sindaco entra nell’istituto “Pitigliani”: lì, a Trastevere, ci sono ad attenderlo gli aderenti al Bené Berith, la potente associazione ebraica che in mezzo mondo si batte per il rispetto dei diritti umani. Rutelli ha davanti a sé professori universitari, avvocati, ingegneri, imprenditori, che senza usare mezze parole gli ricordano il dolore e la vergogna delle leggi razziali del ’38 applicate da Bottai nelle scuole: in sala ci sono anche l’architetto Bruno Zevi [figlio di Tullia Zevi] ed il medico personale del primo cittadino Massimo Finzi, che lo conosce bene da molti anni. È la svolta. Quando il sindaco abbandona la riunione, è teso, e si limita a dire: “Ci penserò attentamente”. Ma ha già in tasca il testo della dichiarazione con la quale, 12 ore dopo, congelerà lo slargo di Valle Giulia intitolata appena cinque giorni fa al ministro dell’Educazione Nazionale. (…) Così Rutelli invita in Campidoglio l’ambasciatore Bruno Bottai, il figlio del Gerarca, e lo riceve nel suo studio insieme con Guido Di Veroli, presidente del XIX distretto Europeo del “Bene Berith” (44). L’incontro a tre davanti telecamere e cronisti è brevissimo. Il sindaco misura le parole e dice di aver fretta, Di Veroli si rallegra per il rinvio e annuncia che comunicherà la “felice soluzione” alla sede centrale di Washington». Proprio da Washington era partito il Fax (che pubblichiamo) firmato da Abraham Foxman che, come già per Berlusconi, pungolava il primo cittadino della città eterna consigliandogli di tornare sui suoi passi, tanto più che “sicuramente ci saranno altre persone, nella storia di Roma, più degne di tale onore”.
Il council Janner
Quando si debbono analizzare delle forze pre politiche come il B’naï Brith (forze operanti ad un livello che non implica il dibattito palese ma solo un’influenza occulta verso i centri di potere del sistema), si rischia di deformare la realtà se ci si limita ad un’analisi settoriale della vita politica. Quindi, dopo aver visto come tutti i partiti politici più importanti, hanno, più o meno, buoni rapporti con il B’naï B’rith, sarà necessario seguire il processo inverso analizzando quali siano i rapporti diretti che legano il mondo politico ed il B’naï Brith.
Nel novembre 1990, Greville Janner, un anziano parlamentare labourista britannico e buon amico dell’A.D.L. molto preoccupato per il riemergente estremismo di destra in Francia, Germania, Belgio e nei paesi excomunisti (45), decise di creare un’organizzazione parlamentare internazionale denominata: “The Inter Parliamentary Council Against Antisemi¬tism” (I.P.C.A.A.). Questa associazione ufficialmente ha come fine quello di “contrastare l’antisemitismo nel mondo”. Ma, come apprendiamo da un rapporto inviato dallo stesso Janner, tramite il giornalista Maurizio Molinari (46) a Guido Di Veroli, i propositi del Council sono i seguenti: «1) Tenere sotto controllo le manifestazioni di antisemitismo in ogni forma e in ogni paese. 2) Informare i parlamentari e per mezzo loro, il pubblico, nelle manifestazioni di antigiudaismo. 3) Reagire agli attacchi antisemiti in ogni modo, sempre in accordo con (e con il consenso e) la cooperazione dei colleghi del Parlamento in questione. 4) Promuovere l’educazione che riguarda l’Olocausto così da prevenire attacchi antigiudaici nel futuro. 5) Promuovere contatti interreligiosi, dialogo e cooperazione. 6) Lavorare congiuntamente ad altre organizzazioni per la preparazione di inchieste sull’antisemitismo. 7) Scambiare informazioni tra parlamentari e promuovere un’azione immediata, energica e congiunta dove necessario, per combattere le manifestazioni di antisemitismo. 8) Instaurare rapporti tra Parlamenti e altre autorità e organizzazioni non governative [O.N.G.]. 9) Organizzare conferenze, seminari, visite e tutte le attività che potrebbero essere necessarie all’organizzazione per la realizzazione dei suoi propositi”. Questi scopi l’I.P.C.A.A. vorrebbe realizzarli attraverso una rete che coinvolge più di 1100 parlamentari in 88 Parlamenti (compreso quello europeo) sparsi in tutto il mondo (47). Ogni ramo dell’organizzazione è gestito in maniera differente a seconda delle circostanze: la cosa essenziale è che ciascun ramo dell’I.P.C.A.A. si serve del supporto e dell’assistenza di un membro dello staff (48) affinché l’attività proceda in maniera scorrevole ed efficiente, fatto che ha permesso di costitutire un gruppo anche all’interno del Parlamento Europeo.
Questi sono i risultati della loro attività internazionale:
Gennaio 1991: il presidente della Polonia sotto pressione di 17 paesi è spinto a condannare il nazionalismo insorgente. Walesa, in seguito condanna pubblicamente l’antisemitismo.
Agosto 1991: a Zagabria in Croazia una bomba colpisce il centro della Comunità ebraica, il Council invita il presidente Tudjman a proteggere la comunità ebraica ed egli risponde dichiarando che il governo croato avrebbe ricostruito l’edificio.
Ottobre 1991: Iliescu presidente della Romania, sollecitato dal Council promette che il suo governo combatterà e perseguirà penalmente l’antisemitismo.
Luglio 1992: il ministro degli interni argentino Manzano discute con i membri del Council le tattiche investigative e le misure legali da adottare nel suo paese.
Ottobre 1992: il governo tedesco chiede al Council di suggerire meto¬di ed iniziative per combattere il movimento neonazista (49).
Giugno 1993: in Svizzera alcuni membri del Council si sono impegnati per far approvare una legge antirazzista che penalizzi chiunque inciti all’odio ed alla discriminazione.
Novembre 1993: membri della sezione australiana hanno avuto un ruolo essenziale nel proporre al parlamento una legge sulla diffamazione razziale.
Novembre 1993: membri del Council in Francia si sono impegnati affinché l’Assemblea Nazionale approvasse una legge che punisca coloro che provocano odio e violenza in previsione delle attività dei neonazisti durante la coppa del mondo del 1998.
Dicembre 1993: in Svezia membri del Council hanno fatto in modo che l’Olocausto diventasse parte integrante del programma di studi nazionale. La sezione svedese ha proposto una mozione al Parlamento che invitava ad una maggior vigilanza contro la divulgazione di materiale revisionista sull’Olocausto.
Marzo 1994: A Parigi si è tenuta una conferenza internazionale dell’I.P.C.A.A. che ha visto partecipare membri australiani, statunitensi e britannici.
Maggio 1994: il governo britannico ha organizzato per conto del Council, una cena in onore di Re Hassan di Giordania, alla quale hanno partecipato membri del governo parlamentari e ambasciatori. Re Hassan si è congratulato con il Council per i suoi sforzi per combattre la discriminazione augurando che nasca un’organizzazione similare per combattere l’islamofobia.
L’I.P.C.A.A. sta lavorando ad alcune proposte per combattere l’odio razziale, la violenza e la discriminazione nei parlamenti italiano, ungherese ed europeo. Sempre il Council sta compilando un rapporto internazionale sulla legislazione antirazzista.
L’I.P.C.A.A. diffonde un regolare bollettino per controllare le manifestazioni di antisemitismo e le misure prese dai vari parlamenti per contrastarle.
Principali esponenti dell’I.P.C.A.A. a livello internazionale
President of Senate J. HENRY BOSTWICK (Bahamas)
President of Senate SENATOR MARCUS JORDAN (Barbados)
Premier SIR JOHN SWAN KBE JP MP (Bermuda)
President of Bulgaria PRESIDENT ZHELEV (Bulgaria)
Speaker of the Legislative Assembly SYBIL I MCLAUGHLIN (Cayman Islands)
President of House of Representatives JOSE ANTONIO VIERAGALLO (Chile)
Vice President of Croatia DR ZARKO DOMLJAN (Croatia) President of Cyprus GLAFCOS CLERIDES (Cyprus) Speaker of Parliament RITA SUSSMUTH (Germany) Speaker of House of Assembly HON ROBERT J. PELIZA (Gibraltar) Speaker of Georgia VAKHTANG GOGUADZE (Georgia) Speaker of Parliament DR GYORGY SZABAD (Hungary) Speaker of Knesset SHEVA WEISS (Israel)
President of Italy OSCAR LUIGI SCALFARO (Italy)
Crown Prince of Jordan HRH CROWN PRINCE HASSAN BIN TALAL (Jordan)
Chairmanof Supreme Soviet SERIKBOLSYN ABDILDIN (Kazakhstan)
Speaker of House of Assembly BERETITARA NEETI QPM (Kiribati)
President of Latvia GUNTIS ULMANIS (Latvia)
Chairman of the Latvian Parliament ANATOLYS GORBUNOVS (Latvia)
Presidentof Lithuania ALGIRDAS BRAZAUSKAS (Lithuania)
Prime Minister of Malta EDWARD FENECH ADAMI (Malta)
Speaker of Parliament HON DR TJITENDERO MP (Namibia)
Speaker of Parliament DAMAN NATH DHUNGA (Nepal)
President of House of Representatives DR FELIPE OSTERLING PARODI (Perù)
President of House of Deputies ROBERTO RAMIREZ DEL VILLA (Perù)
President of the Senate EDGARDO J. ANGARA (Philippines)
Prime Minister of Poland WALDEMAR PAWLAK (Poland)
Chairman Consultative Council HE ALI BIN KHALIFA AL HITMI (Qatar)
Speaker WILFRED ST CLAIR DANIEL (SaintLucia)
President of Sri Lanka J. R. JAYEWARDENE (Sri Lanka)
Speaker of the Legislative Council HON HARRY B LEGG OBE MLC (St Helena)
Speaker of Parliament INGEGARD TROEDSSON (Sweden)
Prime Minister of United Kingdom JOHN MAJOR (United Kingdom)
Speaker of House of BETTY BOOTHROYD (United Commons Kingdom)
President of Uruguay LUIS LACALLE (Uruguay)
President of Uzbekistan PRESIDENT KARIMOV (Uzbekistan)
Vice Presidentof Zambia H.E. GODFREYMIYANDA (Zambia)

La legge Mancino
Maggio 1993: in Italia alcuni parlamentari membri del Council sono stati lo strumento per proporre al parlamento una legge per combattere l’antisemitismo ed il razzismo (legge Mancino).
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…La destra italiana non è più un problema per il B’naï B’rith; sono passati gli anni (1992) in cui Lisa Palmieri Billig, in un A.D.L. International Report scriveva, riferendosi al Movimento Politico Occidentale (M.P.O.), un movimento neofascista contro il quale fu fatta una legge al limite della costituzionalità (39): “Mettere fuori legge questo movimento sarebbe un buon passo avanti (…) svastiche, stelle gialle, e slogan antisemiti non possono essere permessi ed ogni associazione che li usi deve essere dichiarata illegale”. …
39) Si tratta della “Legge Mancino” del 26/04/1993, nella cui preparazione fu attivo in modo particolare l’on. Enrico Modigliani (PRI), di origine ebraica, all’epoca presidente dell’intergruppo parlamentare che si occupò della legge. Cfr. Shalom n. 4 aprile 1993 pag. 12.
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La legge Mancino non è qualcosa di isolato nel panorama europeo. Purtroppo per noi, Obama non viene a fare in Europa i suoi discorsi sulla “libertà di parola”, che da noi non esiste in obbedienza servile alla stessa America e a Israele, che nelle loro case tutelano e mantengono quella libertà di parola che a noi non è concessa. Così in Israele, recentemente, su un canale televisivo nazionale si è potuto irridere e vilipendere i dogmi fondamentali della fede cattolica, mentre gli stessi israeliani pretendono non solo a Williamson venga tolta la parola, ma che sia nuovamente scomunicato per “leso Olocausto”. Il B’naï B’rith è un’organizzazione internazionale e sovranazionale che si avvale di suoi agenti dislocati nei parlamenti nazionali ed in tutti i centri di potere nazionale. Una legislazione che è passata con successo in un determinato paese verrà facilmente introdotta in un’altro: è questa l’Unione Europea! La legge Fabius-Gayssot precede di qualche anno quella Mancino. Il contenuto è ancora diverso, ma si procede verso la uniformità legislativa, come si è tentato da Mastella nel gennaio 2008, ministro della giustizia e non più del lavoro, di intesa con la sua collega tedesca. Riporto qui di seguito la pagina di Ratier sulla legge Fabius-Gayssot, la cui storia legislativa è quanto mai eloquente. Farla conoscere serve a far capire quali sono le tendenze in atto e le forze occulte che minano le nostre libertà in un crescendo il cui sbocco finale è un regime di terrore vero e proprio: ognuno dovrà temere di dire le cose più innocenti.
Il B’naï B’rith all’origine della legge Fabius-Gayssot
Il B’naI B’rith ha pure largamente contribuito all’adozione della legge Fabius-Gayssot del 13 luglio 1990 che istituisce ii delitto di opinione revisionista (vale a dire la proibizione di ogni ricerca storica che voglia mettere in discussione, interamente o solo in parte, il giudizio del Tribunale di Norimberga ed in particolare l’esistenza di camere a gas durante la Seconda Guerra mondiale nei Paesi dell’Est): «Esso (il B’naï B’rith) si è distinto in questi ultimi anni per le azioni senza sosta contro i revisionisti ed il loro lavoro di disinformazione sulla Shoah (24). Il revisionismo storico è stato sempre seguito, a livello mondiale, dal B’naï B’rith e dall’A.D.L. Per esempio, Abraham Foxman, direttore dell’A.D.L., si era preoccupato di spedire dagli Stati Uniti una lettera di protesta al Rettore dell’Università di Nantes ed al ministro dell’Educazione, Alain Devaquet, per chiedere che fosse tolto il titolo di dottore allo storico Henri Roques “che nel suo lavoro nega lo sterminio degli ebrei per mano dei Nazisti” (25). La Loggia Mazeltov del B‘naï B’rith di Parigi domandava ugualmente “con estrema fermezza” la condanna di questa tesi, e l’Unione Francese delle Associazioni del B’naI B’rith (U.E.A.B.B.) partecipava alla manifestazione di protesta organizzata davanti al Memorial dei martire ebreo ignoto a Parigi. Nel settembre 1987 il B’naï B’rith, soddisfatto di vedere “la classe politica francese ed europea” condannare quello che definiva “le dichiarazioni calunniose di Le Pen sulla Shoah” chiedeva la promulgazione di una legge speciale che condannasse ogni ricerca storica critica indipendente su certi episodi ed avvenimenti della Seconda Guerra mondiale, in particolare sulle camere a gas: “Noi invitiamo il nostro governo a presentare all’Assemblea Nazionale una legge che preveda la condanna di ogni pubblicazione e di ogni discorso discriminatorio di carattere razzista o antisemita. Questa legge comporterà in specie una severa condanna dì ogni negazione dello sterminio del popolo ebraico o la banalizzazione della storia di quell’epoca”. Il B’naI B’rith sarebbe stato esaudito qualche mese dopo grazie al duo Fabius-Gayssot a alla sua legge Faurissonia.
Note originali al testo:
(24) Il testo di Henri Roques non nega mai l’esistenza delle camere a gas. La tesi di letteratura comparata è in realta consacrata allo studio critico delle diverse versioni del ‘documento Gerstein’, un rapporto redatto da un ufficiale delle S.S., Kurt Gerstein, che descrive l’uccisione con il gas nel campo di Belzec nell’agosto 1942. Annullata da allora per “irregolarità amministrative”, la tesi, dal titolo Le confessioni di Kurt Gerstein, studio comparato di diverse versioni, è stato pubblicato integralmente in La Thèse de Nantes et l’affaire Roques, di André Chelain (Edizioni Polémiques), opera che non ha mai subito denuncie legali. [Questo annullamento di una tesi di laurea per “irregolarità amministrative” è un unicum di cui non ho mai sentito parlare in tutta la mia vita universitaria, da quando faccio parte di commissioni di laurea. Tecnicamente, sarebbe per me interessante sapere e capire quali mai possano essere siffatte “irregololarità amministrative”. Mi è capitato di conoscere un solo caso strano: per un banale errore nel calcolo dei voti di base ad un laureando di una facoltà di giurisprudenza italiana fu abbassato il numero dei voti che aveva già acquisito con gli esami. Di norma a questo voto di base, ottenuto dalle media dei voti di profitto moltiplicata per 11, si aggiungue un certo numero di punti a seconda di come viene valutata la tesi. Non so come andò a finire la cosa sotto il profilo amministrativo, ma il parere del preside era che la commissione dovesse riunirsi di nuovo per sanare il banale errore, ossia l’«irregolarità amministrativa». Si trattava comunque di qualcosa di sanabile. Come stessero le cose per il dottotando Roque non è detto nel libro di Rathier, giudicando fondatamente questo aspetto pretestuoso di interesse unicamente per gli addetti ai lavori – N. di A.C.]
(25) Vedi Capitolo sull’A.D.L. e lo spionaggio, pag. 208 e segg.
(in questo spazio sarà raccolta ogni altra documentazione reperibile sulla legge Mancino, sui suoi ispiratori e agenti italiani e tutto quanto altro utile sapere)

L’IPCAA in Italia
E abbastanza chiaro che questa organizzazione svolge un’attivita complementare e strettamente connessa con il B’naï Brith. In Italia infatti l’instaurazione di una sezione vera propria dell’I.P.C.A.A. sta avvenendo per mezzo della loggia di Roma del B’naï Brith e grazie all’opera di un suo membro: il giornalista Maurizio Molinari. Attualmente ne sono membri in Italia solo Oscar Luigi Scalfaro (5») e Susanna Agnelli (5). Più precisamente l’Ing. Guido Di Veroli, dopo aver ottenuto il consenso del comitato esecutivo della loggia di cui è presidente ha avviato un’azione di contatto nei confronti di quei membri del parlamento che sono più sensibili ai problemi dell’antisemitismo. Tra di essi troviamo elencati in una lista riservata del B’naï Brith, compilata da Maurizio Molinari e Giacomo Terracina i nomi di: Alfredo Biondi (El.) (), Elio Vito (EI.), Pierferdinando Casini (CCD), Ombretta Fumagalli Carulli (CCD), Massimo D’Alema (PDS), Filippo Cavazzuti (PDS), Umberto Ranieri (PDS), Franco Bassanini (PDS), Fabio Perinei (PDS), Mario Bonato (Lega Nord), Edda Fagni (R.C.), Carmine Mancuso (Verdi Rete), Gianni Mattioli (Progr.), Carmine Nardone (Progr.), Lorenzo Aquarone (PPI), Romualdo Coviello (PPI), Bruno Ferrari (PPI), Giuseppe Ayala (PRI), Cesare Dujani (Valle d’Aosta), Stefano Passigli (sin. democratica PSI), J. Widman (Sud Tirolo).
(in questo spazio sarà raccolta ogni altra documentazione , aggiornata rispetta alla data di uscita del libro di Ratier, nel 1993, reperibile sull’IPCAA operante in Italia. )

Note di Ratier
1) SETTIMIO SORANI, Che cos’è il Bené Berith, a cura della Sezione di Roma del Bené Berith, Roma 1962 pag. 8.
2) Statuto del Bené Berith Elia Benamozegh, n. 2035 Roma, pag. 3.
3) Ibidem, pag. 4 e 19.
4) Ibidem, pag. 17. L’art. 5, pag. 4, recita: “Possono far parte dell’Associazione gli ebrei che godano di indiscussa reputazione, che abbiano superato il venticinquesimo anno di età, che intendano seguire i principi dell’Ordine Internazionale dei Bené Berith, che desiderino adempiere con piena coscienza alle finalità che l’Associazione si prefigge e con disciplina alle norme che essa si è data. Essi debbono, altresì, essere in condizioni economiche da poter corrispondere alle obbligazioni finanziarie previste dalle norme statutarie e regolamentari”. Dall’articolo è chiaro quindi che il Bené Berith deve essere costituito da una élite intellettuale ed economica.
Commento: non ha chiaramente quello che si dice un carattere “democratico”, o forse lo ha nel senso abituale in Israele «l’unica democrazia del Medio Oriente» (Nota di A.C.)
5) SETTIMIO SORANI, op. cit. pag. 2.
6) SETTIMIO SORANI, op. cit. pag. 5.
7) SETTIMIO SORANI, op. cit. pag. 6 7.
8) SETTIMIO SORANI, op. cit. pag. 1.
9) The Anti Defamation League annual report 1993. pag. 13.
10) Ibidem pag. 21.
11) La madre della Jervolino era una cara amica di Sofia Cavalletti [che fu a sua volta allieva dell’ex Rabbino capo di Roma E. Zolli] esperta di giudaismo e catechesi, nonché membro del Liaison Comitee, la commissione per i rapporti ufficiali tra Vaticano e mondo ebraico, fondata dal sacerdote amico del B’naï B’rith, Padre Cornelis Adrian Rijk.
12) Shalom, n. I pag. I del 31/01/93.
13) Ibidem pag. 13. Sempre su questo argomento leggiamo: «Inoltre è importante il nuovo progetto audio visivo sulla storia ebraica fatto per le scuole italiane dall’Unione delle Comunità ebraiche italiane. Sono significativi gli sforzi compiuti dalla Comunità di S. Egidio per persuadere la C.E.I. ad includere materiale didattico sull’ebraismo nei corsi di religione della scuola pubblica» A.D.L. International report Europe: Anti Semitism in Italy di Lisa Palmieri Billig, nov. 1992 New York, pag. 5.
14) La Stampa, giovedì 10 marzo 1994, pag. 2.
15) II P. Cornelis Adrian Rijk nato nel 1921 in Olanda «dottore in studi biblici, professore di Antico Testamento al seminario di Warmond (…) collaborò con Myriam Rookmakervan Leer nel “consiglio cattolico per Israele” fondato ad Amsterdam nel 1951 e con Henri Praag, fondatore della “Leerhuis” (Casa Leer) ed animò con la sua presenza, le sue conferenze e i suoi scritti il dialogo tra ebrei e cristiani in tutta l’Olanda. Organizzò anche viaggi di studio a Gerusalemme che furono molto apprezzati. All’inizio del 1960 il prof. Rijk (…) cominciò a viaggiare attraverso il mondo per partecipare a degli incontri tra ebrei e cristiani e stabilì dei contatti con le grandi organizzazioni ebree internazionali: il Jewish Congress, il B’naï B’rith e l’American World Jewish Congress». Dal 1966 al 1972 è chiamato dal Card. Bea a dirigere la commissione per le relazioni tra ebrei e cattolici, dal 1972 al 1979 anno della sua morte, dirige il S.I.D.I.C (Centro internazionale di documentazione ebraico cristiana). (Una prospettiva nuova sugli ebrei e sull’ebraismo, S.I.D.I.C. Roma sine data, pagg. 9 10).
16) In realtà la decisione era già stata presa un anno prima nel terzo incontro del Liaison Comitee, tenutosi ad Anversa tra il 4 e il 6 dicembre 1973, i cui partecipanti avevano deciso di sostituire il B.R.J.C. del P. Rijk con la commissione per le relazioni religiose con l’ebraismo (C.R.R.J.).
17) Is interreligious dialogue good for religion? A glance at the jewish christian paradigm, di Lisa Palmieri Billig Varsavia 28/05/1995.
18) Il dialogo ebraico cristiano in “Ebrei e cristiani”. Un cammino di speranza per l’umanità. Contributo del gruppo SeFeR e del centro Pro Unione.
19) Questo passo in particolare è stato ripreso dalla dichiarazione della Conferenza dei Vescovi cattolici degli Stati Uniti del 20/11/75. Questa conferenza episcopale si distingue per la sua stretta collaborazione con il B’naï B’rith. Vedi anche nota 30.
20) Il Giornale 21/11/1992, pag. 10.
21) David Rosen, collega israeliano del rabbino Leon Klenicki direttore del dipartimento Interfaith affairs per l’A.D.L. of B’naï B’rith “è membro del concilio bilaterale permanente della S. Sede e dello Stato d’Israele, il Forum nel quale, nei diciotto mesi precedenti, è stato negoziato l’accordo Israele Vaticano” (The Anti Defamation League annual report 1993, pag. 14).
22) Lisa Palmieri Billig nasce a Vienna il 3/9/1935, e per sfuggire alle persecuzione naziste si trasferisce ancora bambina negli U.S.A. per poi tornare in Europa nel 1961 al seguito di Nahum Goldmann (presidente del Congresso mondiale ebraico), e lavorare nel suo ufficio romano. Goldmann si stabilì in Italia allo scopo di avere contatti informali con i Padri conciliari e fornire loro eventuali “suggerimenti” sulla questione ebraica. La Palmieri succede all’interno del Liaison Comitee a Joseph Lichten come osservatore del B’naï B’rith A.D.L. Nel 1982 è tra i fondatori, e primo presidente dell’amicizia ebraico cristiana di Roma, insieme ad Annie Cagiati, la quale, in seguito formerà l’associazione Cristiani contro l’antisemitismo. La Palmieri oltre ad essere rappresentante ufficiale in Italia dell’A.D.L. of B’naï B’rith svolge attualmente anche i seguenti compiti: è Vicepresidente europeo della Conferenza mondiale sulle religioni e la pace (W.C.R.P.), corrispondente dall’Italia per il Jerusalem Post, scrive inoltre sul mensile dell’Opus Dei Studi Cattolici della cui redazione romana il marito è segretario.
23) Alberto Stabile scrive di lui ne La Repubblica del 18/12/1993: «L’uomo chiave della trattativa segreta, da parte israeliana, è stato padre David Yagher, un ebreo convertito di 39 anni, giurista, ex allievo del liceo religioso “Zeitlin” di Tel Aviv, poi approdato al cattolicesimo, ed oggi presidente del Tribunale ecclesiastico di Aushin Texas».
24) Il Giornale 21/11/1992. pag. 10.
25) Sono state pubblicate 3.000 copie in ebraico, distribuite in Israele a centri importanti di informazione, mass media, biblioteche, scuole ecc. e 5.000 copie in inglese parimenti divulgate negli U.S.A.
26) Il Messaggero 21/09/1994.
27) L’Osservatore Romano, 30/09/1994.
28) The Anti Defamation League annual report 1993, pag. 14.
29) A.D.L. International report Europe: Anti Semitism in Italy di Lisa Palmieri Billig, nov. 1992 New York, pag. 5.
30) L’A.D.L. pubblica inoltre In Dialogue “una rivista dedicata alla mutua comprensione e conoscenza ebraico cristiana” e i libri della serie Within Context editi congiuntamente dalla Conferenza Episcopale Cattolica degli USA. Fra i quali vale la pena di ricordare: Guidelines for the Catechetical Presentation of Jews and Judaism in the New Testament, scritto da Eugene J. Fischer e finalizzato a fornire una sorta di guida ai catechisti ai quali si raccomanda di sottolineare l’inattendibilità storica della narrazione della Passione fatta dai Vangeli, di esaltare l’ebraicità di Gesù e degli Apostoli e di mettere in luce i punti di contatto tra la dottrina farisaica e quella di Gesù piuttosto che i punti di contrasto. Il tutto per evitare di provocare antisemitismo (cfr. pagg. 3 7 8). 31) Membro del Liaison Comitee, dal 1970, segretario del Segretariato della Conferenza episcopale degli Stati Uniti per le relazioni tra ebrei e cristiani e membro del Segretariato per gli affari ecumenici ed interreligiosi della medesima Conferenza episcopale.
32) Segretario del Comitato ebraico cattolico di Boston, editore del giornale Approcci professio¬nali per educatori cristiani (PACE.)
33) Cfr. La Bible “antijuive” interdite par la justice, in Le Monde 13/04/1995, pag. 12.
34) Shalom 30/09/1995, pag. 3.
35) La stessa Loggia che incontrò la presidente della camera, Irene Pivetti, la quale dopo un iniziale periodo di polemica con la comunità ebraica italiana è tornata sui suoi passi, tanto da assere definita da Avi Pazner: “una persona deliziosa, molto intelligente [che] mi ha assicurato di essere stata travisata”, cf. La Stampa 13/09/1995, pag. 2.
36) Cfr.: L’Indipendente 05/07/1994 pag. 6; Il Giornale 15/10/1995 pag. 9; Il Messaggero 16/10/1995; La Stampa 16/10/1995 pag. 4; Il Secolo d’Italia 17/10/1995 pag. 2; Il Secolo d’Italia 18/10/1995 pag. 2.
37) La Stampa, 14/06/1994, pag. 7.
38) Cfr. nota 14.
39) Si tratta della “Legge Mancino” del 26/04/1993, nella cui preparazione fu attivo in modo particolare l’on. Enrico Modigliani (PRI), di origine ebraica, all’epoca presidente dell’intergruppo parlamentare che si occupò della legge. Cfr. Shalom n. 4 aprile 1993 pag. 12.
40)A.D.L. International report Europe: Anti Seinitism in Italy di LISA PALMIERI BiLi.IG, nov. 1992 New York, pagg. 3 7.
41) Giacomo Terracina in Fascism and Italy: rapporto alla conferenza europea del B’naï Brith svoltasi a Roma il 26/03/1995.
42) The Italian elections and jewish concerns by LISA PALMIERI BILLIG, un memorandum della National Jewish Coinniunity Advisory Council 9 maggio 1994.
43) Questo avvenimento ha prodotto un certo malumore anche in ambienti di sinistra, teoricamente più filosemiti, ed in genere nell’opinione pubblica. Luciano Tass, direttore di Shalom, l’influente mensile della Comunità ebraica romana, ha pubblicato sul numero del 30/09/1995 uno speciale di sette pagine sull’“affaire Bottai” teso a dimostrare, lamentando la cosa, come la marcia indietro di Rutelli fosse dovuta più all’iniziativa del P.D.S. piuttosto che a quella del B’naï Brith. Il sindaco di Roma invece nel suo comunicato stampa attribuiva alle proteste di autorevoli esponenti della comunità ebraica l’impossibilità di procedere nella sua iniziativa.
44) In realtà il giornalista si sbaglia poiché Di Veroli è soltanto presidente della Loggia di Roma Elia Benamozegh, mentre il presidente del XIX distretto europeo è il rabbino svedese Melchior. 45) Cfr. The Anti Defamation League annual report 1993, pag. 8.
46) Maurizio Molinari nasce a Roma nel 1964, studia all’università ebraica di Gerusalemme ed all’Oxford Center of Jewish Studies, per poi laurearsi in scienze politiche e lettere a Roma. E stato redattore diplomatico de il Tempo e de La Voce repubblicana, nonché caporedazione de L’indipendente a Roma. Ha scritto il libro “La sinistra e gli ebrei in Italia” (Corbaccio 1995) dirige “Hananu” l’organo ufficiale della associazione per il rimboschimento di Israele.
47) Esattamente l’I.P.C.A.A. è presente nei seguenti paesi: Albania, Argentina, Australia, Austria, Bahamas, Barbados, Bielorussia, Belgio, Bermuda, Bosnia Erzegovina, Botswana, Brasile, Bulgaria, Cameroon, Canada, Cayman Islands, Cile, Cina, Croazia, Costarica, Cipro, Repubblica Ceca, Danimarca, El Salvador, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Gibilterra, Georgia, Grecia, Guatemala, Ungheria, Hong Kong, India, Irlanda, Israele, Italia, Giamaica, Giappone, Giordania, Kazakhstan, Kiribati, Kuwait, Latvia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Mauritius, Messico, Namibia, Nepal, Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Nicaragua, Oman, Norvegia, Panama, Paraguay, Perù, Filippine, Polonia, Portogallo, Qatar, Romania, Russia, Santa Lucia, Sant’Elena, Slovacchia, Spagna, Sri Lanka, St Vincent e Grenadine, Svezia, Svizzera, Tanzania, Trinidad e Tobago, Turchia, Ucraina, Regno Unito, Stati Uniti d’America, Uruguay, Uzbekistan, Venezuela, Zambia, Zimbawe.
48) Lo staff è così composto: Comitato esecutivo, Greville Janner (Presidente), Stephen Rubin (Chairman), John Allen, Keith Edelman, Un David, Basil Hyman, Abe Jaffe, Ervin Landau, Sir Ivan Lawrence, Daniel Levj, David Lewis, Johnathan Metliss, Alan Morgenthau, Sidney Samuelson, Martin Sorrell, Shirley Spitz. Comitato consultivo internazionale: S.A.R. il Duca di Devonshire, Isi Leibler, Jak V. Kamhi, Donald Spector, Lord Weidenfeld, Haward Weiss. Direttore: Jon Mendelsohn. Direttore delegato: Craig Leviton, Direttore amministrativo: Olivia Ambrose.
49) È da notare che l’A.D.L. ha fatto esattamente la medesima cosa: cfr. The Anti Defamation-League annual report 1993, pag. 13.
50) Scalfaro nel 1975 è stato a sua volta l’ideatore ed il primo presidente dell’associazione parlamentare d’amicizia Italia Israele.
51) Tutte le informazioni riguardanti l’I.P.C.A.A. sono state tratte da Briefing on inter parlainen¬tary Council against Antisemitism spedito da A. Janner a Guido Di Veroli l’11 maggio 1995.
52) Già vicepresidente dell’associazione parlamentare d’amici d’Israele.

deca



( Estratti dal volume di EMMANUEL RATIER – “MISTERI E SEGRETI DEL B’NAI B’RITH –LA PIU’ IMPORTANTE ORGANIZZAZIONE EBRAICA INTERNAZIONALE” )

2 commenti:

  1. una triste realtà conosciuta a pochi e nascosta a tanti che però se gliene parli chiudono orecchi ed occhi non c'è reazione ...questi pazzi scatenati credono di vivere in eterno a spese di altri e leccando ilc...ad un cosiddetto Dio? che dovrebbe poi essere riconoscente a questi mezzi uomini che già per quel dio un uomo intero è considerato pari ad un animale...

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  2. Sappiamo tutto e non possiamo fare nulla,che triste realtà...

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