SOROS PAPERS III €uropee 2014: come la Open Society ci spiò su Twitter
di Francesco Galofaro, Politecnico di Milano
Con questo articolo Marx XXI prosegue la pubblicazione degli approfondimenti sui Soros papers. Questa volta ci occupiamo di un documento riservato della Fondazione Open Society che mostra come la lobby di Soros abbia speso 6 milioni di dollari per intervenire nelle elezioni europee del 2014. Il documento fa parte di un dossier pubblicato da DC Leaks, purtroppo non più on-line. Come sempre riportiamo in nota l'indirizzo al quale ci è stato possibile reperirlo [1]. A quanto ci risulta il documento è passato inosservato alla stampa italiana nonostante sia pubblico dal 2016.
Con questo articolo Marx XXI prosegue la pubblicazione degli approfondimenti sui Soros papers. Questa volta ci occupiamo di un documento riservato della Fondazione Open Society che mostra come la lobby di Soros abbia speso 6 milioni di dollari per intervenire nelle elezioni europee del 2014. Il documento fa parte di un dossier pubblicato da DC Leaks, purtroppo non più on-line. Come sempre riportiamo in nota l'indirizzo al quale ci è stato possibile reperirlo [1]. A quanto ci risulta il documento è passato inosservato alla stampa italiana nonostante sia pubblico dal 2016.
Come spendere sei milioni di dollari per orientare l'opinione pubblica europea
In occasione delle scorse elezioni europee del 2014, la Open Society Initiative for Europe (OSIFE) ha finanziato progetti per più di 6 milioni di dollari a oltre 90 organizzazioni partner appartenenti agli Stati europei più diversi allo scopo di influenzare le elezioni europee. A provarlo, la lista dei progetti e delle organizzazioni non governative finanziate, completa degli ambiti territoriali di intervento e dei referenti.
Trattandosi di un dossier molto corposo, dedicherò questa terza parte al problema della manipolazione dell’informazione operata dalla fondazione open society, rimandando alle prossime uscite alcune considerazioni più generali sul modus operandi della lobby di Soros.
La manipolazione dei media
A prima vista, il meccanismo è trasparente: si tratta di borse (grants) attribuite alle ONG sulla base di progetti presentati alla fondazione. In realtà nel loro insieme i progetti lasciano intravvedere un obiettivo molto meno chiaro: il tentativo di manipolare i mezzi di comunicazione di massa e più in genere l'opinione pubblica. Cosa si intende per manipolazione? La normale propaganda elettorale operata da partiti e movimenti politici non può essere certamente considerata una “manipolazione”, in quanto fa parte delle regole della competizione elettorale. Quando leggo il volantino di una forza politica, mi è ben chiaro chi mi si rivolge e a quali scopi. Tuttavia, la maggior parte delle iniziative che leggiamo nel documento nascondono il reale emittente della campagna e i suoi motivi; associano messaggi politicamente orientati a inviti più generici alla partecipazione al voto; nascondono il messaggio elettorale sotto le mentite spoglie del questionario, dell'indagine scientifica o del gioco; invadono la privacy degli utenti per profilarli. Vediamo subito gli esempi più eclatanti.
Spiare gli utenti di Twitter
A p. 5 scopriamo il progetto Mobilizing the vote through social media in 2014. Ecco lo scopo del progetto, nella descrizione del proponente (la traduzione è mia): «rendere disponibili strumenti per i social media alle organizzazioni della società civile in tutta Europa, in modo che possano mobilitare le persone in modo più efficace per votare alle elezioni europee del 2014. Demos produrrà strumenti e tecniche, ad esempio software open source, utilizzabili per analizzare i dati di Twitter in tempo reale, al fine di consentire agli intervistatori di aumentare i partecipanti ai gruppi target. Questi strumenti saranno resi disponibili online gratuitamente. Demos formerà anche difensori (advocates) e gruppi della società civile interessati alla partecipazione civica e politica attraverso una serie di workshop di due giorni in Francia, Grecia, Ungheria, Italia, Paesi Bassi e Regno Unito». Il progetto è stato finanziato con 130 mila euro.
Chi ha tentato di profilarci
Il progetto è presentato da DEMOS, una sigla inglese che si auto-definisce un cross-party think-tank, un “gruppo di esperti trasversale” e che offre servizi di consulenza su temi come “leadership etica”, analisi dei social media e strategie per combattere la radicalizzazione [2].
Se gli strumenti per profilare gli utenti di twitter e targetizzare la campagna di persuasione sono davvero stati realizzati, l'organizzazione se li è tenuti stretti: non sono comunque disponibili sul sito, dove troviamo invece molti rapporti di analisi della comunicazione su twitter, oltre a una guida a criptovalute e blockchain per l'amministratore pubblico [3] piuttosto significativa per comprendere l'orientamento dell'organizzazione.
EUVOX: un progetto del Parlamento €uropeo
Cospicui finanziamenti riguardano la realizzazione di applicazioni per il web. Ad esempio, 25mila dollari sono stati spesi per un gioco di ruolo interattivo rivolto ai giovani disinteressati alla politica. Tra gli altri progetti, 117 mila dollari sono stati stanziati per la realizzazione di EUVOX, uno strumento per consigliare gli elettori circa il voto (al momento non più online). Si tratta di una delle innumerevoli applicazioni che ci pongono una lista di domande sui temi più importanti delle elezioni, e poi ci posizionano nel panorama elettorale.
L'applicazione, sviluppata da Kieskompas [4], era accessibile da tutti i Paesi europei. Ulteriori 22.250 dollari sono stati stanziati per pubblicizzare quest'app su Facebook, e 15.000 dollari sono andati a finanziare una riunione, definita “di alto livello”, dove presentare una ricerca sui dati raccolti sugli utenti. Un dettaglio importante: oltre alla fondazione Open Society, EUVOX è stato co-finanziato dal Direttorato generale per le comunicazioni del Parlamento €uropeo [5].
Decidere l'agenda politica
Possiamo chiederci che influenza abbiano davvero sulle decisioni di voto le VAA (Voter Advicer Application, “programma consigliere dell'elettore”) come Euvox. Ad esempio, quello proposto da Repubblica per le elezioni del 2018 era particolarmente rozzo, visto che addirittura mancavano liste come Potere al Popolo [6].
Occorre considerare che questi strumenti, senza suggerirci che posizione prendere in merito ai temi su cui ci chiedono di schierarci, fissano tuttavia la graduatoria dei problemi da dibattere: in questo modo, questioni come la sanità pubblica o i diritti del mondo del lavoro, assenti o quasi dai questionari, passano in secondo piano. E' un effetto sociale dei media noto come agenda setting [7].
Mappe politiche arbitrarie
A maggior ragione, allora, la scelta – arbitraria - degli assi che collocano forze politiche ed elettori in una mappa diviene uno strumento che serve ai propositi dei committenti. Ad esempio, troviamo “fiducia-sfiducia nelle istituzioni” nel caso di Repubblica, mentre nel caso di EUVOX è stato usato un asse “eurofili-euroscettici”. Se, ad esempio, quest'ultimo asse fosse stato usato da Repubblica per la propria VAA, la mappa dei Partiti non avrebbe certamente visto Forza Italia accanto alla Lega, ma notevolmente più vicina al PD. In questo modo la vicinanza o lontananza dei partiti tra loro e la relativa posizione dell'elettore può cambiare significativamente. Suggerire all'elettore che Forza Italia e la Lega hanno posizioni vicine, o che – al contrario – Forza Italia e PD sono molto simili non è indifferente. Se ne conclude che gli assi non danno una rappresentazione “oggettiva” dell'elettore, ma attribuiscono un'interpretazione alle elezioni, costruendo il significato dei comportamenti di voto.
Un sistema integrato di comunicazione
Se cerchiamo EUVOX su un motore di ricerca, ci imbattiamo in un cospicuo numero di pagine che ce lo consigliano caldamente. Dove nasce una passione tanto disinteressata? E' presto detto. Tra gli altri siti, troviamo New Europeans [8]. Se consultiamo il nostro documento, scopriremo che il sito ha ricevuto 48.558 dollari dalla Fondazione per produrre contenuti multilingue che stimolino la partecipazione al voto dei cittadini europei immigrati nel Regno Unito. Euvox – oltre a un insieme di altri siti finanziati da Soros – è consigliato anche dalla European Women's Lobby [9], che ha ricevuto 98.465 dollari per selezionare il primo gruppo di undici leader donne appartenenti a minoranze da addestrare nei campi del populismo, comunicazione, risposta a commenti sessisti e da candidare al parlamento europeo per le elezioni venture. La rete di media nuovi e tradizionali costruita dalla Open society ha dimensioni impressionanti: ci proponiamo nella prossima puntata dell'inchiesta di ricostruire puntualmente il “sistema Soros” di manipolazione dell'informazione.
La manipolazione degli elettori
Dedico lo spazio conclusivo di questa puntata ad alcune considerazioni su EUVOX e sulla profilazione di Twitter. Ricordo che Cambridge Analytica è stata per mesi nell'occhio del ciclone per un progetto del tutto paragonabile a quello finanziato da Open Society Foundation. Certamente il budget di Cambridge Analytica era superiore, ma gli scopi sono gli stessi: realizzare una profilazione efficace (nel nostro caso addirittura in tempo reale) per meglio “targetizzare” (mi scuso per l'orribile barbarismo) i messaggi in cui si concretizza l'azione persuasiva del committente. Target, ovvero bersaglio, è il vocabolo che da sempre rende bene l'idea del modo in cui alcune discipline della comunicazione considerano l'interlocutore e più in generale l'essere umano.
Un discorso solo superficialmente diverso vale per EUVOX, che non agisce a nostra insaputa ma ci chiede di rispondere a un insieme di domande e in cambio ci posiziona in una mappa di forze politiche. Dietro la manipolazione pseudo-scentifica qui rinveniamo un meccanismo di un certo interesse semiotico. La privacy è un concetto recente. Comprenderne l'importanza implica l'acquisizione di una consapevolezza. In realtà ci fa piacere essere osservati e giudicati: un tempo, era una funzione svolta dagli Dei; oggi dagli algoritmi. Il soggetto risulta costantemente infantilizzato rispetto a un “Padre” di ordine trascendente, dall'intelligenza misteriosa e di difficile comprensione In questo modo, Euvox ci assoggetta a una struttura più ampia che conferisce ordine e senso al nostro agire di elettori.
Una manipolazione intenzionale
Ci terrei a sottolineare che non intendo pronunciarmi circa la reale efficacia di queste tecniche – una verifica puntuale è un problema di discipline come la statistica o la sociologia della cultura. Quel che vorrei provare è l'intenzionalità della manipolazione. Sia EUVOX sia il progetto DEMOS cercano di sfruttare le nostre vulnerabilità reali o presunte sotto un profilo psicologico. Si tratta di una tecnica ben nota, che qui si ripresenta a noi nella sua versione contemporanea. Come scrive Chomsky, «i rapidi progressi della scienza hanno creato un crescente divario tra le conoscenze della gente e quelle di cui dispongono e che utilizzano le élites dominanti […] Il sistema è riuscito a conoscere l'individuo comune molto meglio di quanto egli non conosca se stesso. Ciò comporta che, nella maggior parte dei casi, il sistema esercita un più ampio controllo ed un maggior potere sulla gente, ben maggiore di quello che la gente esercita su se stessa [10]».
NOTE
[1] https://www.scribd.com/document/343846323/European-Election-Portfolio-Review-Annex-i-Ee14-Project-List-of-All-Elections-Related-Grants-3?secret_password=m3V6G7QksxsGSFvjnXa4#download&from_embed
[2] https://www.demos.co.uk/demos-projects/
[3] https://www.demos.co.uk/research-area/casm/
[4] http://www.kieskompas.nl/en/
[5] http://www.fuds.si/sites/default/files/research_profile_sass_0.pdf
[6] Ringrazio Alessandro Pascale per la segnalazione: http://www.repubblica.it/politica/2018/02/07/news/partitometro_gioca_e_scopri_che_elettore_sei-188194311/[7] Cfr. Mauro Wolf, Teorie delle comunicazioni di massa, Milano, Bompiani, XI ed. 1994.
[8] https://neweuropeans.net/article/275/which-party-should-i-vote.
[9] https://www.womenlobby.org/European-elections-coming-up-some-useful-websites?lang=en
[10] N. Chomsky, “Le dieci regole per il controllo sociale”, in Media e potere, Lecce, Bepress, 2014.
[11] Abbiamo trovato il documento a questo indirizzo: https://legacy.gscdn.nl/archives/images/soroskooptbrussel.pdf (visitato il 30 luglio 2018).
deca
SOROS PAPERS IV: come la Open Society Foundation
influenzò l’opinione pubblica durante le elezioni €uropee del 2014
di Francesco Galofaro, Politecnico di Milano
Con la scorsa puntata dell’inchiesta ci siamo occupati del sistema di comunicazione politica approntato dalla fondazione Open Society in previsione delle elezioni €uropee del 2014, in occasione delle quali furono investiti sei milioni di dollari allo scopo di manipolare l’opinione pubblica. La nostra fonte è un documento riservato della Open Society Foundation, pubblicato da DC Leaks nel 2016 [1].
Per dimostrare che di manipolazione si tratta, e non di semplice propaganda, abbiamo già presentato due casi eclatanti: la realizzazione di una applicazione di tipo VAA, per suggerire all’elettore il partito da votare, e la profilazione degli utenti twitter in tempo reale per migliorare l’efficacia della propaganda a loro indirizzata.
Con la scorsa puntata dell’inchiesta ci siamo occupati del sistema di comunicazione politica approntato dalla fondazione Open Society in previsione delle elezioni €uropee del 2014, in occasione delle quali furono investiti sei milioni di dollari allo scopo di manipolare l’opinione pubblica. La nostra fonte è un documento riservato della Open Society Foundation, pubblicato da DC Leaks nel 2016 [1].
Per dimostrare che di manipolazione si tratta, e non di semplice propaganda, abbiamo già presentato due casi eclatanti: la realizzazione di una applicazione di tipo VAA, per suggerire all’elettore il partito da votare, e la profilazione degli utenti twitter in tempo reale per migliorare l’efficacia della propaganda a loro indirizzata.
Nonostante questi fatti siano noti dal
2016, sembrano essere passati inosservati, al contrario di quello del
tutto analogo che ha coinvolto Facebook e Cambridge Analytica riguardo
alle presidenziali americane. In questa puntata dell’inchiesta mi
propongo di ricostruire la rete di comunicazione della Open Society
evidenziando i meccanismi volti alla manipolazione dei giornalisti e
dell’opinione pubblica.
Le caratteristiche di un sistema di comunicazione
Come ci insegna la cibernetica, che Soros ha provato di conoscere piuttosto bene nel formulare i suoi modelli economici, un buon sistema di comunicazione prevede sei elementi: un emittente e un ricevente, tra i quali si stabilisce un canale. E’ poi necessario un codice, condiviso tra i due, che ottimizzi l’efficienza del canale. Infine, occorrono un messaggio da trasmettere e una funzione di retroazione o di controllo dell’efficacia della comunicazione stessa. Tutte queste funzioni sono assolte normalmente dal linguaggio durante gli scambi linguistici quotidiani [2].
La costruzione di un sistema di comunicazione efficace implica un lavoro su tutti gli elementi che abbiamo visto. Bisogna, naturalmente, lavorare sui contenuti del messaggio da trasmettere; sugli emittenti – ad esempio, i giornalisti – perché li producano nel modo desiderato; sui codici da impiegare, a seconda del destinatario (linguaggi giovanili; ironia; o al contrario scientificità e rigore); sui canali da impiegare (media tradizionali e nuovi); sugli stessi destinatari, perché si comportino nel modo desiderato (non solo votando per i partiti ‘amici’, ma anche ritrasmettendo il messaggio alle proprie reti).
Occorre poi esercitare una funzione di controllo piuttosto delicata sull’efficacia della propria comunicazione – ce ne siamo occupati in parte nella scorsa puntata, ma molte sono le iniziative volte allo studio sull’efficacia dei messaggi da un punto di vista accademico. Come vedremo, nessuna di queste funzioni è stata trascurata dal sistema di Soros.
Nuovi media
La rete di canali che sfruttano i nuovi media è molto ampia. 130 mila dollari sono andati a finanziare la testata online euobserver [3]; 50 mila dollari sono andati a finanziare il blog francese Bondy Blog. Tutte queste testate dichiarano orgogliosamente di far parte della “stampa libera” e nessuna riporta il maxifinanziamento ricevuto da Soros – anche questo prova l’intento chiaramente manipolatorio di una fondazione che non agisce allo scoperto.
Anche la pubblicità on-line non è stata trascurata: Transparency International Latvia – Delna ha ricevuto 13.000 dollari per impiegare Google ADWords e Facebook allo scopo di convogliare almeno centomila visitatori sulla propria pagina.
Media tradizionali
I nuovi media non sostituiscono i canali tradizionali della comunicazione politica: piuttosto, li affiancano e ne cambiano le funzioni. Nessuna campagna potrebbe funzionare senza ricorrere anche ai media tradizionali. Così anche in questo campo troviamo una lista interessante.
OSF Prague, un'articolazione locale della fondazione, ha ricevuto 30 mila dollari per una campagna mediatica europea che ricordi l'anniversario dell'ingresso della Repubblica Ceca nell'EU. 20 mila dollari sono andati a finanziare the “Migrant Voice”, una rivista cartacea inglese.
Produrre contenuti creativi ed efficaci
Ovviamente, la moltiplicazione dei canali sui nuovi e vecchi media richiede una produzione di contenuti su vasta scala e in diverse lingue. Per questo, 261 mila dollari sono stati devoluti alla €uropean Cultural Foundation per un progetto volto a coinvolgere la comunità dei creativi, videomakers, artisti, nella produzione di contenuti rivolti alle reti sociali e alle piattaforme digitali per tutta l'€uropa.
Altri 95 mila dollari sono andati al Political Capital Institute, per la produzione di analisi, infografiche e video rivolti contro partiti euroscettici, etnocentrici o di estrema destra. 50.000 dollari sono andati all'associazione ungherese Prospect Muhely Alapitvany per un progetto denominato “List of shame”, che potremmo tradurre con “lista di proscrizione”.
Influenzare i giovani
Più in piccolo, il Media Diversity Institute ha ricevuto 50 mila dollari per realizzare campagne mediatiche rivolte ai giovani che diffondessero storie positive riguardo all'emigrazione e rispondessero con l'umorismo ai politici xenofobi. L'area di intervento era costituita da Regno Unito, Ungheria, Grecia e Italia. Sempre a rivolgersi ai giovani, 10.000 dollari sono serviti a realizzare sei video in Lituania (un progetto del Lithuanian Youth Council). Sempre a incoraggiare la partecipazione dei giovani, in questo caso sloveni, un finanziamento di 10 mila dollari che ne impiegasse il linguaggio e che impiegasse celebrità come testimonial della campagna.
Lo stesso è accaduto in Germania, dove Progressive Zentrum ha ricevuto 25 mila dollari coinvolgendo la nazionale di calcio per una campagna condotta su Facebook e Twitter. Ancora, il discutibile hashtag #DON't masturHATE dà il titolo di un progetto volto a contrastare i discorsi di odio esponendoli al ridicolo. Lo scopo del progetto è l'organizzazione di workshop rivolti ad attivisti e responsabili di ONG per addestrarli sui temi della comunicazione e della pubblicità. In questo caso il proponente è la OSF locale di Bratislava e l'investimento è di 45 mila dollari.
Fact Checking
Non tutti i destinatari della fondazione Open Society sono giovani. La necessità di dare una parvenza di obiettività al proprio discorso, contrapposta alle fantasie ideologiche del populismo e dell’estremismo, porta al così detto Fact Checking, che ci ha assillato anche durante la scorsa campagna elettorale italiana. NumbersEU ha ricevuto 15 mila dollari per mantenere un sito con un impiegato che si occupasse a tempo pieno di questa attività per tutta l'Europa. 50.000 dollari sono stati devoluti all IG Kultur Osterreich per realizzare un workshop sul fact-checking, in realtà rivolto allo sviluppo di contenuti satirici.
L'associazione tra fact cheking e denigrazione dell'avversario è anche l'obiettivo di EUROPEUM - Institute for €uropean Policy (50 mila dollari) attivo in Repubblica Ceca, Ungheria e Slovacchia; altri 10 mila euro sono andati a Stichting Eurofacs, per il progetto europeo “Pinocchio's election campaign”. In un modo o nell'altro, in ogni caso, la gran parte dei progetti finanziati si propone di contrapporre il “controllo dei fatti” al “populismo”, allo stesso modo in cui un tempo si contrapponeva la propria verità alla propaganda altrui.
Il reclutamento “ideologico” dei giornalisti
Come prova l’elenco dei giornalisti europei prezzolati dallo zar rivelato dai bolscevichi dopo il ‘17, la stampa è da sempre in vendita al migliore offerente. Le strategie della fondazione, tuttavia, sono più sottili. Ad esempio, 30 mila dollari sono stati devoluti a Euobserver ASBL per un premio rivolto a chi produca 32 articoli nel mese della campagna elettorale.
Alla stessa organizzazione sono andati 75 mila dollari per creare un network di “giornalisti indipendenti” in tutte le capitali europee. 27 mila dollari hanno finanziato un workshop rivolto ai giornalisti di grido e ai professionisti della comunicazione per renderli consapevoli dell'impatto diretto che i loro articoli sull'€uropa hanno nell'ascesa di movimenti populisti, xenofobi o euroscettici, e perché condividano le proprie competenze in modo da trattare i temi europei senza promuovere la causa di questi movimenti.
Dunque, non si corrompono i giornalisti. Si lascia loro l’impressione di essere liberi. Li si fa assumere da qualcun’altro, o li si invita a conferenze selettive in hotel eleganti, o ancora li si premia, se giovani, per il loro impegno, costruendo la ‘figura’ del giornalista di grido, dell’influencer, del portavoce di una élite di cui ritiene, realmente e in tutta onestà, di far parte.
deca
Le caratteristiche di un sistema di comunicazione
Come ci insegna la cibernetica, che Soros ha provato di conoscere piuttosto bene nel formulare i suoi modelli economici, un buon sistema di comunicazione prevede sei elementi: un emittente e un ricevente, tra i quali si stabilisce un canale. E’ poi necessario un codice, condiviso tra i due, che ottimizzi l’efficienza del canale. Infine, occorrono un messaggio da trasmettere e una funzione di retroazione o di controllo dell’efficacia della comunicazione stessa. Tutte queste funzioni sono assolte normalmente dal linguaggio durante gli scambi linguistici quotidiani [2].
La costruzione di un sistema di comunicazione efficace implica un lavoro su tutti gli elementi che abbiamo visto. Bisogna, naturalmente, lavorare sui contenuti del messaggio da trasmettere; sugli emittenti – ad esempio, i giornalisti – perché li producano nel modo desiderato; sui codici da impiegare, a seconda del destinatario (linguaggi giovanili; ironia; o al contrario scientificità e rigore); sui canali da impiegare (media tradizionali e nuovi); sugli stessi destinatari, perché si comportino nel modo desiderato (non solo votando per i partiti ‘amici’, ma anche ritrasmettendo il messaggio alle proprie reti).
Occorre poi esercitare una funzione di controllo piuttosto delicata sull’efficacia della propria comunicazione – ce ne siamo occupati in parte nella scorsa puntata, ma molte sono le iniziative volte allo studio sull’efficacia dei messaggi da un punto di vista accademico. Come vedremo, nessuna di queste funzioni è stata trascurata dal sistema di Soros.
Nuovi media
La rete di canali che sfruttano i nuovi media è molto ampia. 130 mila dollari sono andati a finanziare la testata online euobserver [3]; 50 mila dollari sono andati a finanziare il blog francese Bondy Blog. Tutte queste testate dichiarano orgogliosamente di far parte della “stampa libera” e nessuna riporta il maxifinanziamento ricevuto da Soros – anche questo prova l’intento chiaramente manipolatorio di una fondazione che non agisce allo scoperto.
Anche la pubblicità on-line non è stata trascurata: Transparency International Latvia – Delna ha ricevuto 13.000 dollari per impiegare Google ADWords e Facebook allo scopo di convogliare almeno centomila visitatori sulla propria pagina.
Media tradizionali
I nuovi media non sostituiscono i canali tradizionali della comunicazione politica: piuttosto, li affiancano e ne cambiano le funzioni. Nessuna campagna potrebbe funzionare senza ricorrere anche ai media tradizionali. Così anche in questo campo troviamo una lista interessante.
OSF Prague, un'articolazione locale della fondazione, ha ricevuto 30 mila dollari per una campagna mediatica europea che ricordi l'anniversario dell'ingresso della Repubblica Ceca nell'EU. 20 mila dollari sono andati a finanziare the “Migrant Voice”, una rivista cartacea inglese.
Produrre contenuti creativi ed efficaci
Ovviamente, la moltiplicazione dei canali sui nuovi e vecchi media richiede una produzione di contenuti su vasta scala e in diverse lingue. Per questo, 261 mila dollari sono stati devoluti alla €uropean Cultural Foundation per un progetto volto a coinvolgere la comunità dei creativi, videomakers, artisti, nella produzione di contenuti rivolti alle reti sociali e alle piattaforme digitali per tutta l'€uropa.
Altri 95 mila dollari sono andati al Political Capital Institute, per la produzione di analisi, infografiche e video rivolti contro partiti euroscettici, etnocentrici o di estrema destra. 50.000 dollari sono andati all'associazione ungherese Prospect Muhely Alapitvany per un progetto denominato “List of shame”, che potremmo tradurre con “lista di proscrizione”.
Influenzare i giovani
Più in piccolo, il Media Diversity Institute ha ricevuto 50 mila dollari per realizzare campagne mediatiche rivolte ai giovani che diffondessero storie positive riguardo all'emigrazione e rispondessero con l'umorismo ai politici xenofobi. L'area di intervento era costituita da Regno Unito, Ungheria, Grecia e Italia. Sempre a rivolgersi ai giovani, 10.000 dollari sono serviti a realizzare sei video in Lituania (un progetto del Lithuanian Youth Council). Sempre a incoraggiare la partecipazione dei giovani, in questo caso sloveni, un finanziamento di 10 mila dollari che ne impiegasse il linguaggio e che impiegasse celebrità come testimonial della campagna.
Lo stesso è accaduto in Germania, dove Progressive Zentrum ha ricevuto 25 mila dollari coinvolgendo la nazionale di calcio per una campagna condotta su Facebook e Twitter. Ancora, il discutibile hashtag #DON't masturHATE dà il titolo di un progetto volto a contrastare i discorsi di odio esponendoli al ridicolo. Lo scopo del progetto è l'organizzazione di workshop rivolti ad attivisti e responsabili di ONG per addestrarli sui temi della comunicazione e della pubblicità. In questo caso il proponente è la OSF locale di Bratislava e l'investimento è di 45 mila dollari.
Fact Checking
Non tutti i destinatari della fondazione Open Society sono giovani. La necessità di dare una parvenza di obiettività al proprio discorso, contrapposta alle fantasie ideologiche del populismo e dell’estremismo, porta al così detto Fact Checking, che ci ha assillato anche durante la scorsa campagna elettorale italiana. NumbersEU ha ricevuto 15 mila dollari per mantenere un sito con un impiegato che si occupasse a tempo pieno di questa attività per tutta l'Europa. 50.000 dollari sono stati devoluti all IG Kultur Osterreich per realizzare un workshop sul fact-checking, in realtà rivolto allo sviluppo di contenuti satirici.
L'associazione tra fact cheking e denigrazione dell'avversario è anche l'obiettivo di EUROPEUM - Institute for €uropean Policy (50 mila dollari) attivo in Repubblica Ceca, Ungheria e Slovacchia; altri 10 mila euro sono andati a Stichting Eurofacs, per il progetto europeo “Pinocchio's election campaign”. In un modo o nell'altro, in ogni caso, la gran parte dei progetti finanziati si propone di contrapporre il “controllo dei fatti” al “populismo”, allo stesso modo in cui un tempo si contrapponeva la propria verità alla propaganda altrui.
Il reclutamento “ideologico” dei giornalisti
Come prova l’elenco dei giornalisti europei prezzolati dallo zar rivelato dai bolscevichi dopo il ‘17, la stampa è da sempre in vendita al migliore offerente. Le strategie della fondazione, tuttavia, sono più sottili. Ad esempio, 30 mila dollari sono stati devoluti a Euobserver ASBL per un premio rivolto a chi produca 32 articoli nel mese della campagna elettorale.
Alla stessa organizzazione sono andati 75 mila dollari per creare un network di “giornalisti indipendenti” in tutte le capitali europee. 27 mila dollari hanno finanziato un workshop rivolto ai giornalisti di grido e ai professionisti della comunicazione per renderli consapevoli dell'impatto diretto che i loro articoli sull'€uropa hanno nell'ascesa di movimenti populisti, xenofobi o euroscettici, e perché condividano le proprie competenze in modo da trattare i temi europei senza promuovere la causa di questi movimenti.
Dunque, non si corrompono i giornalisti. Si lascia loro l’impressione di essere liberi. Li si fa assumere da qualcun’altro, o li si invita a conferenze selettive in hotel eleganti, o ancora li si premia, se giovani, per il loro impegno, costruendo la ‘figura’ del giornalista di grido, dell’influencer, del portavoce di una élite di cui ritiene, realmente e in tutta onestà, di far parte.
[2]
Jakobson, R., 1963, Essais de linguistique générale, Paris, Minuit;
trad. it. Saggi di linguistica generale, Milano, Feltrinelli, 1966, pp.
185-186
deca
QUESTO INDIVIDUO CHE MI PROIBISCO DI DEFINIRE ESSERE UMANO,E' UN DEMONIO, SATANA IN TERRA, DOVREBBERO RICHIUDERLO IN UNA PROFONDA CAVERNA A PANE ED ACQUA PER ESPIARE TUTTO IL MALE CHE HA E CONTINUA A PROCURARE ALL'UMANITA'
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