mercoledì 6 maggio 2020

LA 13^ TRIBU' del genocidio umano

 
LA TREDICESIMA TRIBU'

I CAZARI E L'ORIGINE DEGLI EBREI DELL'EUROPA ORIENTALE


(rielaborazione del saggio di Arthur Koestler del 1976)
A nord del Caucaso nel settimo secolo d.C. si formò un impero la cui popolazione, di origine turca, aderì in massa all'ebraismo. Queste genti, che non avevano niente a che fare con la Palestina, in seguito migrarono verso l'Europa, ed è da esse che deriva la gran parte della comunità ebraica mondiale.
 

Veduta aerea degli scavi della fortezza cazara di Sarkel, lungo il Don, condotti negli anni '30 del Novecento, oggi l'area è sommersa da un lago artificiale, casualmente ......
“In Cazaria pecore, miele ed ebrei si trovano in grande abbondanza”
Al-Muqaddasi, "Descriptio Imperii Moslemici", X secolo

nota introduttiva............................................................. p.2
1. L'ORIGINE E L'APOGEO...........................................  P.3
2. LA CONVERSIONE....................................................P.27
3. IL DECLINO...............................................................P.40
4. LA CADUTA................................................................P.52
5. L'ESODO.................................................................... P.58
6. LEGGENDE RENANE............................................... P.63
7. L'ORIGINE DELL'YIDDISH...................................... P.66

nota introduttiva :
Il presente testo è un riassunto, rielaborato, del saggio di Arthur Koestler -- La tredicesima tribù. L'impero cazaro e la sua eredità -- , pubblicato per la prima volta nel 1976 in Inghilterra, ove l'autore viveva da tempo.

Si tratta di uno dei vari testi del filone storiografico che riporta alla realtà il mito dell'esilio del popolo ebraico dall'antico Israele, dimostrando che dal punto di vista etnico gran parte degli ebrei dell'Europa orientale, e dunque dell'odierna comunità ebraica mondiale, discende dai cazari, una popolazione di ceppo turco (ecco quindi spiegati i loro preponderanti nasi adunchi, non presenti nei giudei sefarditi) che originariamente abitava a nord del Caucaso, e tra il settimo e il decimo secolo d.C. diede vita a un vasto impero medievale.

Questo affascinante libro è stato tradotto in molte lingue, tuttavia un'edizione in ebraico praticamente non esiste, visto che a quanto pare l'unica data alle stampe, nel 1999 per conto di un editore privato di Gerusalemme, non fu mai distribuita.
In precedenza, l'ultimo testo in ebraico che si occupasse dei cazari, intitolato Cazaria. Storia di un impero ebraico, era uscito nel lontano 1951 a Tel Aviv, nel neonato Israele, ad opera dello storico Abraham Poliak.
Koestler fu a suo tempo un militante sionista, e fino alla fine dei suoi giorni non smise mai di sostenere l'esistenza dello stato di Israele. Intuendo che il proprio lavoro potesse rappresentare un colpo al mito del sionismo, nelle pagine finali si sentì in dovere di ribadire la propria fede politica:
...mi rendo conto del pericolo che, con malizia, esso possa venire interpretato erroneamente come una negazione del diritto a esistere dello Stato di Israele. Ma il fondamento di quel diritto non sta, si badi, nelle ipotetiche origini del popolo ebraico, né nell'alleanza mitologica di Abramo con Dio; esso si fonda sul diritto internazionale, cioè sulla decisione presa dalle Nazioni Unite nel 1947...A prescindere dalle origini etniche dei cittadini israeliani, e anche dalle illusioni che essi nutrono circa tali origini, il loro Stato esiste de jure e de facto...
Questa dichiarazione evidentemente non bastò, perché il sionismo tiene molto alle giustificazioni di carattere etnico per portare avanti la colonizzazione della Palestina.
All'uscita del libro, l'ambasciatore israeliano in Gran Bretagna lo definì "un'iniziativa antisemita finanziata dai palestinesi". L'organo dell'Organizzazione Sionista Mondiale espresse la preoccupazione che "Il libro, grazie ai suoi elementi di esotismo e alla notorietà di Koestler, rischia di attrarre un pubblico di lettori ebrei privi non solo di una consapevolezza storica ma anche di senso critico, che potrebbero prendere alla lettera la sua ipotesi e relative implicazioni". [quanta paura hanno gli sporchi giudei sionisti che il loro castello di carte crolli miseramente .....]
Zvi Ankori, professore del Centro per la storia degli ebrei dell'Università di Tel Aviv, propose di interrogarsi sulle motivazioni psicologiche che avevano spinto Koestler a mutuare la vecchia tesi di Poliak, già “rigettata” in passato e potenzialmente dannosa per Israele nel presente. In seguito anche il professor Shelomoh Simonsohn, collega di Ankori all'Università di Tel Aviv, si domandò se dietro l'interesse di Koestler per i cazari non ci fossero i suoi problemi identitari d' immigrato dell'Europa orientale nel contesto della cultura inglese. Ed anche Simonsohn, come Ankori, si premurò di precisare che la fonte delle infondate “calunnie” in merito all'origine degli ebrei dell'Europa orientale era il loro collega Abraham Poliak.
Il filone mistificatore storiografico sionista tradizionale continua a sostenere, senza alcun riscontro storico, che gli ebrei dell'Europa orientale vengano dalla Germania (infatti la denominazione corrente è ashkenaziti, dal nome ebraico della Germania nel Medioevo). E questo filone sostiene che gli ebrei sarebbero giunti in Germania dall'antico Israele, dopo essersi temporaneamente fermati a Roma.

La conoscenza del contenuto del libro di Koestler è importante per confutare questa menzogna, fornendo argomentazioni in più per mettere in discussione l'esistenza dello stato razzista e coloniale d' Israele e contribuire alla lunga e impegnativa opera di giustizia che è la decolonizzazione della Palestina storica.


1. LE ORIGINI E L'APOGEO

All'epoca in cui Carlo Magno veniva incoronato imperatore d'Occidente, l'estremo limite orientale dell'Europa tra il Caucaso e il Volga era governato da uno stato ebraico, noto come l'impero dei cazari. Nel suo momento di massimo potere, tra il settimo e il decimo secolo, questo stato ebbe una notevole influenza sui destini dell'Europa medievale e, quindi, di quella moderna. Ne era ben consapevole l'imperatore e storico bizantino Costantino Porfirogenito (913 - 959), quando scriveva nel suo trattato Delle cerimonie della Corte di Bisanzio che le lettere indirizzate al Papa di Roma, così come quelle all'imperatore d'Occidente, portavano un sigillo d'oro del valore di due solidi, mentre i messaggi diretti al re dei cazari si fregiavano di un sigillo del valore di tre solidi. E non certo per adulazione, ma per Realpolitik. "Nel periodo di cui ci occupiamo - scrive Bury - è probabile che per la politica estera di Costantinopoli il Khan dei cazari non fosse meno importante di Carlo Magno e dei suoi successori"1.
Il paese abitato dai cazari, una popolazione di origine turca, occupava una posizione strategica sul vitale passaggio tra il mar Nero e il mar Caspio, dove le grandi potenze orientali dell'epoca si confrontavano tra loro. Funzionò da stato-cuscinetto a protezione dell'impero bizantino dall'invasione delle rudi tribù barbare delle steppe nordiche: bulgari, magiari, peceneghi, etc., e più tardi vichinghi e russi.
Altrettanto, se non di più, importante dal punto di vista della diplomazia bizantina e della storia europea, fu l'efficace opera di contenimento esercitata dalle armate cazare nei confronti dell'avanzata araba nei suoi primi stadi, un'opera che impedì la conquista musulmana dell'Europa orientale.
Il professor Dunlop della Columbia University, uno specialista autorevole di storia dei cazari, così riassume questo episodio decisivo è assai poco conosciuto:
Il territorio cazaro... si estendeva attraverso la naturale via dell'avanzata araba. Pochi anni dopo la morte di Maometto (632 d. C.) gli eserciti del Califfato, spingendosi a nord tra le rovine di due imperi e travolgendo tutto ciò che si parava loro dinnanzi, raggiunsero la grande barriera montagnosa del Caucaso.

Una volta superata questa barriera, la strada per le pianure dell'Europa orientale era aperta. Ma sulla linea del Caucaso gli arabi incontrarono le forze di una potenza militare organizzata che bloccò con successo l'estendersi delle loro conquiste in questa direzione. Perciò, le guerre tra gli islamici arabi ed i cazari, che durarono più di cent'anni, anche se poco conosciute, ebbero un'importanza storica considerevole.
I franchi di Carlo Martello, sul campo di battaglia di Poitiers, posero fine all'invasione araba. Circa nello stesso periodo, le minacce che incombevano sull'Europa orientale non erano meno gravi... I musulmani vittoriosi vennero fermati e contenuti dalle forze del regno cazaro...
È quasi certo che, se non ci fossero stati i cazari nella regione a nord del Caucaso, la stessa Bisanzio, baluardo della civiltà europea, in Oriente, si sarebbe trovata circondata dagli arabi e la storia della Cristianità e dell'Islam, forse, sarebbe stata assai diversa da quella che conosciamo.2
Forse non è sorprendente, date le circostanze, che nel 732 – dopo una clamorosa vittoria cazara sugli arabi – il futuro imperatore romano Costantino sposasse una principessa cazara. Il loro figlio divenne a suo tempo l'imperatore Leone IV, noto come Leone il Cazaro.

1 John Bagnell Bury, A History of the Eastern Roman Empire, 1912
2 D.M. Dunlop, The History of the Jewish Khazars, 1954


Per ironia della sorte l'ultima battaglia, nel 737 d. C., finì con una sconfitta dei cazari. Ma a quel tempo l'impeto della guerra santa musulmana era ormai spento, il califfato era scosso da dissensi interni e gli arabi invasori ritornarono sui loro passi, attraverso il Caucaso, senza aver conquistato una posizione permanente nel nord, mentre i cazari divennero molto più potenti di prima.
Qualche anno dopo, probabilmente nel 740 d. C, il re, la corte e la classe militare si convertirono al giudaismo, che divenne così la religione di stato dei cazari.

Di certo i loro contemporanei furono altrettanto stupiti di questa decisione, quanto gli studiosi moderni, nello scoprirne le testimonianze attraverso le fonti arabe, greche, russe ed ebraiche. Uno degli autori che più recentemente hanno trattato l'argomento è uno storico marxista ungherese, Antal Bartha. Nel suo libro su La società magiara dei secoli IX e X ci sono parecchi capitoli dedicati ai cazari, giacché per gran parte di quel periodo essi furono i dominatori degli ungheresi.
Ma la loro conversione al giudaismo è trattata in un solo paragrafo, con evidente imbarazzo.
In esso Bartha afferma: La nostra ricerca non intende penetrare nei problemi della storia delle idee, tuttavia dobbiamo richiamare l'attenzione dei lettori sulla religione di stato del regno cazaro. La fede giudaica era divenuta la religione ufficiale della classe dirigente della società. Va da sé che l'accettazione della fede giudaica come religione di stato da parte di una popolazione eminentemente non ebraica potrebbe diventare l'oggetto di interessanti supposizioni.
Ci limitiamo tuttavia ad osservare che questa conversione ufficiale – in aperto contrasto sia con il proselitismo cristiano di Bisanzio sia con l'influenza musulmana proveniente da est, e malgrado le pressioni politiche esercitate dalle due potenze – a una religione che non aveva l'appoggio di nessun potere politico e che, al contrario, veniva perseguitata, a ragion veduta, da tutti, è stata una sorpresa per tutti gli storici che si
sono occupati dei cazari e non può essere considerata casuale, ma deve essere vista come un segno della politica indipendente condotta da quel regno.3
Ciò che resta da discutere è quale fine abbiano fatto gli ebrei cazari dopo la distruzione del loro impero, avvenuta nel dodicesimo o tredicesimo secolo. A questo proposito le testimonianze sono scarse; si citano tuttavia numerosi insediamenti cazari nel tardo Medioevo in Crimea, in Ucraina, in Ungheria, in Polonia ed in Lituania. 

Da tutti questi frammenti d' informazione emerge il quadro più ampio di una migrazione di tribù e di comunità cazare verso quei paesi dell'Europa orientale – in particolare la Russia e la Polonia – nei quali vennero a trovarsi all'alba dell'evo moderno le più cospicue concentrazioni di giudei.
Ciò ha indotto numerosi storici a formulare l'ipotesi che buona parte se non la maggioranza degli ebrei orientali, e quindi degli ebrei del mondo intero, sono di origine cazara e non semitica.
Le conseguenze di una tale ipotesi andrebbero lontano, e ciò può forse spiegare la notevole cautela con cui gli storici abbordano l'argomento, quando non lo evitano del tutto.
Così accade che nell'edizione del 1973 dell'Encyclopaedia Judaica la voce "cazari" sia sì firmata da Dunlop, ma affronti in una sezione a parte l'argomento degli "ebrei cazari dopo la caduta del regno", e che questa sezione sia firmata dai curatori e scritta con il chiaro intento di evitare traumi ai lettori che credono nel dogma genocida del Popolo Eletto :
I caraiti4 di lingua turca che si trovano in Crimea, in Polonia e altrove hanno affermato di essere imparentati coi cazari, e ciò trova forse conferma anche nelle testimonianze
tratte dal folklore e dall' antropologia, oltre che dal linguaggio.
3 Antal Bartha, La società magiara dei secoli IX e X, 1968
4 I caraiti (la parola in ebraico significa “lettori”) erano una setta ebraica tradizionalista, incline ad un'interpretazione molto rigorosa della Torah.

Sembra esistere un considerevole numero di prove che attestano la presenza costante in Europa di discendenti dei cazari.
Che importanza ha, in termini quantitativi, questa "presenza" dei figli caucasici di Jafet nelle tende di Sem5?

Uno dei più radicali sostenitori dell'ipotesi circa l'origine cazara degli ebrei è il professore di storia ebraica medievale all'università di Tel Aviv, Abraham Poliak.
Il suo libro Cazaria (in ebraico) venne pubblicato nel 1944 a Tel Aviv, con una seconda edizione nel 1951.
Nell'introduzione egli scrive che i fatti richiedono un nuovo tipo di impostazione sia del problema relativo ai rapporti tra l'ebraismo cazaro e le altre comunità ebraiche, sia nel considerare fino a che punto si possa ritenere questo ebraismo il nucleo del grande insediamento ebraico nell'Europa orientale...
I discendenti di questo insediamento – quelli che rimasero dov'erano, quelli che emigrarono negli Stati Uniti od in altri paesi, e quelli che sono andati in Israele – costituiscono oggi la grande maggioranza degli ebrei di tutto il mondo.6
Questo testo venne scritto quando non era ancora nota tutta la dimensione del presunto Olocausto, ma ciò non toglie che la grande maggioranza degli ebrei sopravvissuti, nel mondo, provengano dall'Europa orientale e siano perciò forse di origine prevalentemente cazara. In questo caso, significherebbe che i loro antenati non provengono dal Giordano ma dal Volga, non da Canaan ma dal Caucaso, ritenuto un tempo la culla della razza ariana; dal punto di vista genetico sarebbero perciò più strettamente legati alle tribù degli unni, degli uiguri e dei magiari che al seme di Abramo, Isacco e Giacobbe.

Se così fosse, allora il termine “antisemitismo” diventerebbe privo di significato, basato su un malinteso condiviso sia dai carnefici sia dalle presunte vittime.
“Attila fu, dopotutto, solo il re di un popolo nomade. Il suo regno scomparve – mentre la città di Costantinopoli che egli aveva disprezzato conservò la sua potenza. Le tende scomparvero, le città rimasero. L'impero degli unni fu un ciclone”. Così scrive Paulus Cassel7, un orientalista dell'Ottocento, facendoci supporre che i cazari abbiano condiviso, per ragioni analoghe, la sorte degli unni. Tuttavia la presenza degli unni sulla scena europea non durò che ottant'anni8, mentre il regno giudeo dei cazari resistette per circa quattro secoli. 

Anch'essi vivevano per lo più in tende, ma avevano anche grossi insediamenti urbani ed erano in fase di trasformazione da guerrieri nomadi a nazione d'agricoltori, allevatori, pescatori, coltivatori di vite, mercanti e abili artigiani. Gli archeologi sovietici hanno scoperto i segni di una civiltà relativamente avanzata che era nel complesso diversa dal “ciclone unno”9.
Hanno trovato tracce di villaggi che si estendevano per chilometri, con case collegate da gallerie ad enormi stalle, ovili e scuderie (misuravano da 3 metri e 3 metri e mezzo per 10 – 14 metri ed erano sostenute da colonne). Resti di aratri testimoniano la presenza di un artigianato notevole; lo stesso dicasi per altri manufatti conservati: fermagli, fibule, placche ornamentali di selle.
Di particolare interesse sono le fondamenta sotterranee di abitazioni a pianta circolare. Secondo gli archeologi sovietici esse si trovano su tutti i territori abitati dai
cazari e sono anteriori ai loro edifici “normali” di forma rettangolare.
5 Secondo la mitologia biblica, ripresa da Koestler, dai figli di Noé discese tutto il genere umano: Sem diede origine ai “popoli di mezzo”, Cam ai “popoli del sud”, Jafet ai “popoli del nord”.
6 Abraham Poliak, Cazaria. Storia di un regno ebraico in Europa (in ebraico), 1951
7 Paulus Cassel, Der Chasarische Koenigsbrief aus dem X Jahrhundert, 1876
8 Dal 372 al 453 d. C., anno della morte di Attila
9 Antal Bartha, La società magiara dei secoli IX e X, 1968

Le case circolari evidentemente segnano il momento di transizione dalla tenda a cupola trasportabile a una dimora permanente, dal nomadismo alla vita sedentaria, o perlomeno semisedentaria. Le testimonianze arabe dell'epoca infatti ci dicono che i cazari restavano nelle loro città – ivi
compresa Itil, la capitale – solo d'inverno; all'inizio della primavera, riprendendo le loro tende, abbandonavano le loro case e ripartivano verso le steppe con il bestiame o si accampavano nei loro campi o nei loro vigneti.
Gli scavi hanno anche mostrato che, nell'ultimo periodo, il regno era circondato da una complessa catena di fortificazioni che risalgono all'ottavo e al nono secolo, e proteggevano le frontiere settentrionali prospicienti le aperte distese delle steppe.

Queste fortezze formavano una specie di arco semicircolare che dalla Crimea (che i cazari dominarono per un certo periodo), attraverso i bacini inferiori del Donec e del Don, arrivava fino al Volga; mentre verso sud l'impero era protetto dalla barriera del Caucaso, verso ovest dal mar Nero e verso est dal “mare cazaro”, il Caspio.
Tuttavia la catena settentrionale di fortificazioni segnava solo una linea di difesa interna, a protezione del centro permanente del paese; infatti i confini reali del dominio cazaro sulle tribù settentrionali fluttuavano a seconda delle alterne vicende belliche. Nel momento di massima potenza i cazari controllavano o riscuotevano tributi da una trentina di nazioni e tribù stanziate sui vari territori tra il Caucaso, il lago d'Aral, i monti Urali, la città di Kiev e le steppe ucraine.
Tra i popoli soggetti alla sovranità cazara c'erano i bulgari, i burta, i ghuz, i magiari, e anche le colonie gotiche e greche della Crimea, e nelle foreste nordoccidentali le tribù slave. Al di là di questi già estesi domini, le armate cazare fecero numerose scorrerie in Georgia ed in Armenia e penetrarono nel territorio del Califfato arabo fino a Mosul.
Così dice l'archeologo sovietico Mikhail Artamonov:
Fino al nono secolo la supremazia cazara non ebbe rivali nelle regioni al nord del mar Nero, nella contigua steppa e nella regione forestale del Dnepr. I cazari furono i sovrani della metà meridionale dell'Europa orientale per un secolo e mezzo, costituendo una possente barriera che bloccava il passaggio dagli Urali al Caspio, cioè dall'Asia all'Europa.

Durante tutto questo periodo essi fermarono l'assalto delle tribù nomadi provenienti dall'Oriente.10
Nella storia dei grandi imperi nomadi orientali, per durata, estensione e livello di civiltà, il regno cazaro occupa una posizione intermedia tra gli imperi unno e avaro, che lo precedettero, e quello mongolo che lo seguì.
Ma chi furono i cazari, questo popolo così notevole, sia per potenza e conquiste, sia per essersi convertito ad una religione di paria genocidi?

Le descrizioni che ci sono pervenute provengono da fonti ostili e non possono perciò essere prese per oro colato. "Per quanto concerne i cazari - scrive un cronista arabo - essi si trovano a nord delle terre abitate, vicino al settimo clima, e hanno su di sé la costellazione dell'Orsa maggiore. Il loro territorio è freddo e umido. Quindi hanno carnagione bianca, occhi azzurri, capelli fluenti e prevalentemente rossastri, corporatura robusta e temperamento freddo.
L'aspetto generale è selvaggio"11.
Dopo un secolo di guerra, lo scrittore arabo non aveva ovviamente grandi simpatie per i cazari. E non ne avevano neppure gli scribi georgiani o armeni, i cui paesi, che già
possedevano una civiltà molto più matura, erano stati ripetutamente devastati dai cavalieri cazari.
10 Mikhail Artamonov, Storia dei cazari, 1962
11 Ibn Said al-Maghribi, citato in D.M. Dunlop, The History of the Jewish Khazars, 1954

Una cronaca georgiana che si ispira a un'antica tradizione lì identifica con le schiere di Gog e Magog: "uomini barbari, con facce orrende e maniere da bestie selvagge, bevitori di sangue"12. Uno scrittore armeno parla della "orribile moltitudine di cazari, dalle facce larghe, insolenti e senza ciglia e dai lunghi capelli che ricadono come quelli delle donne"13. Infine il geografo arabo Istakhri, una delle principali fonti arabe, dice: "I cazari non assomigliano affatto ai turchi. Hanno i capelli neri e si distinguono in due specie, una chiamata Kara-Khazar con la carnagione scura tendente al nero come se fossero una specie di indiani, e una specie bianca, nella quale trovasi individui di sorprendente bellezza"14.
Quest'ultima definizione è più lusinghiera, ma non fa che aumentare la confusione.
Infatti era usanza delle popolazioni turche di indicare le classi o i clan dirigenti come i “bianchi” e i ceti subalterni come i “neri”. Non c'è perciò motivo di pensare che i “bulgari bianchi” fossero più bianchi dei “bulgari neri” o che gli “unni bianchi” (gli eftaliti) che invasero l'India e la Persia nel quinto e nel sesto secolo avessero la pelle più chiara delle altre tribù unne che invasero l'Europa. I cazari neri di Istakhri – come altre notizie che si trovano nei suoi scritti o in quelli di altri geografi – derivano da dicerie e leggende; e noi non sappiamo di più sull'aspetto fisico dei cazari e sulle loro origini etniche.
Su quest'ultimo punto non siamo in grado di dare altro che risposte vaghe e generiche.

Ma è altrettanto deludente ricercare le origini degli unni, degli alani, degli avari, dei bulgari, dei magari, dei bashkiri, dei burta, dei sabiri, degli uiguri, dei saraguri, degli onoguri, degli utiguri, dei kutriguri, dei tarniachi, dei kotragari, dei kabari, degli zabenderi, dei ghuz, dei cumani, dei kipchaki e di dozzine di altre tribù o popolazioni che, in un momento o in un altro della vita del regno cazaro, migrarono oltre i suoi confini.
Persino gli unni, dei quali sappiamo più cose, sono di origine incerta; il loro nome sembrerebbe derivare dal cinese Hiung-nu, che indica in generale i guerrieri nomadi, tanto che presso altre nazioni il nome "unno" è stato applicato indiscriminatamente a tutte le orde di nomadi, ivi compresi i già citati "unni bianchi", i sabiri, i magari e i cazari.
Nel primo secolo dopo Cristo i cinesi spinsero verso occidente questi sgraditi vicini unni, ed ebbero così inizio quelle periodiche valanghe che per secoli dall'Asia si abbatterono sull'Occidente. Dal quinto secolo in poi molte di queste tribù dirette verso occidente vennero genericamente chiamate "turchi". Anche questo termine parrebbe di origine cinese (deriverebbe dal nome di una collina) e venne in seguito usato per indicare tutte le tribù che parlavano idiomi con certe caratteristiche comuni, appartenenti cioè al gruppo turco-tataro.

Così il termine "turco", nel senso in cui era usato dagli scrittori medievali, e spesso anche dagli enologi moderni, si riferisce innanzitutto alla lingua e non alla razza. In questo senso gli unni e i cazari erano popolazioni "turche". Si suppone che la lingua cazara fosse un dialetto ciuvascio derivato dal turco, che sopravvive ancora nella Repubblica sovietica autonoma dei ciuvasci, tra il Volga e il Sura.
In effetti si ritiene che il popolo ciuvascio discenda dai bulgari, i quali parlavano un dialetto simile a quello dei cazari. Ma tutte queste connessioni sono assai tenui e si basano su deduzioni più o meno ipotetiche dei cultori di filologia orientale.
Tutto ciò che possiamo affermare con sicurezza è che i cazari erano una tribù "turco-tatara", sbucata dalle steppe asiatiche, probabilmente nel quinto secolo d. C.
Anche sull'origine del nome cazaro è sui suoi derivati moderni si sono avanzate numerose e ingegnoso ipotesi. Molto probabilmente il termine deriva dalla radice turca gaz, "errare", e significa semplicemente "nomade".

Di maggior interesse per i non specialisti sono alcuni presunti derivati moderni: tra questi troviamo il russo kasak (cosacco) e l'ungherese huszar (ussaro), termini che fanno entrambi riferimento ai militari a cavallo, e anche il tedesco Ketzer, che significa eretico, cioè ebreo.
Qualora fossero esatte, queste derivazioni mostrerebbero che i cazari ebbero una notevole influenza sull'immaginazione di un gran numero di popoli del Medioevo.
12 In K. Schulze, Das Martyrium oles heiligen Abo von Tiflis, 1905
13 In Joseph Marquart, Osteuropaeische und ostasiatische Streifzuege, 1903
14 Citato in D.M. Dunlop, The History of the Jewish Khazars, 1954


Tratto dal testo condensato che potrete leggere comodamente seduti nella votra poltrona raggiungendolo a questo indirizzo : http://antisionismo.altervista.org/wp-content/uploads/2019/08/La-tredicesima-trib%C3%B9.pdf

deca

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