L’Ecuador in forte crescita
con la politica di Correa
Roma – Ormai è diventato un big della politica latino-americana Rafael Correa, presidente dell’Ecuador. Economista laureato
alla Università cattolica di Santiago de Guayaquil, con master in
Belgio e Stati Uniti, dove ottiene anche un dottorato di ricerca, scende
in politica con tra obiettivi : aiutare i poveri, rilanciare l’orgoglio e l’autonomia nazionali, puntare all’integrazione del continente latino-americano.
Si definisce un “umanista e un
cristiano di sinistra”, guarda ad un nuovo e moderno socialismo , ma da
cattolico praticante delinea un modello politico che, oggi, si potrebbe
dire ispirato da Papa Francesco che
s’è messo a ridere all’accusa di chi lo ha definito comunista, dicendo
io sto dalla parte dei poveri , sto con il Vangelo.
E Correa , che ha
avuto problemi con la Conferenza Episcopale dell’Ecuador, contro
con il Fondo Monetario Internazionale , mettendo lo stop, nel 2008,alla
restituzione del “debito illegittimo” contratto dai governi
dittatoriali, restituendo ai creditori solo il 30% del debito . Supera anche , nel 2010,un tentativo di colpo di stato e il 18 febbraio dell’anno scorso viene rieletto per la terza volta presidente.
Oggi la sua polemica nei confronti della finanza internazionale e delle sue storture è comune a molti economisti occidentali e
lo stesso capitalismo sta cercando di rinnovarsi , scoprendo l’esigenza
di non trascurare gli aspetti sociali.
Gli stessi Stati Uniti stanno
avendo un diverso atteggiamento nei suoi confronti , comprendendo che il
suo modello politico, illustrato nei giorni scorsi ad Harvard, può contribuire a una più equa distribuzione di risorse e , quindi, a quella ripresa indispensabile anche per chi ha disponibilità per investire .
Per meglio comprendere la personalità e le idee di Rafael Correa pubblichiamo sia un articolo del quotidiano “El Comercio” e l’ampia intervista che “Hay por Hoy” gli fece durante la visita in Spagna, dopo esser stato tre giorni a Milano.
(a cura di Sergio Bindi)
Correa expone su modelo político en Harvard
Il presidente dell’ Ecuador, Rafael Correa, intervistato da ‘Hoy por Hoy’ in Spagna -- El presidente de Ecuador, Rafael Correa, entrevistado por Gemma Nierga y Pepa Bueno en ‘Hoy por Hoy’
Buongiorno Presidente.
Buongiorno Gemma e Pepa.
Oggi c’è un pubblico molto giovane che sta riempiendo questa
sala e si è reso conto che c’è un gruppo di studenti lì nel fondo e
questo mi ha chiamato molto l’attenzione in quanto sono ragazzi di 15 –
16 anni.
Questa è allegria. Che bello vedere i giovani che si preoccupano di
quello che accade nella loro società, che s’interessano e si informano.
Ai giovani bisogna dire che non bisogna scappare dalla politica, la
politica non è tutta negativa, alcuni politicanti sono negativi.
La
politica è uno strumento attraverso il quale la società razionalmente
opta, sceglie, decide e voi dovete coinvolgervi politicamente affinché
le nostre società, e in questo caso quella spagnola, scelga.
La prima soddisfazione e sorpresa per il Presidente è appunto
la presenza dei giovani qui in sala. Si è portato qualche
altra sorpresa da quando è qui?
Beh prima di tutto devo chiede scusa per la mia voce rauca. Questo è
causa del freddo durante i 3 giorni a Milano. Dunque non conoscevo
l’Andalusia e sappiamo quanto è bella la Spagna, però quanto è
meravigliosa Siviglia.
Abbiamo visitato alcuni monumenti di questa città
e siamo arrivati oggi qui a Cadice alle 4 di mattina e non abbiamo
avuto ancora il piacere di visitarla.
Meglio non dire a quale velocità son giunti qui perché altrimenti le fanno una multa.
No! (ridendo) però quel poco che abbiamo potuto vedere le posso dire che è molto bello.
Ci piacerebbe iniziare questa conversazione con un argomento
che preoccupa noi tutti spagnoli e anche le migliaia di ecuadoriani
presenti qui nel nostro paese e cioè degli sfratti (desahucios).Si
contano secondo le stime che ho qui a mia disposizione, 40.000 sfratti
di casa all’interno della comunità ecuadoriana e ci sono 80.000
ecuadoriani che hanno seri problemi nel continuare a pagare la casa.
Lei
se la sentirebbe di denunciare le banche? Cosa si può fare o cosa si è
fatto negativamente?
Veda la cosa interessante è che ci sono molti giovani presenti qui.
Dunque in base al fatto che si è sempre fatto cosi si è giunti alla
conclusione che sia normale o che sia comune, però non è affatto
normale. Noi siamo rispettosi della sovranità di ogni paese, cosi con il
Governo del Presidente Rajoy però qui c’è qualcosa di fondo e questo
non ha ragion di essere.
Qui ci troviamo davanti alla supremazia del
capitale sull’essere umano.
Dunque vediamo cosa è successo: c’è stato un eccesso di liquidità, le
banche stesse chiamavano i clienti e gli prestavano dei soldi,
valorizzavano la casa per 200 mila euro e ne davano 250 mila, sempre in
funzione del capitale o del capitale finanziario cosa è successo poi,
che quando è venuta la crisi la stessa casa, che era stata valorizzata
250 mila euro, ora ne vale 50 mila.
In buona fede non si è potuta pagare
e allora la banca cosa ha fatto? Si è presa la casa e la famiglia ora
deve restituire alla stessa banca 150 mila euro, cioè la differenza sul
valore della casa attuale.
Quindi le persone, le famiglie sono rimaste senza casa e con i
debiti. E qual è stato il rischio che ha corso il capitale? Nessuno!
Eticamente il rischio deve cadere sul capitale e non solo sull’essere
umano. E questo in base all’abitudine ci fanno credere che sia normale,
che sia una cosa tecnica, quasi una legge naturale. Tutto questo è
falso!
Inoltre questo dimostra la relazione di potere in una società, tra
coloro che comanda e chi no e cioè tra i cittadini o il capitale
finanziario. E’ questa la grande sfida dell’umanità del XXI secolo. Ed
ora a livello globale ci domina il capitale finanziario e non dev’essere
così.
Secondo lei cosa si deve fare con questi contratti?
Bene in marzo quando son venuto qui in Spagna, dopo un giro in
Turchia, ho denunciato fortemente tutto questo e quando son ritornato in
Ecuador alcuni miei assessori mi hanno bacchettato dicendomi :”Presidente lei ha rimproverato Rajoy ma qui in Ecuador abbiamo la stessa legge al riguardo” e dunque abbiamo cambiato la legge. Le leggi si possono cambiare.
Dunque lei sta dicendo al Governo spagnolo di cambiare la legge?
Io non sto dicendo assolutamente nulla al governo spagnolo.
Però lei sta dicendo che quando ritornò in Ecuador si rese conto che aveva la nostra stessa legge e l’ha cambiata.
La garanzia per lo meno di estinguere il debito, se non che garanzia
è. Questo economicamente si chiama l’azione di pagamento. Dunque io mi
indebito con la casa, in buona fede non posso pagare e allora do la casa
alla banca e si estingue il debito però. Io ho perso la casa, la banca
perde il suo credito e per lo meno si è ripartita la perdita.
Qui invece
non è cosi o non è stato cosi. Qui la famiglia perde la casa e resta
con i debiti. Questo è un atto criminale è totalmente ingiusto, non
dev’essere assolutamente così, questo è un abuso del capitale.
Ed inoltre lei ha proposto una riforma legislativa nella
quale si dichiara che le banche spagnole non possano perseguire le
proprietà dei cittadini ecuadoriani.
Dunque lei mi chiede che alternativa c’è?
Bisogna modificare le leggi e verificare inoltre la validità di
questi contratti che contraddicono la normativa europea al riguardo.
Sono stati contratti di adesione, non spiegati alla gente, fatti in
serie e fatti firmare a persone non avvertite del pericolo.
Questo è un
atto illecito e la cosa peggiore che è tutto fatto per l’ammissione del
capitale finanziario per voler poi far ricadere tutto il peso della
crisi sull’essere umano. E si verifica una situazione assurda
cioè, che restano famiglie che hanno bisogno di case e banchieri che non
hanno bisogno di case ma ne sono pieni.
Uno degli argomenti che si stanno utilizzando qui è quello di
non preoccupare le banche e di non creare un’assenza di garanzia, di
non rendere nervoso il mercato e di non spaventare gli investitori
stranieri.
Bene mi lasci lavorare un po’ più sull’argomento e conversare con i
ragazzi. Dunque io sono un’economista malgrado sia una buona persona.
(risate dal pubblico). Tutti dobbiamo sapere un po’ di economia. In
economia quello che si cerca è il benessere dell’essere umano e della
società.
Insisto, se seguiamo cosi andiamo al peggior dei mondi,
famiglie che hanno bisogno di case e che non hanno casa e non perché
l’economia o la società non sia capace di realizzarle ma per mancanza di
coordinazione o per l’ambizione del capitale finanziario.
E allora quali sono i margini della risoluzione del problema
da parte dei politici? Lei sta dicendo ai giovani, io sono un economista
però è anche politico, anche se non le piace.
Dunque l’economia è nata come scienza politica e questo è un altro
grande errore. L’economia è tecnica e un tecnico deve saper guidare
l’economia e applicare le direttive politiche in un modo integrale.
E dalla politica si può fare qualcosa o manca di sensibilità?
Io invece penso che dall’economia si possa risolvere il problema. Se
si prende in considerazione la relazione del potere in una società
allora questo è di carattere politico.
Un grande economista, uno dei
miei preferiti, Albright, diceva che un economista che si estranea dalla
relazione con il potere è un perfetto inutile. Le ripeto, la gente che
resta senza casa non ha nulla a che vedere con l’economia, è un aspetto
di carattere economico e ciò è l’esercizio dell’abuso del capitale
sull’essere umano.
Le voglio rispondere alla seconda domanda, quando lei mi dice che il
mercato si spaventa. Ma che ricatto che ci fa il capitale! Se c’è
nervosismo dei mercati e allora che si prendano un valium (risate dal
pubblico).
Come sta facendo l’Ecuador o per meglio dire come sta soffrendo la situazione economica il suo paese?
Guardi stiamo soffrendo cosi tanto che l’anno scorso siamo stati la
terza economia che è cresciuta in sud america quasi dell’8%, siamo il
paese latinoamericano con la percentuale di disoccupazione più bassa
cioè sotto il 5%, si è ridotto squilibrio della povertà e per la prima
volta la povertà estrema per ingressi è del 9%.
Come ci vede allora a noi? Come vede la Spagna?
Con molta preoccupazione. Noi in America Latina siamo abituati a
questa situazione di crisi, abbiamo non so quanti dottorati per
affrontare le crisi cicliche, di come affrontare i debiti esteri, come
pagare i debiti al FMI o alla BMI.
Vede questi due organismi tra
l’altro non si preoccupano assolutamente di risolvere la crisi, l’ unica
cosa che li preoccupa è come recuperare i debiti dei vari paesi, di
come recuperare gli interessi del capitale finanziario.
Ora la Spagna sta accettando un ricettario del FMI, lo stesso
ricettario che ha distrutto le economie di interi paesi dell’America
Latina. Inoltre noi con il debito estero abbiamo avuto problemi negli
anni ’80, anni ’90, abbiamo vissuto la crisi del ’99 ed è per questo che
ci sono emigranti ecuadoriani.
Tutto fu il frutto di una crisi
finanziaria e del fallimento di 16 banche per l’irresponsabilità dei
banchieri.
Secondo il fondamentalismo del neoliberismo che proclamava l’autoregolamentazione, furono eliminati i controlli attraverso la
riforma nel 1994. Si regolarono cosi bene che fallirono 16 banche nel
1999 e questo produsse 2 milioni di emigranti. Ed è per questo che vi
sarete resi conto che negli ultimi 10 – 12 anni qui in Spagna sono
arrivati migliaia di ecuadoriani. L’Ecuador non era un paese di
emigranti.
Quindi rispondendo alla sua domanda le dico che siamo dottori in
questa classe di crisi ed è per questo motivo che facciamo poco caso a
quello che ci dice questa burocrazia internazionale (Il FMI).
In cambio
noi vediamo con preoccupazione che la Spagna e tutta l’Europa stanno
soffrendo o si stanno incanalando in questi processi che hanno fatto
soffrire l’America latina.
Che raccomandazione darebbe all’Unione Europea e alla Spagna?
Guardi non vogliamo dare nessun suggerimento perché nessuno ce l’ha
chiesto e non vogliamo immischiarci nelle cose interne dell’Unione
Europea malgrado la presenza e la sofferenza di molti emigranti
ecuadoriani.
Io dico solo questo e la metto su una questione di
carattere politico. Chi comanda in una società? Gli essere umani o il
capitale finanziario?
Presidente in questo incontro lei è stato molto critico e non
è la prima volta. Lei ha affermato che questi sono incontri
inutili perché si parla di luoghi comuni e non si affrontano i veri
problemi dell’umanità.
Si ho detto che sono veramente inutili. Beh, la cosa piacevole di
questo incontro è di aver visitato Cadice che è una bella città. I
nostri popoli si stancano di vedere i loro governanti negli incontri e
loro restano con i soliti problemi.
Molti spagnoli ora stanno andando in Sud America per lavorare. Cosa gli direbbe?
Benvenuti! Guardi, l’America Latina è stata una terra che ha ricevuto
milioni di emigranti tra i quali molti spagnoli e soprattutto dopo la
II guerra mondiale. Al contrario l’Europa è sempre stato una terra di
emigranti e solo recentemente si è convertito in un luogo di
immigrazione, per questo vediamo con preoccupazione la risposta
dell’Europa alla criminalizzazione del fenomeno migratorio.
Quando
costruiscono le carceri per esempio.
La storia è stata al contrario. Gli europei che sono emigrati in
America Latina sono stati ricevuti a braccia aperte, mentre negli ultimi
anni l’Europa è terra d’immigrazione e si comincia a criminalizzare
questo fenomeno.
Ecco questo deve portarci ad una riflessione e questo
si che sarà un tema di discussione in questo incontro.
Durante la conferencia en el foro John F. Kennedy de la Universidad de Harvard. El Mandatario partió ayer a New Heaven Paul rivas / el comercio
Tiempo de lectura: 4′ 28” No. de palabras: 742
Santiago Zeas B. Desde Boston (EE.UU.) politica@elcomercio.com Jueves 10/04/2014
La gira del presidente Rafael Correa por Estados Unidos tuvo ayer su primera actividad pública de corte político: su conferencia magistral sobre lo que él llama ‘el milagro ecuatoriano’.
Su escenario fue la Escuela de Ciencia Política de la Universidad de Harvard
-llamada John F. Kennedy-, enclavada en la comunidad académica de
Cambridge. Allí, Correa presentó su charla que, en esencia, presenta a
un país democrático en una fase de desarrollo económico. Lo hizo al describir al Ecuador
como un país políticamente estable, de economía en crecimiento, abierto
a la inversión y que busca desarrollar sus centros de estudios
superiores en busca de innovaciones.
Este mensaje presidencial fue estratégicamente dirigido a profesores y
estudiantes de Escuela de Harvard, reconocida por su influencia en el
mundo político estadounidense.De hecho, la intervención del Presidente
se inscribió en la tradición de esa institución de recibir y escuchar a
personalidades de diferentes esferas.
De ahí que por su ‘forum’ hayan pasado personalidades de distinto signo político como la presidenta socialista chilena Michelle Bachelet o la exsecretaria de Estado estadounidense republicana, Condoleezza Rice.
Tras su exposición, el presidente Correa respondió preguntas del
auditorio que copó los tres niveles de la edificación, que se transforma
para recibir estas presentaciones.
En verdad estas exposiciones se escenifican en su ‘lobby’, que
cotidianamente es ocupado por los estudiantes para comer y conversar.
Pero tres horas antes de la presentación, el personal lo modifica:
retira las mesas, coloca el podio para el invitado y ordena las butacas.
Y si bien el acto es público, por su reducido espacio se realiza una
‘lotería’ de entradas de entre los inscritos, teniendo prioridad
profesores y estudiantes.
En la práctica, esta fue la segunda ocasión en que el Primer Mandatario respondió a este tipo de interrogantes en Harvard.
La primera vez fue el martes, durante un encuentro privado de más de
una hora de duración con un grupo de catedráticos y universitarios, en
el Centro de Estudios Latinoamericanos Rockefeller.
Este Diario conversó con dos de los participantes, quienes reseñaron que las preguntas se centraron en temas vinculados a la economía, la política energética y las relaciones internacionales.
En esencia, Correa dijo que no hay una dependencia económica del
petróleo más allá del 20%; defendió su decisión de explotar de forma
responsable el Yasuní, y explicó que su apoyo al Gobierno venezolano se
debe a sus resultados en política social.
En el Boston Globe
La intervención presidencial no estuvo desligada de otras acciones políticas registradas en la jornada. El diario Boston Globe publicó una columna de opinión de Correa bajo el título ‘La verdadera libertad requiere de justicia‘.
Esta suele ser una práctica regular en ciertos medios estadounidenses,
en ocasiones especiales, como la presencia de un Jefe de Estado.
En ese artículo, Correa hizo un paralelismo entre el camino que ha
recorrido la democracia de EE.UU. hacia su madurez con el proceso
político que vive el Ecuador y la mayoría de países de América Latina.
También destacó los indicadores económicos y sociales del país desde que
asumió sus riendas en 2007 y defendió la actuación de su administración
en materia de derechos humanos.
“En América Latina, donde no solo hay desigualdades económicas, sino
jurídicas y políticas, la búsqueda de la justicia es la única vía para
lograr la libertad”, sostuvo.
Por último, reiteró su admiración y cariño por el pueblo estadounidense y expresó su confianza en fortalecer la cooperación en materia de transferencia de conocimiento.
Tras su conferencia magistral, el Mandatario tenía programado una
entrevista con dos medios de Harvard e ir al aeropuerto de Boston para
desplazarse a New Haven. Allí continúa hoy su gira con una visita a la Universidad de Yale, donde repetirá su conferencia de anoche.
En la mañana, Correa mantuvo varias reuniones relacionadas al área educativa en el Instituto Tecnológico de Massachussets (MIT).
En contexto La presencia de la delegación en Harvard
sirvió también para la firma del ‘Programa de Becas de Posgrado
Ecuador-Harvard’, tanto para maestría como PhD. Un total de 10
estudiantes para maestría y 5 para doctorado serán financiados para sus
estudios.
Nessun commento:
Posta un commento