giovedì 22 maggio 2014

FUCILATI XCHé NON HANNO VOLUTO SPARARE SUI CIVILI


 

1) Ucraina/fucilati perché non hanno voluto sparare

 

Battaglione dell'esercito decimato per ordine dei paramilitari nazisti e del ministro della Difesa (nazista). «Non spariamo sui nostri fratelli», avevano detto i soldati. [Franco Fracassi]


Paramilitari nazisti inquadrati nella Guardia nazionale dal ministro neonazista della Difesa.
Paramilitari nazisti inquadrati nella Guardia nazionale dal ministro neonazista della Difesa.

di Franco Fracassi

Dieci soldati dell'esercito ucraino sono stati fucilati perché si erano rifiutati di attaccare le barricate erette fuori Kramatorsk dalle milizie russofone.
«Non spariamo ai nostri fratelli ucraini. Noi siamo contro questa guerra civile», aveva dichiarato unanimemente il battaglione di riservisti che assedia da settimane la cittadina.
Un episodio di obiezione di coscienza come tanti in una situazione drammatica come quella che sta attraversando l'Ucraina, se non fosse stato per le milizie paramilitari naziste, da pochi giorni inquadrate nelle fila della Guardia nazionale. 
«Se vi rifiutate ancora di eseguire gli ordini di sparare verrete passati per le armi». «Noi non spariamo». A questo punto il comandante del contingente nazista ha telefonato al fondatore di Svoboda Andriy Parubiy, che ha ordinato la decimazione del battaglione.
Un soldato ogni dieci sarebbe stato passato per le armi, fucilato. Tre ufficiali e sette soldati semplici, tutti riservisti, ovvero richiamati alle armi in queste ultime settimane contro la loro volontà.

La vicenda è stata raccontata all'agenzia di stampa Ria Novosti da una quindicina di soldati che hanno disertato con successo e sono passati tra le fila dei separatisti.
La corte marziale sta indagando sull'accaduto.



I miliziani nazisti spesso indossano divise nere senza mostrine.
 
Cento militari regolari e settanta miliziani nazisti di Pravy Sektor.
I primi sotto il comando dei secondi. Anche questa è la guerra civile ucraina.
«Indossano divise nere, senza alcuna mostrina e prendono ordini solo da Kiev», hanno raccontato i testimoni.
«Sono loro che comandano. E lo fanno senza pietà. I soldati sono tutti loro ostaggi».

I paramilitari di Maidan sono stari integrati nei battaglioni della Guardia nazionale dal neo ministro della Difesa Andriy Parubiy, dichiaratamente ammiratore del capo della propaganda di Hitler Joseph Goebbels.

 
Miliziani indossano i fazzoletti rosso-neri di Pravy Sektor.

Il giorno dopo l'eccidio dei soldati è iniziata l'offensiva contro Kramatorsk e la più grande Slavyansk. Nella battaglia, secondo fonti locali, sarebbero già morti diciassette miliziani difensori delle città e un numero imprecisato di attaccanti.
Secondo il ministero della Difesa ucraino, invece, il numero delle vittime tra i russofoni non si conosce, mentre le forze armate avrebbero perso quattro soldati.


Una delle barricate erette a difesa di Kramatorsk.

Miliziani nazisti tra la popolazione civile. Sempre più frequenti le testimonianze che raccontano di minacce e violenze ad opera dei paramilitari nell'Ucraina orientale.



 

2) Ucraina: una insurrezione popolare nell’est sconvolge i piani della CIA


Per la sorpresa del gran pubblico, i grandi media internazionali di comunicazione hanno finalmente ammesso che una maggioranza popolare schiacciante del sud est dell’Ucraina ha votato più in avanti delle improvvisazioni imposte per la situazione politica e militare, a favore dell’autodeterminazione della regione e nel rifiuto del governo golpista  installato nella capitale Kiev, alla fine dello scorso Febbraio, per opera dell’Unione Europea e dagli Stati Uniti.

Si tratta di un colpo forte alle pretese di convertire l’Ucraina in un protettorato economico e politico del blocco occidentale. Quando manca poco più di una settimana per realizzare le elezioni del Parlamento europeo, questo rifiuto popolare incarna una crescente resistenza alla continuità della UE  tra i lavoratori degli Stati Membri.
La realizzazione di questi referendum costituisce una espressione del fiasco nel tentativo di sottomettere l’est del paese con mezzi militari che, comunque hanno portato ad eseguire diversi massacri. In specie nella grande città di Odessa ma anche in altre città. La fallita offensiva militare aveva contato con il programma della Agenzia di Sicurezza e della CIA degli Stati Uniit, che avevano reclutato gruppi di lavoro tra i partiti neonazisti dell’Ucraina.

L’appoggio popolare al referendum autonomista nell’est non significa tuttavia che siamo in presenza di un movimento rivoluzionario, come prova la mancanzadi una messa in discussione degli oligarchi che controllano l’economia locale. Alcuni di essi hanno anche formato milizie per mantenere l’ordine pubblico.
Benchè nei giorni precedenti il governo russo avesse chiesto in forma pubblica il differimento del referendum, il governo della Russia mantiene un controllo sulla direzione di questa insurrezione popolare.
Per Putin questa è una carta da negoziare con le potenze imperialiste, in primo luogo con la Germania.  La Russia non ha in agenda alcun appoggio alla secessione del sud est dell’U’raina: al contrario appoggia la creazione di uno stato federale e la garanzia che l’Ucraina non sia incorporata nella NATO, come è avvenuto con gli stati del Baltico.
A questo fine la Russia reclama lo spostamento delle elezioni nazionali previste per il prossimo 25 Maggio e la costituzione di un tavolo quadripartito tra la Ue, la Russia,il governo ufficiale ed i rappresentanti dell’est. Lo scorso martedì la richiesta è stata ammessa dai rappresentanti della Commissione Europea ma rifiutata dal governo dell’Ucraina.
Risulta molto chiaro, dall’inizio della crisi, che il governo ufficiale risponde alla politica nordamericana, la quale cozza con la volontà dei componenti della UE. 
La divisione attraversa il partito di governo, tra la conosciuta Yulia Timoshenko, partigiana di un compromesso con l’est e la Russia, e il primo ministro, convertito in un agente degli Stati Uniti. Il figlio del vicepresidente degli Stati Uniti, Hunter Biden, è stato appena designato come direttore di una società privata di gas che opera in Ucraina.
Lo scenario dell’Ucraina mostra uno scontro di fondo tra gli interessi dell’imperialismo americano e quelli dell’Europa, le cui conseguenze le paga il popolo ucraino.
L’ex primo ministro della Germania, Gerard Schroeder, che presiede il consorzio dell’impresa che trasporta il gas attraverso il mar Baltico, si è appena pronunciato a favore di un rapido compromesso con Putin; lo stesso ha impostato una recente assemblea della Unione degli Industriali di Germania. Un accordo che dia il via libera ad una negoziazione a quattro, potrebbe far scattare una crisi internazionale tra gli USA e la UE, molto di più se si arriva ad uno .
Lo scoraggiamento ad una secessione da parte della Russia e soprattutto la pressione che esercita per ottenere un compromesso attraverso la Germania, riflette la crisi di potere che gli avvenimenti dell’Ucraina iniziano a prospettarsi in Russia. Una ribellione popolare nell’est Ucraina potrebbe uscire fuori controllo ed assumete caratteristiche più ampie, con una proiezione verso i lavoratori in Russia.
Un’altra manifestazione di tensione fuori controllo è la fuga dei capitali, che la Banca di Russia contabilizza in 55.000 milioni di dollari, ma che gli osservatori stranieri stimano in 150.000 milioni di dollari- una quarta parte del totale delle riserve internazionali della Russia- nell’arco di quattro mesi.
Questa si ritiene una forma di pressione che esercita l’oligarchia capitalista stanziata in Russia, collegata in mille modi al grande capitale internazionale, perché Putin si tenga lontano dalla ribellione popolare e affretti un compromesso con la UE.
Questa fuga di capitali spiega la domanda che ha alimentato  il debito pubblico in Europa e la salita dell’euro, che aggrava la depressione economica nella UE.   Le autorità monetarie russe stanno compensando questa fuga con operazioni di scambio di valute con banche europee; mentre si scontrano su piano diplomatico, i capitalisti dell’uno e dell’altro lato stringono le loro relazioni finanziarie.
L’oligarchia russa si trova divisa in quanto ad assimilazione dell’Ucraina da parte della UE, dovuto ad un suo proprio interesse ad un maggior accesso al mercato mondiale ed ad una nuova unione economica futura che includa la stessa Russia.
L’operazione di “regolamento” del FMI per far risollevare l’economia fallita dell’Ucraina si trova già in marcia. In cambio del sistema di finanziamenti per 15.000 milioni di dollari, molto chiaramente è iniziata la privatizzazione dei servizi pubblici. L’esplosione sociale che minaccia di provocare questo piano finanziario tiene sulle spine tutti i protagonisti internazionali.
L’indipendenza dell’Ucraina è, prima di tutto, il rifiuto al regolamento che vogliono decidere la UE ed i FMI e che conta con l’appoggio dell’oligarchia russa. La rivendicazione dell’unità dell’Ucraina significa una convocazione agli sfruttati di tutto il paese per lottare contro questo regolamento e per questa via sconfiggere il tentativo di protettorato che vuole stabilire la UE.
Le forze sovraniste dell’Europa dovrebbero trasformare al rifiuto del regolamento e la rottura con la UE in una protesta internazionale contro la propria oligarchia finanziaria dominante.
A partire da questa caratterizzazione generale, la nostra posizione in Ucraina consiste nell’appoggio alla ribellione popolare delle popolazione dell’est con un programma di confisca dei beni degli oligarchi dell’Ucraina ovvero con un governo popolare di una Ucraina unita ed indipendente dalla UE e dagli USA.


Traduzione di Luciano Lago

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