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Lavrov: Vi spiego tutte le bugie della propaganda occidentale
Pubblichiamo
una nostra traduzione della lunga intervista al Ministro Lavrov
comparsa su Russia Today. Si tratta di un pezzo di bravura del Ministro
Russo e l’ennesima lezione di diplomazia. In poche domande Lavrov
denuncia una mostruosa strumentalizzazione mediatica (orwelliana secondo
lui) che non rinuncia ad essere, a tratti, imbarazzante per quanto è
grossolana (soprattutto in merito al tentativo di rovinare le ottime
relazioni esistenti tra Russia e Cina). La Russia, accusata di aver
manipolato il voto in Crimea, tenta disperatamente di mantenere le
relazioni con i partner occidentali nell’ambito della diplomazia. Lavrov
non rinuncia nondimeno a manifestare il suo rammarico per una
situazione che ha del paradossale (ma prevedibile): i voti alle Nazioni
Unite sono carpiti con minacce di vario genere…
(Lorenzo de Vita)
(Lorenzo de Vita)
***
Non vi è alcuna intenzione da parte di Mosca di inviare le sue truppe
in Ucraina Orientale, il Ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov lo
ha dichiarato chiaramente, e si augura che una maggior comprensione
occidentale della posizione Russa consentirà una de-escalation della
tensione. In un’intervista con Rossiya TV, Lavrov ha parlato dei futili
tentativi occidentali di isolare la Russia diplomaticamente, la
crescente presa di coscienza della necessità di una riforma
costituzionale – che Mosca propone in forma di Federazione – le
prospettive di espansione della NATO in Ucraina ed il potenziale
esistente per una presenza della Marina russa in tutto il globo.
Nessun isolamento della Russia nel voto delle Nazioni Unite
Domanda: Dopo che i Paesi del G7 hanno annunciato la loro decisione
di ritirarsi dal G8, si è detto che la Russia è ora isolata sulla scena
internazionale. Nell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite 100 Paesi
hanno votato contro la Russia. Esiste dunque questo «isolamento»?
Sergey Lavrov: Isolation è un termine inventato dai nostri partner
occidentali che agiscono con nostalgiche ambizioni neo-imperiali. Appena
qualcosa non è di loro gradimento se ne escono minacciando sanzioni. I
tempi in cui tale strategia potrebbe essere impiegata brillantemente
sono ormai lontani. Dovrebbero pensare di ottenere da tutti, senza
eccezioni, di lavorare insieme e non di isolare i loro partner.
Sono sorpreso di come, ossessivamente, stiano cercando di creare,
piuttosto che trovare, una prova di isolamento della Russia. Ho visto di
tutto durante la mia carriera; secondo voi è accettabile voler
utilizzare, come strumento di pressione per i principali Paesi (inclusi i
nostri partner più vicini), tante risorse diplomatiche per far sì che
tutti concordino con la loro propaganda circa l’integrità territoriale
dell’Ucraina — ignorando oltretutto il resto dei princìpi enunciati
nella Carta delle Nazioni Unite? Rimango stupito di tanta alacrità.
Istituzioni governative “chiave” spendono così tante energie su tali
obbiettivi…
È il caso del voto dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Tali
risultati sono conseguiti grazie alla combinazione di diversi mezzi. In
primo luogo, i nostri vicini ucraini sono stati invitati a mantenere il
tono del loro progetto di risoluzione «non conflittuale» ed
«equilibrato» così da inviare un messaggio positivo sulla necessità di
rispettare l’integrità territoriale dell’Ucraina. Chi potrebbe
opporvisi? Ma non è nemmeno una mezza verità di come sono andate le cose
realmente; è solo un frammento di essa. Tu ed i nostri telespettatori
capite bene di cosa stiamo parlando…
Poi, ad alcuni Paesi (sufficientemente ingenui) viene detto:
«Guardate, è un grande risoluzione la nostra!, perché non firmare e ne
diventate un co-sponsor». Quelli più esperti, che si rendono ben conto
di quello realmente sta accadendo, vengono invece minacciati con un: «se
non supportate questa risoluzione ci saranno delle conseguenze»… poi
vengono descritte loro queste conseguenze. Noi sappiamo bene quali sono.
Alcuni nostri partner vengono da noi e ci confidano il perché questo o
quel Paese relativamente piccolo è crollato davanti a queste minacce:
contratti non firmati, dividendi politici negati, etc. Se prendiamo in
considerazione che l’Occidente (in senso lato), tra cui Australia, Nuova
Zelanda, Giappone etc., conta circa di 40 Paesi… praticamente 50 Stati
sono stati costretti o in qualche modo convinti a votare a favore.
Noi non porteremo alcun rancore verso queste delegazioni. Non
influenzerà le nostre relazioni con loro. E non posso non sottolineare
un altro numero: circa 70 Paesi hanno rifiutato di sostenere la
risoluzione.
D: E se contiamo i Paesi che non hanno un voto… si salirebbe a 93.
SL: Quindi, fondamentalmente, si tratta di un pareggio. La
«propaganda della macchina occidentale» – non c’è davvero altro modo per
definirla – la saluterà come una grande vittoria nei suoi media, ma noi
conosciamo il vero valore di questa “vittoria”.
D: 100 Paesi hanno votato contro la Russia. Il numero dei Paesi che
hanno votato per la Russia include i Paesi coraggiosi che, nonostante la
pressione esercitata, hanno fatto questa scelta.
SL: Una decisione senz’altro coraggiosa! Non è anti-occidentale o
anti-ucraina. Essa riflette una profonda comprensione di quello che sta
accadendo, da parte dei Paesi che non hanno votato a favore e
soprattutto quelli che hanno votato contro
La Cina comprende i legittimi interessi Russi e sue preoccupazioni in Ucraina
D: Tre settimane fa, al nostro programma è intervenuto l’Ambasciatore
Russo Vitaly Churkin presso le Nazioni Unite, sostenendo che la Russia
si aspetta di vedere unsupporto morale dalla Cina. La Cina si è astenuta
dal voto sulla risoluzione. In seguito, durante una riunione tra il
presidente Obama e quello cinese Xi Jinping, i miei colleghi occidentali
mi ha riferito che gli americani stavano cercando di convincere la Cina
ad abolire i contratti di fornitura di gas con la Russia. Poi anche lei
si è incontrato con Xi Jinping. Cosa sta accadendo tra Cina e Russia?
SL: La Cina è un partner stretto del Russia. Nei nostri documenti
congiunti le nostre relazioni sono definite come «partenariato
strategico globale di cooperazione». Tutte le azioni della Cina
ribadiscono il loro impegno nei princìpi che abbiamo concordato insieme.
Se, come dici tu, gli americani hanno cercato di convincere la Cina a
rivedere i propri accordi economici con noi – e al più alto livello –,
si tratterebbe di un atteggiamento fuori da ogni schema accettabile;
ingenuo o sfrontato che dir si voglia. E tale atteggiamento dimostra
ignoranza di quale sia l’essenza della politica cinese come della loro
mentalità.
La Cina, fin dall’inizio, ha dichiarato di essere ben conscia della
situazione e prende in forte considerazione ogni combinazione di fattore
storico-politico e si oppone vivamente all’utilizzo di misure
non-diplomatiche e minacce di sanzioni per risolvere la situazione. I
contatti con i nostri partner cinesi dimostrano quanto abbiano compreso
non solo gli interessi legittimi della Russia in questo caso, ma quanto
siano altresì vicinissimi a noi nella comprensione di quali siano le
vere cause della crisi in Ucraina. Non vi è alcun dubbio. Il Presidente
Putin e il presidente Xi Jinping hanno parlato al telefono. Il 24 marzo
mi sono incontrato con il presidente Xi Jinping a margine del vertice
sulla sicurezza nucleare a L’Aia. Mi sono incontrato anche con i
Ministri degli Esteri delle nazioni BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e
Sudafrica).
L’Ucraina (non la Russia) ha ostacolato lo spiegamento della missione OSCE
D: Sabato scorso abbiamo informato i nostri telespettatori che l’OSCE
aveva approvato il mandato per una missione da inviare in Ucraina.
Perché la Russia lo ha inizialmente contestato? Cosa c’è dietro questa
missione?
SL: Veramente direi che sono stati i nostri partner occidentali e ucraini che inizialmente si opponevano a questa missione.
D: Ma come al solito è stato fatto intendere il contrario: Russia contro il resto d’Europa…
SL: Siamo abituati a questo. I trucchi orwelliani vengono ancora
ampiamente utilizzati. La Russia era disposto a far inviare una missione
OSCE addirittura una settimana prima che tale decisione fosse
finalmente presa. Anche se tutto era già chiaro fin da allora, i nostri
partner hanno chiesto – con una determinazione assurda – che la Crimea
fosse inclusa nel mandato come parte dell’Ucraina. Si può essere
completamente in disaccordo con le nostre decisioni sovrane; si può
rifiutare di riconoscere le decisioni prese dalla Russia sulla base
della volontà del popolo di Crimea e sostenute poi da una maggioranza
schiacciante. Siamo consapevoli che questo, ovviamente, può avvenire. Ma
è impudenza diplomatica – o totale incompetenza – non riuscire a
comprendere la reale situazione politica che c’è in ballo e la totale
inutilità di quelle richieste dopo che abbiamo chiaramente detto che
avremmo dato seguito a qualsiasi esito del referendum in Crimea.
D: Mosca insisteva che la missione dovesse riguardare le regioni occidentali dell’Ucraina come quelle orientali. È stato fatto?
SL: Tenendo conto dei talenti comprovati dei nostri colleghi
occidentali nel torcere le parole e interpretare male le nostre
disposizioni, stavamo insistendo affinché nel mandato fossero elencate
città e regioni piuttosto che ricadessero senza precisazioni sotto il
termine «Missione in Ucraina». Naturalmente l’elenco comprendeva le
città situate sia nella parte occidentali che orientale dell’Ucraina, ma
escludeva quelle situate sul territorio della Repubblica di Crimea,
Federazione Russa.
L’estremismo Ucraino da tempo denunciato dalla Russia
D: Si deve registrare qualche progresso non solo in termini di invio
di una missione OSCE in Ucraina, ma anche in merito alla capacità delle
nuove autorità ucraine – loro legittimità a parte – nell’affrontare il
problema dell’estremismo di destra, come dimostrano le ultime 36-48 ore?
SL: Ci hanno messo troppo; ma «meglio tardi che mai». Oltre un mese
fa ho sollevato la questione e la necessità di dissociarsi dalle forze
radicali con i nostri partner occidentali. Ho posto loro una domanda
molto semplice: «Se siamo d’accordo che abbiamo bisogno di
‘sdrammatizzare’ la situazione, perché non si vuol dire pubblicamente
ciò che rappresentano davvero questi settori di estrema destra?». Lo
stesso vale per il partito Svoboda, che si rifà alla dichiarazione del
30 giugno 1941 che espresse il sostegno alla Germania nazista ed ai suoi
sforzi per stabilire un Nuovo Ordine Mondiale. Secondo la Carta del
partito, sono tuttora impegnati su questo principio.
I nostri colleghi hanno reagito abbastanza stranamente alle nostre
richieste di esprimere almeno pubblicamente il loro parere su queste
forze ed esercitare la loro influenza sulla gente di Kiev che li hanno
accettati come loro nuove autorità in modo che facciano lo stesso. In un
primo momento hanno evitato il problema; poi, in uno dei recenti
incontri il segretario di Stato americano John Kerry mi ha detto che,
dopo attento esame, hanno concluso che quel settore stava cercando di
diventare un movimento politico. In sostanza: è una buona cosa per loro,
e Svoboda «si sta muovendo verso la politica mainstream». Questa è una
citazione. Molte persone erano presenti alla riunione, quindi non sto
rivelando un segreto. Io ho cercato di portare esempi contrari della
tendenza di questi gruppi, partendo dal loro esortare il pubblico a
sparare in testa ai Russi per ucciderli, fino ai pestaggi che avvengono
soprattutto nelle parti orientali dell’Ucraina, dove i membri di questi
gruppi si considerano a casa loro.
Per quanto riguarda ciò che sta accadendo in questi ultimi giorni,
speriamo che le dichiarazioni del Governo ucraino siano il risultato di
qualche campagna di sensibilizzazione condotta dai nostri partner
occidentali. Come ho già detto, «meglio tardi che mai».
Vediamo cosa accade. I recenti avvenimenti (mercoledì notte, svariate
centinaia di attivisti neo-nazisti di Pravij Sektor e i loro
fiancheggiatori hanno assediato l’edificio del Parlamento, facendo
pressioni sui legislatori per dare il benservito all’appena appuntato
Ministro degli Interni Arsen Avakov > leggere nostra traduzione),
sono molto eloquenti. Qualunque cosa si possa pensare in merito alle
circostanze della sua morte, che, come in qualsiasi caso, dovrebbe
essere studiata a fondo, non si può non notare la spinta motivazionale
che questo avvenimento ha dato a queste persone. È un segnale molto
allarmante.
Mi ha sorpreso vedere che, mentre la televisione Russa, tra cui il
vostro canale, ha mostrato l’assedio, riportando un commento completo
sugli eventi e possibili conseguenze, Euronews non ha detto una parola,
parlando dell’Ucraina solo in merito alla transazione con il FMI, nella
terza o quarta notizia. Purtroppo, questo è quello a cui alludevo prima.
Cercheremo di stabilire la verità attraverso i canali alternativi ai
media occidentali «tradizionali». Mi auguro che i vostri canali
alternativi diventano mainstream.
La OSCE giustifica la censura dei media Ucraini
Q: Canali alternativi — questo è un altro discorso, in quanto
fornitori di tv via cavo sono stati impediti di trasmettere i canali
televisivi russi. In un primo momento l’OSCE ha condannato la cosa. Per
quanto ho capito, la questione è stata sollevata anche ai vostri
colloqui con i partner occidentali. Poi, il tutto è stato lentamente
spostato verso il fondo della lista della priorità. Come ha dichiarato
il rappresentante OSCE, “esistono interessi nazionali che consentono la
censura TV”.
SL: Sì, sono state le dichiarazioni di Dunja Mijatović. Diciamo che
essendo il Rappresentante OSCE per la libertà dei media, dovrebbe
mostrare maggiore libertà nelle sue sentenze. Chi poteva immaginare che
interi canali per proteggere i valori fondamentali potessero essere
vietati? Tuttavia, la stessa Mijatović ha respinto in passato i nostri
numerosi appelli sull’inaccettabilità delle manifestazioni con slogan
fascisti e neo-nazisti in un buon numero di Paesi OSCE. Quindi, secondo
il parere della signora Mijatović, quattro canali sono più pericolosi di
numerose manifestazioni neo-naziste negli Stati baltici (come in altri
Paesi, tra cui la Germania)…
L’idea di una Federazione Ucraina non è più un tabù per i diplomatici occidentali
D: Che tipo di compromesso è possibile con l’Occidente? La Russia si
trova da un lato della barricata, gli Stati Uniti e l’Occidente
dall’altro; su quali basi si può lavorare?
SL: Non credo che si sia poi tanto divisi. Stiamo lavorando per
allineare le nostre posizioni. Sulla base del mio recente incontro con
il Segretario di Stato John Kerry a L’Aia ed i miei contatti con la
Germania, la Francia e un certo numero di altri Paesi – posso dire che
c’è una possibilità di elaborare un’iniziativa comune che possiamo
offrire ai nostri colleghi ucraini.
È una considerazione molto importante, perché fino ad ora i nostri
partner hanno solo offerto di istituire un gruppo di contatto, con cui
la Russia e le persone che hanno preso il potere in Kiev avrebbero
negoziato, ma sotto la loro supervisione. Tale piattaforma è
assolutamente inaccettabile per noi; ma non è questo il problema. Quello
che sta accadendo oggi in Ucraina è il risultato della profonda crisi
del sistema politico, innescato dall’incapacità dei leader avvicendatisi
in questi anni: tutti si sono rivelati incapaci di conciliare gli
interessi delle regioni occidentali e del sud-est Ucraino. Non può
andare avanti così.
Siamo convinti che l’Ucraina abbia bisogno di una riforma
costituzionale fondamentale. Per essere onesti, non vediamo altra via
che garantisca uno sviluppo sostenibile dell’Ucraina, tranne il
diventare una federazione. Forse qualcuno conosce una soluzione
migliore, ed esiste una formuletta magica tale da poter impiantare un
solido sistema unitario di Governo in uno Stato in cui, nelle regioni
occidentali, orientali e meridionali, le persone celebrano feste
diverse, onorano eroi diversi, hanno una struttura economica differente,
parlano lingue diverse e pensano in modo diverso e gravitare verso
diverse culture… mi pare difficile.
Ecco perché il 10 marzo abbiamo consegnato un documento ufficiale –
che delinea la nostra visione delle cose – ai nostri partner americani,
europei e cinesi e di altri colleghi, compresi i Paesi BRICS.
D: Quindi, una riforma costituzionale, le elezioni …
SL: No. Prima di tutto, si afferma che il còmpito più urgente è
quello di fermare la violenza dei gruppi armati, disarmare i militanti e
liberare tutti gli edifici illegalmente sequestrati così come piazze,
strade, città, paesi e villaggi. E a partire da Maidan. È solo una
vergogna per un Paese europeo e una delle più belle città in Europa
avere questo tipo di manifestazioni per un anno e mezzo e di fronte a
visitatori occidentali. Ci è stato detto che Maidan rimarrà così fino a
quando si svolgeranno le elezioni presidenziali, con il risultato che
soddisfi Maidan. È una vergogna per tutti.
Abbiamo proposto di cominciare con lo smaltimento di questi problemi,
soprattutto perché era una precisa responsabilità di Klichko, Yatsenyuk
e Tyagnibok nel momento in cui hanno firmato il documento con i
Tedeschi, i Ministri degli Esteri francese e polacco. Un’altra cosa che
abbiamo proposto è stato quello di iniziare una riforma costituzionale
generale, con tutte le forze politiche e le regioni aventi pari voce per
discutere l’istituzione di una Federazione, che conceda ad ogni regione
ampi poteri nei settori dell’economia, della cultura, della lingua,
dell’istruzione, dei legami economici e culturali con i Paesi o le
regioni confinanti, e a garanzia dei diritti delle minoranze.
Prendendo in considerazione il numero di Russi che vivono in Ucraina,
proponiamo e siamo convinti che non ci sia altra scelta – come alcuni
candidati alla presidenza hanno detto in numerose occasioni – che
rendere la lingua Russa la seconda lingua ufficiale dell’Ucraina, e
assicuriamo i diritti delle minoranze in ogni soggetto costituente, in
conformità con la Carta europea delle lingue regionali o minoritarie.
D: Ci sono ungheresi e romeni che vivono lì.
SL: Ungheresi, cechi, tedeschi — tutti lamentano ai rispettivi
Governi che non hanno più una vita confortevole in Ucraina. I Cechi
vogliono tornare a casa, ma il Governo Ceco ha detto «No, abbiamo
osservato le condizioni in cui vivete e pensiamo che siano accettabili».
Questo indica che si preoccupano maggiormente di questioni geopolitiche
e di convenienza politica che dei diritti umani.
Una riforma costituzionale dev’essere approvato da un referendum. Si
dovrebbe tener conto degli interessi di tutte le regioni. E una volta
che questa costituzione viene approvata con un voto a livello nazionale,
non ci dovrebbero essere le elezioni presidenziali e parlamentari;
nuove assemblee legislative dovrebbero essere elette in tutte le
regioni, e non ci dovrebbero essere nuovi governatori. I Governatori
dovrebbero essere eletti, non nominati. Le regioni orientali e
meridionali insistono su questo punto.
Crediamo fortemente che questa sia la strada giusta da percorrere.
Come tutta risposta, ci viene detto attraverso il Ministero degli Esteri
che le proposte russe sono una provocazione e che ci stiamo
intromettendo negli affari interni dell’Ucraina, perché le nostre idee
sono in contrasto con le basi dello Stato ucraino. Quali idee? In primo
luogo: federalizzazione, e poi: il russo come seconda lingua ufficiale.
Non vedo come questo possa essere in contrasto con le basi dello Stato
ucraino francamente…
D: I partner occidentali hanno ascoltato queste proposte?
SL: Sì. Posso dirvi che federalizzazione non è più una parola tabù
nei nostri colloqui. Credo davvero che dovremmo insistere su questa
forma di rappresentanza — non perché è un nostro capriccio, ma perché le
regioni meridionali e orientali la vogliono!
Q: Si aspetta che queste idee alla fine raggiungeranno Kiev, almeno attraverso le capitali occidentali?
SL: Questo è quello in cui spero, perché il Governo ucraino attuale difficilmente può essere considerato “indipendente”…
La neutralità militare dell’Ucraina dev’essere dichiarata senza ambiguità
D: Mosca e Washington parlano di «status di non blocco» dell’Ucraina?
SL: Questa idea è presente nelle nostre proposte. Pensiamo certamente
che la nuova costituzione dovrebbe chiaramente dire che l’Ucraina non
può essere parte di nessun blocco.
D: Gli americani lo hanno capito?
SL: Lo hanno capito, e possiamo determinare se lo capiscono o no
ascoltando le loro dichiarazioni pubbliche. Parlando a Bruxelles la
scorsa settimana, il presidente Obama ha detto che né l’Ucraina né la
NATO erano pronti e che non aveva senso parlare di questo.
D: A proposito, Yatsenyuk dice che al momento non sta prendendo in considerazione questa opzione.
SL:. «Al momento». Siamo convinti non ci debba essere ambiguità su
questo tema. Ci sono troppi di questo genere di avvertimenti, «al
momento» e «nessuna intenzione». Le intenzioni possono cambiare e si
finisce per avere nuove realtà sul terreno.
Q: Soprattutto negli ultimi due mesi.
SL: Non solo nell’ultimo paio di mesi — ma negli ultimi 25 anni. Ci
viene detto che l’Occidente mantiene distesa la mano in segno di
amicizia e che la Russia mantiene la scelta di un gioco a somma zero.
Pochi giorni fa, il mio collega, il Ministro degli Esteri britannico
William Hague, ha pubblicato un articolo nel quale scrive che la Russia
affronta di nuovo l’isolamento globale, perché, scrive, «si arriva in
Russia a braccia aperte e lei ti evita, perseguendo una mentalità a
somma zero». Ma questo è assolutamente ingiusto. Al contrario, siamo
sempre desiderosi di impegnarci in partnership giuste. Ciò si riflette
nelle nostre proposte in merito al principio dell’indivisibilità della
sicurezza che dovrebbe valere per tutti. Per i membri della NATO è
sbagliato essere protetti con la una sicurezza indivisibile e per
chiunque altro di essere trattati come nazioni di secondo piano; così la
NATO può agire come una calamita per attirare nuovi membri e continuare
a spingere la linea di demarcazione più ad est.
Ci avevano promesso che questo non sarebbe accaduto — e siamo stati
ingannati. Ci avevano promesso che la NATO non avrebbe portato la sua
infrastruttura militare più vicina ai nostri confini — e ci hanno
ingannato. Ci avevano promesso che non ci sarebbero state installazioni
militari sul territorio dei nuovi membri della NATO. All’inizio ci siamo
limitati ad ascoltare quelle promesse e vi abbiamo creduto. Poi abbiamo
iniziato a metterle su carta come obblighi politici e i leader
occidentali hanno firmato tali documenti. Ma quando abbiamo chiesto loro
come mai tali obblighi politici erano stati ignorati e se potevamo
considerarli giuridicamente vincolanti, ci hanno detto, «No, gli
obblighi politici sono sufficienti, e comunque, non preoccupatevi
qualsiasi cosa facciamo non è contro di voi».
L’occidente gioca la carta dell’aut-aut con il partenariato orientale
SL: Parlando dei giochi a somma zero di cui veniamo accusati, il
progetto di partenariato orientale dell’Unione europea fin dall’inizio
si è basato sul concetto di aut-aut: o sei con noi o sei contro di noi.
In realtà, i nostri partner occidentali hanno parlato di questo fin
dalle elezioni del 2004 in Ucraina. Allora non c’erano unione doganale e
partenariato orientale; c’era un’incostituzionale, artificiosamente
inventato terzo turno delle elezioni presidenziali. Karel de Gucht, che
poi era il Ministro degli Esteri del Belgio e che ora è, tra l’altro, il
commissario europeo per il Commercio, chiese pubblicamente che gli
Ucraini votassero e decidessero se volevano essere con l’Europa o con la
Russia. Questo è da dove tale mentalità proviene.
Il partenariato orientale – come pure l’espansione della NATO – era
semplicemente uno strumento utilizzato per prendere rapidamente il
controllo sul territorio geopolitico. La UE era pronta a mandare avanti
questo progetto ad ogni costo. Ha completamente ignorato i legittimi
interessi economici di entrambi i Paesi vicini all’Ucraina, come la
Russia ed altri Paesi, e anche delle nazioni che facevano parte di
questo programma. Ci sono stati molti studi su questo tema. Non c’è da
stupirsi che Yatsenyuk dica ora che l’Ucraina ha bisogno di dare
un’occhiata più da vicino alla sezione economica del presente accordo.
Lo stesso accadrà con la Moldavia. Stanno facendo del loro meglio per
firmare un accordo simile con la Moldavia la prossima estate, prima
delle prossime elezioni. E questo accordo che intendono firmare con la
Moldavia ignora completamente la questione della Transnistria. Ignora
l’accordo del 1997 tra Chisinau e Tiraspol che diede il diritto alla
Transnistria al commercio internazionale. Ignora ciò che sta accadendo
con la Transnistria oggi: Chisinau e le nuove autorità ucraine hanno
sostanzialmente bloccato il territorio. Ma i nostri partner europei
continuano a non commentare s. In effetti, l’Unione europea e, credo,
gli Stati Uniti approvano questa politica.
Su questo vogliamo parlare molto seriamente con loro, perché si
stanno intensificando le tensioni sulla Transnistria; e dicono che sarà
la prossima. Questo è scandaloso, retorica provocatoria. In realtà,
vogliono creare condizioni insopportabili per Tiraspol in violazione, lo
ripeto, degli accordi che autorizzano gli Transnistriani a certi
diritti di viaggio, transito e commercio. Questo è scandaloso. Non
imparano mai. Ancora una volta, cercano di creare punti di attrito nelle
nostre relazioni.
La Russia non ha alcuna intenzione di inviare truppe al confine con l’Ucraina
D: Quasi tutte le dichiarazioni relative a sanzioni, comprese quelle
compiuti dall’UE e dalle istituzioni politiche ufficiali statunitensi,
contengono la frase «ulteriore escalation». Per «ulteriore escalation»i
miei colleghi occidentali intendono, per esempio, che le forze militari
Russe possono varcare i confini dell’Ucraina e muoversi verso Kharkov.
Questo può accadere?
SL: Il Presidente della Russia Vladimir Putin nel suo discorso tenuto
il 18 marzo nella Georgievsky Hall ha detto chiaramente che siamo molto
preoccupati della situazione della popolazione di lingua russa
dell’Ucraina orientale e meridionale, soprattutto dopo che vari gruppi
di destra, un certo Beletsky e il Fronte Orientale si sono precipitati
lì. Quelle sono persone assolutamente pericolose. Non è necessario
essere un fisiognomo per essere in grado di dire quali siano le loro
intenzioni. Di questo parlano apertamente. Molte telefonate trapelate
indicano come i russi saranno trattati in Ucraina non solo dai membri
della destra.
Il Presidente russo ha chiesto che le autorità ucraine e i loro
padroni occidentali agiscano immediatamente per fermare la violenza. Ha
detto che proteggeremo i diritti dei russi e russofoni in Ucraina
utilizzando tutti i metodi politici, diplomatici e legali. A questo non
ho nulla da aggiungere.
Dobbiamo essere onesti. Non si può semplicemente dire, come tante
volte in passato – per la Siria, l’Iran, etc. – che siamo giunti ad una
crisi e che dobbiamo solo accettare la realtà. La Russia risolverà la
crisi siriana, risolverà il problema iraniano e risolverà la situazione
in Ucraina attraverso colloqui diretti con le autorità ucraine.
L’Occidente sta costantemente cercando di evitare la responsabilità di
trattare con coloro che hanno nutrito e continuano a sostenere per i
loro scopi geopolitici.
Non abbiamo assolutamente alcuna intenzione di attraversare le
frontiere ucraine. Questo non è nel nostro interesse. Vogliamo
semplicemente che tutti lavorino insieme, vogliamo che si fermi la
violenza e vogliamo che i Paesi occidentali che stanno cercando di
occultare i casi di violenza e di dipingere la situazione Ucraina sotto
una luce positiva, realizzino che devono assumersi le loro
responsabilità.
Secondo il Ministro dell’Interno dell’Ucraina Arsen Avakov, le
autorità ucraine hanno recentemente cercato di disarmare tutti coloro
che possiedono illegalmente armi da fuoco — cioè i criminali. Se questo è
il risultato degli sforzi dei nostri partner occidentali, ripeto, siamo
soddisfatti di questo. Siamo pronti a continuare a fornire consigli
agli Ucraini per fermare tutte le illegalità e per avviare un profondo
processo costituzionale per riformare il loro Paese.
Non sono in programma basi navali USA-style
D: Ci sono ipotesi che la Russia possa rispondere a tutti questi
eventi impostando le proprie basi militari nelle Seychelles, in Vietnam,
nel Nicaragua, a Cuba e persino in Argentina?
SL: Questa è una completa bugia. Non abbiamo nessuna intenzione di
costruire basi navali e militari all’estero, nel senso che intendono
loro. La Marina russa è ora molto più forte di prima. Credo che dopo che
la Crimea si è unita alla Russia, avrà molte più opportunità di
sviluppo e sbocco. Insieme con la Flotta del Mar Nero, abbiamo anche il
Pacifico, la Flotta del Nord, etc.
È molto importante per un Paese avere una Marina altamente
qualificata, soprattutto perché oggi la Marina non deve solo viaggiare
per mare per la formazione, ma anche per completare compiti specifici,
come operazioni anti-pirateria nel Golfo di Aden e altrove. Le navi
devono viaggiare in luoghi lontani. Abbiamo accordi con alcuni Paesi che
autorizzano le nostre navi e le navi da guerra ad utilizzare
l’infrastruttura esistente per la manutenzione, piccole riparazioni,
acqua e rifornimenti alimentari e per il ristoro dell’equipaggio.
Non stiamo assolutamente pensando di costruire basi simili a quelle
che impianta l’America. E, naturalmente, a differenza degli Stati Uniti,
non avremo alcun accordo, il che renderebbe il nostro personale immune
da procedimenti penali nei Paesi in cui sono presenti.
A tal proposito, di recente ho visto un’interessante foto su
internet: una mappa della Federazione russa e basi militari americane
intorno ad essa. È impressionante. Ce ne sono oltre un centinaio. E c’è
una citazione di un soldato americano: «Come osano i russi essere così
vicino alle nostre basi?».
D: State parlando con i Paesi che ho menzionato sulla possibilità che le nostre navi da guerra entrino nei loro porti marittimi?
SL: Stiamo parlando con alcuni Paesi, ma questi argomenti sono gestiti dai Ministeri della Difesa.
(Traduzione per EFFEDIEFFE.com a cura di Lorenzo de Vita)
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