Unione Bancaria con frode: se falliscono, paghiamo noi
Vi
hanno raccontato che con l’Unione Bancaria non saranno più i
contribuenti, ma gli investitori, a pagare per i disastri degli istituti
di credito? «Bieche menzogne», replica Paolo Barnard. «Quello che è
veramente stato messo nero su bianco dai tecnocrati neofeudali di
Bruxelles, e che viene imposto all’Italia prona e schiava come legge
suprema, è questo: voi banche
avete fatto disastri, e siete quasi tutte fallite (specialmente la
Deutsche Bank), ma non lo diciamo a nessuno. Facciamo un patto: voi
adesso obbedite a noi, i vostri nuovi Signori, e in cambio noi vi
salviamo il deretano con soldi pubblici mentre raccontiamo a tutti che
non è vero. Diremo a tutti che i soldi li metteranno gli investitori, ma
non è vero. Per spacciare questa frode facciamo l’Unione Bancaria con
una serie di regole false, che tanto nessuno ci capisce un cazzo. Quindi
il patto è: noi siamo i vostri Signori e vi comandiamo, voi continuate a
maciullare la massa dei cittadini-cani, ma noi ora siamo i Signori
assoluti”». In altre parole: «Neofeudalesimo».
«I signori neofeudali di quest’ennesimo crimine contro il diritto, la democrazia
e contro noi persone», scrive Barnard nel suo blog, «sono la
Commissione Ue nella persona del commissario al Mercato Unico, Michel
Barnier, la Bce con Mario Draghi, le maggiori lobby bancarie del mondo
come l’Institute of International Finance di Washington e la European
Banking Federation, e il cancelliere tedesco Angela Merkel». Le regole
sovranazionali adottate dall’unione bancaria hanno nomi astrusi. Il
Single Rulebook? «Un insieme di regole per le banche, uguali per tutti i paesi Ue». Il Single Supervisory Mechanism: è quello del «super-poliziotto che controlla tutte le banche,
cioè la Bce». Poi il Single Resolution Mechanism: «Il metodo comune di
affrontare il fallimento di una grande banca europea per non far partire
il contagio e il panico nei mercati». Quindi il Single Resolution
Board, cioè «i tecnocrati incaricati di compiere gli atti concreti del
punto 3». A seguire: Single Resolution Fund. Ovvero «un fondo europeo
pagato dalle banche aderenti all’Unione Bancaria, di 55 miliardi di euro,
che dovrebbe soccorrere il fallimento dell’eventuale banca». E infine
il National Resolution Fund: «Un fondo simile, sempre pagato dalle banche, ma per i paesi Ue che non sono nell’Unione Bancaria».
Secondo
Barnard, «il punto politico e storico di maggior importanza di questa
truffa di Unione Bancaria è che i governi nazionali vengono totalmente
esautorati da qualsiasi possibilità di regolamentare le proprie banche
e di gestire eventuali fallimenti nell’interesse pubblico, ridotti a
chiedere il permesso per qualsiasi legislazione al Consiglio Europeo e
alla Commissione Ue», quella dei super-tecnocrati non eletti. Di fatto,
si delinea un quadro molto preoccupante, perché «le maggiori banche
europee – tra cui Deutsche, Unicredit, Intesa, Ubi, Bnp Paribas, Credit
Suisse – sono tutte tecnicamente fallite». Vuol dire che se veramente i
regolamentatori andassero a esaminare il loro libri contabili,
«scoprirebbero buchi visibili da Giove». Punto cruciale: «Una banca deve
sempre avere un rapporto minimo fra il suo capitale di sicurezza e i
prestiti che fa, ma in tutte le maggiori banche europee questo rapporto è tragicamente sballato, cioè le banche
hanno troppo poco capitale e hanno emesso oceani di prestiti, di cui
almeno un totale di 1.500 miliardi sono prestiti ormai marci,
inesigibili, quindi buchi nei bilanci».
Banche
fallite, assicura Barnard. «I tecnocrati neofeudali europei sanno bene
che la gente, almeno in teoria (mai in pratica, purtroppo) è esasperata
all’idea che sui giornali si legga di miliardi dati per salvare le banche, vedi Mps in Italia, mentre – allo sfigato della strada – Renzi dà la gran cifra di 80 euro». Di qui «questa gran mossa teatrale dell’Unione Bancaria». Obiettivi: «Da una parte, illudere i cittadini che saranno le banche a pagare i buchi, ma dall’altra fare esattamente il contrario e salvare le banche con soldi nostri, banche
che da oggi saranno le “cameriere dei Neofeudali”». In collaborazione
con il “Corporate Europe Observatory” di Olivier Hoedman, Barnard
dimostra quello che sostiene, smontando le asserzioni di Bruxelles, che
chiama «menzogne». A cominciare dal Single Rulebook, le nuove regole: il
capitale di sicurezza deve ammontare almeno all’8% dei prestiti
erogati. Problema: «Deutsche Bank è a un misero 2,5% reale, Unicredit e
Intesa sono alla canna del gas». L’8%, poi, è un cuscinetto debole:
«Quando Lehman Brothers e Dexia fallirono avevano “ottimi” rapporti
capitale-prestiti, rispettivamente l’11% e il 10%. Persino un falco
delle banche
come l’ex governatore della Fed Alan Greenspan aveva chiesto che
dall’8% si passasse almeno al 14%». Conclusione: regole di tutela
inefficaci, «persino patetiche». Domanda: ma allora perché non le fanno
fallire, le banche
decotte? Perché sono “troppo grandi per fallire”, troppo interconnesse
tra loro («impossibile districare la spaventosa rete di intrecci
finanziari che hanno messo in piedi» e troppo complesse da smontare e
ripulire: solo per “bonificare” la Lehman «ci sono voluti 3 anni e
mezzo, dopo che fu scoperto che era composta da 3.000 entità».
Quanto
al Single Supervisory Mechanism, cioè il ruolo del super poliziotto (la
Bce) che dovrebbe spulciare i libri contabili di ogni banca, la
mistificazione appare lampante: le mega-banche
«hanno il privilegio di fare delle specie di auto-certificazioni dello
stato di quei libri, ed è qui che casca l’asino». Inoltre «stanno
facendo un trucco sporchissimo per far quadrare i libri, cioè il solito
rapporto tra capitale e prestiti emessi: per far salire la percentuale
del capitale sui prestiti, semplicemente si sbarazzano di tonnellate di
prestiti emessi impacchettandoli in prodotti finanziari “tossici”,
“marci”, e li vendono agli speculatori, che è esattamente ciò che ha
causato il collasso finanziario mondiale del 2007». Poi, subito dopo,
«riducono drammaticamente i nuovi prestiti che dovrebbero concedere».
Risultato: «Le aziende e le famiglie restano a secco, senza soldi, e l’economia
va a puttane». Problemi? Non per Francoforte: «La Bce su questo non
sembra aver nulla da dire, Draghi se ne sta zitto: altro che
supervisore». Inoltre, dato che la Bce persegue «una missione fanatica»,
cioè «mantenere l’euro
in vita a tutti i costi», mai ammetterrebbe il collasso della Deutsche
Bank. Piuttosto, «manterrà in vita un bubbone pestilenziale che
continuerà a infettare banche su banche».
Alla
farsa vera e propria, continua Barnard, si arriva col Single Resolution
Mechanism, cioè le modalità in base alle quali affrontare il fallimento
di una banca. «La versione per il popolo-cane data dei Neofeudali suona
grandiosa: per la prima volta, saranno gli investitori a smenarci il
deretano per primi – non il pubblico, non gli Stati». Menzogne: le nuove
regole stabiliscono che azionisti e creditori (quindi anche ordinari
correntisti, cittadini, risparmiatori) saranno sì chiamati a perderci
per primi se la banca va sott’acqua, ma solo fino all8% dei debiti della
banca. Assurdo: «In qualsiasi normale procedura fallimentare, le
perdite sono sempre molto superiori per gli investitori, come è giusto
che sia». E non è finita: si prevede inoltre che le autorità
tecnocratiche possano chiedere a una mega-banca di accollarsi il
fallimento di una “sorella”, acquisendola. Come se Bnp Paribas
assorbisse – ovviamente a prezzi stracciati, da asta fallimentare – una
Unicredit fallita. «Ma questo non fa altro che peggiorare il problema di
fondo di queste banche», che sono “too big to fail”, troppo interconnesse, troppo complesse da smontare.
«E
i tecnocrati incaricati di fare tutto il lavoro chi sono? Sono per caso
legittimati da noi cittadini nell’interesse pubblico? No. Sono tizi
incaricati dalla solita Bruxelles e di cui noi non sapremo mai nulla,
anche se decideranno del nostro destino». Saranno loro, i soliti
uomini-fantasma, a gestire il Single Resolution Fund e il National
Resolution Fund, cioè i due fondi da cui si dovrebbe andare a pescare
per salvare le mega-banche
fallite, «dopo il ridicolo prelievo dagli investitori di cui sopra». Ma
sono spiccioli. «Pensate che il primo fondo sarà di 55 miliardi, contro
– come già detto – almeno 1.500 miliardi di buchi bancari a rischio in
Ue». Il secondo fondo, continua Barnard, si otterrà tassando le banche
dell’1% dei loro depositi. «Di nuovo: il resto del caffè a fronte del
problema generale». E non solo: i due fondi «non saranno disponibili per
almeno 10 anni». E nel frattempo se accade qualcosa chi ci mette i
soldi? «Indovina indovinello? Ma gli Stati, ovviamente. E qui arriva la
catastrofe finale: perché il fondo di salvezza finanziato dagli Stati
che già esiste e che sarà quello in cui si andrà a pescare in questi 10
anni è il notorio Meccanismo Europeo di Stabilità, il famigerato Mes».
Famigerato,
perché è un fondo «creato con soldi che l’Italia (per la sua quota)
deve prendere in prestito dai mercati a tassi micidiali, per cui poi
Roma ci tassa a morte». E poi perché tecnocrati “neofeudali” che hanno
creato il Mes «hanno scolpito sul marmo la seguente regola: chiunque
attinga al Mes per qualsiasi motivo dovrà poi assoggettarsi alle
austerità della chemio-tassazione e dell’economicidio che hanno già
portato alla rovina nazionale». Tutto questo, naturalmente, è stato
«firmato e ratificato dal Parlamento italiano». Ricapitolando: per
salvare le banche
che falliranno, l’Unione Bancaria «pescherà per pochi spiccioli dagli
investitori, e poi per almeno 10 anni dalle tasche di cittadini e
aziende per tutto il resto del colossale malloppo». Conseguenza: «Ci
beccheremo altre orrende, mortali austerità». E c’è di peggio: «Neppure
il Mes, coi suoi 500 miliardi di salvadanaio (nostri soldi spremuti con
la chemio-tassazione) sarebbe sufficiente a salvare neppure un quarto di
una banca come la Deutsche», aggiunge Barnard. Per cui, «gli Stati
dovranno trovare altri soldi», e sempre «dal sangue dei nostri figli,
che saranno servi della gleba nel terzo millennio».
E’ l’ultimo, inevitabile “regalo” dell’euro:
con moneta sovrana – spesa pubblica, deficit positivo – l’uscita
dall’incubo sarebbe invece immediata. Fine della super-tassazione, del
tracollo dell’economia,
della devastazione sociale. «Non ci sarebbe bisogno di nessuna Unione
Bancaria, né di regole astruse e truffe», perché «non esiste crisi
finanziaria che una saggia spesa a deficit di un paese sovrano nella
moneta non possa curare». L’Italia? «Torni alla sua sovranità monetaria,
abbandoni questo mostro ributtante di Eurozona neofeudale, torni a
regolamentare le sue banche», come fanno Giappone, Cina, Usa.
«Torni a poter raddoppiare i bilanci della nostra Banca d’Italia dal
giovedì mattina al giovedì a mezzogiorno con un colpo di tastiera di un
computer, per nazionalizzare la nostre banche
fallite di cui Roma diviene azionista con diritto di voto. Le salva, le
ripulisce, e le rivende facendoci una grassa pluslvalenza». Non ci
credete? E allora, conclude Barnard, chiedete a Washington o a Londra:
«Dopo aver speso a deficit di Stato per salvare le loro banche senza nessuna Unione Bancaria truffa, il Tesoro Usa
ha incassato profitti per 9 miliardi di dollari, quello inglese ha
incassato 5 miliardi. La banca centrale americana ha incassato 24
miliardi di plusvalenze, la Banca d’Inghilterra 33 miliardi, tutti soldi
pubblici ritornati a casa. Così dovrebbe fare Roma».
Vi hanno raccontato che con l’Unione Bancaria non saranno più i
contribuenti, ma gli investitori, a pagare per i disastri degli istituti
di credito? «Bieche menzogne», replica Paolo Barnard.
«Quello che è
veramente stato messo nero su bianco dai tecnocrati neofeudali di
Bruxelles, e che viene imposto all’Italia prona e schiava come legge
suprema, è questo: voi banche
avete fatto disastri, e siete quasi tutte fallite (specialmente la
Deutsche Bank), ma non lo diciamo a nessuno. Facciamo un patto: voi
adesso obbedite a noi, i vostri nuovi Signori, e in cambio noi vi
salviamo il deretano con soldi pubblici mentre raccontiamo a tutti che
non è vero.
Diremo a tutti che i soldi li metteranno gli investitori, ma
non è vero. Per spacciare questa frode facciamo l’Unione Bancaria con
una serie di regole false, che tanto nessuno ci capisce un cazzo.
Quindi
il patto è: noi siamo i vostri Signori e vi comandiamo, voi continuate a
maciullare la massa dei cittadini-cani, ma noi ora siamo i Signori
assoluti”». In altre parole: «Neofeudalesimo».
«I signori neofeudali di quest’ennesimo crimine contro il diritto, la democrazia e contro noi persone», scrive Barnard nel suo blog, «sono la Commissione
Ue nella persona del commissario al Mercato Unico, Michel Barnier, la
Bce con Mario Draghi, le maggiori lobby bancarie del mondo come
l’Institute of International Finance di Washington e la European Banking
Federation, e il cancelliere tedesco Angela Merkel». Le regole
sovranazionali adottate dall’unione bancaria hanno nomi astrusi.
Il
Single Rulebook? «Un insieme di regole per le banche, uguali per tutti i paesi Ue». Il Single Supervisory Mechanism: è quello del «super-poliziotto che controlla tutte le banche,
cioè la Bce». Poi il Single Resolution Mechanism: «Il metodo comune di
affrontare il fallimento di una grande banca europea per non far partire
il contagio e il panico nei mercati». Quindi il Single Resolution
Board, cioè «i tecnocrati incaricati di compiere gli atti concreti del
punto 3».
A seguire: Single Resolution Fund. Ovvero «un fondo europeo
pagato dalle banche aderenti all’Unione Bancaria, di 55 miliardi di euro,
che dovrebbe soccorrere il fallimento dell’eventuale banca». E infine
il National Resolution Fund: «Un fondo simile, sempre pagato dalle banche, ma per i paesi Ue che non sono nell’Unione Bancaria».
Secondo Barnard, «il punto politico e storico di maggior importanza
di questa truffa di Unione Bancaria è che i governi nazionali vengono
totalmente esautorati da qualsiasi possibilità di regolamentare le
proprie banche
e di gestire eventuali fallimenti nell’interesse pubblico, ridotti a
chiedere il permesso per qualsiasi legislazione al Consiglio Europeo e
alla Commissione Ue», quella dei super-tecnocrati non eletti.
Di fatto,
si delinea un quadro molto preoccupante, perché «le maggiori banche
europee – tra cui Deutsche, Unicredit, Intesa, Ubi, Bnp Paribas, Credit
Suisse – sono tutte tecnicamente fallite». Vuol dire che se veramente i
regolamentatori andassero a esaminare il loro libri contabili,
«scoprirebbero buchi visibili da Giove».
Punto cruciale: «Una banca deve
sempre avere un rapporto minimo fra il suo capitale di sicurezza e i
prestiti che fa, ma in tutte le maggiori banche europee questo rapporto è tragicamente sballato, cioè le banche hanno troppo poco capitale e hanno emesso oceani di prestiti, di cui almeno un totale di 1.500 miliardi sono prestiti ormai marci, inesigibili, quindi buchi nei bilanci».
Banche
fallite, assicura Barnard. «I tecnocrati neofeudali europei sanno bene
che la gente, almeno in teoria (mai in pratica, purtroppo) è esasperata
all’idea che sui giornali si legga di miliardi dati per salvare le banche, vedi Mps in Italia, mentre – allo sfigato della strada – Renzi dà la gran cifra di 80 euro». Di qui «questa gran mossa teatrale dell’Unione Bancaria». Obiettivi: «Da una parte, illudere i cittadini che saranno le banche a pagare i buchi, ma dall’altra fare esattamente il contrario e salvare le banche con soldi nostri, banche
che da oggi saranno le “cameriere dei Neofeudali”».
In collaborazione
con il “Corporate Europe Observatory” di Olivier Hoedman, Barnard
dimostra quello che sostiene, smontando le asserzioni di Bruxelles, che
chiama «menzogne». A cominciare dal Single Rulebook, le nuove regole: il
capitale di sicurezza deve ammontare almeno all’8% dei prestiti
erogati. Problema: «Deutsche Bank è a un misero 2,5% reale, Unicredit e
Intesa sono alla canna del gas».
L’8%, poi, è un cuscinetto debole:
«Quando Lehman Brothers e Dexia fallirono avevano “ottimi” rapporti
capitale-prestiti, rispettivamente l’11% e il 10%. Persino un falco
delle banche
come l’ex governatore della Fed Alan Greenspan aveva chiesto che
dall’8% si passasse almeno al 14%». Conclusione: regole di tutela
inefficaci, «persino patetiche».
Domanda: ma allora perché non le fanno
fallire, le banche
decotte? Perché sono “troppo grandi per fallire”, troppo interconnesse
tra loro («impossibile districare la spaventosa rete di intrecci
finanziari che hanno messo in piedi» e troppo complesse da smontare e ripulire:
solo per “bonificare” la Lehman «ci sono voluti 3 anni e mezzo, dopo
che fu scoperto che era composta da 3.000 entità».
Quanto al Single Supervisory Mechanism, cioè il ruolo del super
poliziotto (la Bce) che dovrebbe spulciare i libri contabili di ogni
banca, la mistificazione appare lampante: le mega-banche
«hanno il privilegio di fare delle specie di auto-certificazioni dello
stato di quei libri, ed è qui che casca l’asino».
Inoltre «stanno
facendo un trucco sporchissimo per far quadrare i libri, cioè il solito
rapporto tra capitale e prestiti emessi: per far salire la percentuale
del capitale sui prestiti, semplicemente si sbarazzano di tonnellate di
prestiti emessi impacchettandoli in prodotti finanziari “tossici”,
“marci”, e li vendono agli speculatori, che è esattamente ciò che ha
causato il collasso finanziario mondiale del 2007». Poi, subito dopo,
«riducono drammaticamente i nuovi prestiti che dovrebbero concedere».
Risultato: «Le aziende e le famiglie restano a secco, senza soldi, e l’economia
va a puttane». Problemi?
Non per Francoforte: «La Bce su questo non
sembra aver nulla da dire, Draghi se ne sta zitto: altro che
supervisore». Inoltre, dato che la Bce persegue «una missione fanatica»,
cioè «mantenere l’euro
in vita a tutti i costi», mai ammetterrebbe il collasso della Deutsche
Bank. Piuttosto, «manterrà in vita un bubbone pestilenziale che
continuerà a infettare banche su banche».
Alla farsa vera e propria, continua Barnard, si arriva col Single
Resolution Mechanism, cioè le modalità in base alle quali affrontare il
fallimento di una banca.
«La versione per il popolo-cane data dei
Neofeudali suona grandiosa: per la prima volta, saranno gli investitori a
smenarci il deretano per primi – non il pubblico, non gli Stati».
Menzogne: le nuove regole stabiliscono che azionisti e creditori (quindi
anche ordinari correntisti, cittadini, risparmiatori) saranno sì
chiamati a perderci per primi se la banca va sott’acqua, ma solo fino
all8% dei debiti della banca.
Assurdo: «In qualsiasi normale procedura
fallimentare, le perdite sono sempre molto superiori per gli
investitori, come è giusto che sia». E non è finita: si prevede inoltre
che le autorità tecnocratiche possano chiedere a una mega-banca di
accollarsi il fallimento di una “sorella”, acquisendola.
Come se Bnp
Paribas assorbisse – ovviamente a prezzi stracciati, da asta
fallimentare – una Unicredit fallita. «Ma questo non fa altro che
peggiorare il problema di fondo di queste banche», che sono “too big to fail”, troppo interconnesse, troppo complesse da smontare.
«E i tecnocrati incaricati di fare tutto il lavoro chi sono? Sono per
caso legittimati da noi cittadini nell’interesse pubblico? No. Sono
tizi incaricati dalla solita Bruxelles e di cui noi non sapremo mai
nulla, anche se decideranno del nostro destino». Saranno loro, i soliti
uomini-fantasma, a gestire il Single Resolution Fund e il National
Resolution Fund, cioè i due fondi da cui si dovrebbe andare a pescare
per salvare le mega-banche
fallite, «dopo il ridicolo prelievo dagli investitori di cui sopra».
Ma
sono spiccioli. «Pensate che il primo fondo sarà di 55 miliardi, contro
– come già detto – almeno 1.500 miliardi di buchi bancari a rischio in
Ue». Il secondo fondo, continua Barnard, si otterrà tassando le banche
dell’1% dei loro depositi. «Di nuovo: il resto del caffè a fronte del
problema generale». E non solo: i due fondi «non saranno disponibili per
almeno 10 anni». E nel frattempo se accade qualcosa chi ci mette i
soldi? «Indovina indovinello?
Ma gli Stati, ovviamente. E qui arriva la
catastrofe finale: perché il fondo di salvezza finanziato dagli Stati
che già esiste e che sarà quello in cui si andrà a pescare in questi 10
anni è il notorio Meccanismo Europeo di Stabilità, il famigerato Mes».
Famigerato, perché è un fondo «creato con soldi che l’Italia (per la
sua quota) deve prendere in prestito dai mercati a tassi micidiali, per
cui poi Roma ci tassa a morte». E poi perché tecnocrati “neofeudali” che
hanno creato il Mes «hanno scolpito sul marmo la seguente regola:
chiunque attinga al Mes per qualsiasi motivo dovrà poi assoggettarsi
alle austerità della chemio-tassazione e dell’economicidio che hanno già
portato alla rovina nazionale».
Tutto questo, naturalmente, è stato
«firmato e ratificato dal Parlamento italiano». Ricapitolando: per
salvare le banche
che falliranno, l’Unione Bancaria «pescherà per pochi spiccioli dagli
investitori, e poi per almeno 10 anni dalle tasche di cittadini e
aziende per tutto il resto del colossale malloppo». Conseguenza: «Ci
beccheremo altre orrende, mortali austerità».
E c’è di peggio: «Neppure
il Mes, coi suoi 500 miliardi di salvadanaio (nostri soldi spremuti con
la chemio-tassazione) sarebbe sufficiente a salvare neppure un quarto di
una banca come la Deutsche», aggiunge
Barnard. Per cui, «gli Stati dovranno trovare altri soldi», e sempre
«dal sangue dei nostri figli, che saranno servi della gleba nel terzo
millennio».
E’ l’ultimo, inevitabile “regalo” dell’euro:
con moneta sovrana – spesa pubblica, deficit positivo – l’uscita
dall’incubo sarebbe invece immediata. Fine della super-tassazione, del
tracollo dell’economia,
della devastazione sociale. «Non ci sarebbe bisogno di nessuna Unione
Bancaria, né di regole astruse e truffe», perché «non esiste crisi
finanziaria che una saggia spesa a deficit di un paese sovrano nella
moneta non possa curare».
L’Italia? «Torni alla sua sovranità monetaria,
abbandoni questo mostro ributtante di Eurozona neofeudale, torni a
regolamentare le sue banche», come fanno Giappone, Cina, Usa.
«Torni a poter raddoppiare i bilanci della nostra Banca d’Italia dal
giovedì mattina al giovedì a mezzogiorno con un colpo di tastiera di un
computer, per nazionalizzare la nostre banche
fallite di cui Roma diviene azionista con diritto di voto. Le salva, le
ripulisce, e le rivende facendoci una grassa pluslvalenza».
Non ci
credete? E allora, conclude Barnard, chiedete a Washington o a Londra:
«Dopo aver speso a deficit di Stato per salvare le loro banche senza nessuna Unione Bancaria truffa, il Tesoro Usa
ha incassato profitti per 9 miliardi di dollari, quello inglese ha
incassato 5 miliardi.
La banca centrale americana ha incassato 24
miliardi di plusvalenze, la Banca d’Inghilterra 33 miliardi, tutti soldi
pubblici ritornati a casa. Così dovrebbe fare Roma».
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