8-4-2014
L’ondata anti Europa preoccupa l’eurocrazia di Bruxelles
di Luciano Lago
Inizia a serpeggiare un certo nervosismo negli uffici della
Commissione europea a Bruxelles ed anche un aria di tensione palpabile:
si vive un momento difficile, con la crisi in Ucraina si è aperto il
vaso di Pandora di un paese dagli equilibri delicati e, visto che la
destabilizzazione del paese è stata voluta proprio dalla UE attraverso i
suoi emissari, in particolare dalla instancabile Catherine Ashton,
responsabile esteri della Commissione, dopo la reazione russa con
l’annessione della Crimea e la conseguente crisi nei rapporti tra
Washington e Mosca, adesso il nuovo governo golpista di Kiev presenta il
conto: sarà necessario reperire 11 miliardi da subito per finanziare il
governo ucraino perché questo non cada in default trascinando nel caos
il paese, già sull’orlo di una guerra civile tra la fazione filo russa e
quella nazionalista ucraina.
Gli americani si sono quasi del tutto
defilati con vaghe promesse, loro si occupano del livello militare, per
quello civile, tocca all’Europa provvedere.
Si potrebbe facilmente ironizzare e chiedere alla Catherine se, prima
di andare a sobillare la piazza a Kiev, lei ed i suoi funzionari della
UE, promettendo integrazione all’Europa, sia stata cosciente del fatto
che, “una volta avuta la bicicletta”, bisogna poi saperla pedalare. La
questione però è troppo seria per poter scherzare, con la crisi in atto
nell’area dei paesi dell’euro sistema, tutti afflitti da debito e
deficit di bilancio, non sarà facile reperire altri 11 miliardi per
sovvenzionare l’Ucraina, senza contare che non basteranno: gli analisti
esperti dicono che sarà necessario prevedere almeno il doppio.
Si
provvederà in qualche modo mediante un’altra di quelle direttive
finanziarie che i commissari europei sono molto abili ad emanare
“riservatamente” senza che ci siano resistenze da parte di qualche
governo, con l’eccezione della Germania, unico paese molto attento ai
suoi interessi sempre prevalenti nell’ambito europeo.
Nel frattempo son arrivati i risultati delle prime elezioni in
Ungheria e sono un disastro per l’Unione Europea con l’avanzata del
partito antieuropeo di Viktor Orban, il Fidesz, che ha ottenuto circa
il 47% dei suffragi. Questo risultato viene di seguito a quello avutosi
in Francia, con il test delle amministrative che ha visto confermata
l’ascesa fortissima del Front National della Marine Le Pen, estremamente
decisa a contestare le linee di politica dalla UE fino a richiedere la
fuoruscita della Francia dall’eurosistema e possibilmente anche dalla
UE.
Adesso arriva l’esito delle elezioni politiche in Ungheria, un
piccolo paese ma significativo quanto a risultati ed anche in questo
caso il fronte nazionalista ed euroscettico di Orbam si è affermato come
primo partito conquistando, grazie al premio di maggioranza, la
schiacciante maggioranza nel Parlamento ungherese, assieme ad una
crescita molto forte anche del partito di estrema destra Jobbik passato
al 20,7%. (Vedi: Chi è Viktor Orban, il vincente premier ungherese).
Da tener presente che Orban è il premier che ha contestato
apertamente le politiche di austerità imposte dalla Commissione Europea
e, dopo aver saldato il debito, ha messo fuori dal paese il FMI da cui
lo Stato aveva ricevuto una linea di finanziamento. Inoltre Orban ha
attuato una politica espansiva di spesa pubblica, tassando le
multinazionali e le grandi banche, sostenendo l’industria nazionale, ha
nazionalizzato la banca centrale (con grave scandalo della Commissione
Europea) mettendo sotto controllo l’emissione monetaria.
Queste misure
accompagnate da riduzione dei costi delle bollette luce e gas per le
famiglie, prezzi controllati ed agevolazioni per piccole imprese ed
agricoltori. Risultato di questa politica è stata la ripresa e la
crescita economica del paese con riduzione della disoccupazione, un
esempio giudicato quindi “pericoloso” per il resto dell’Europa (a
giudizio degli eurocrati di Bruxelles naturalmente ma non della
popolazione magiara).
Altri paesi potrebbero iniziare a pensare che, quanto più ci si
allontana dalle ricette neoloberiste di Bruxelles e dall’euro, tanto più
si riesce ad ottenere crescita ed occupazione. Necessario quindi
isolare l’Ungheria e stendere intorno un “cordone sanitario” perché il
contagio non si propaghi.
Ecco quindi che Orban è stato accusato di
autoritarismo, di fascismo di violazione delle regole della democrazia,
di aver accentrato tutti i poteri, di aver violato le leggi europee,
ecc. ecc. ma il risultato delle elezioni dimostra che il popolo è con
lui, con buona pace dei burocrati di Bruxelles. Se ne dovranno fare una
ragione.
Il panorama negli altri paesi d’Europa, dalla Spagna all’Olanda,
dall’Italia alla Grecia, al Portogallo, presenta un forte rischio di una
ondata di euro scetticismo montante ( lo si e’ visto con le ultime
grandi manifestazioni di massa a Madrid come a Lisbona), con le dovute
differenze da paese a paese, che si potrà manifestare in forma
inarrestabile nelle prossime elezioni per il Parlamento Europeo.
Non si pensi tuttavia che l’elite finanziaria che ha il potere
decisionale e che ispira l’oligarchia di Bruxelles e Francoforte (vedi l’elite globalista e rischi di rivolta)
sia rassegnata a veder modificati gli equilibri politici in Europa con
il rischio di un cambio di politica economica e crollo del sistema
dell’euro. Questo non è pensabile poiché ci sarebbe un contraccolpo sui
bilanci delle banche esposte con i titoli emessi dalle nazioni del sud
Europa fortemente indebitate, un conseguente crollo dei profitti delle
banche e questo avrebbe gravi ripercussioni sull’assetto finanziario
dei principali titoli a Londra come a Wall Street.
L’elite finanziaria
non permetterà che questo accada, si è premunita inducendo i vari
governi europei alla firma dei trattati vincolanti come Mastricht e
Lisbona, Fiscal Compact e MES/ESM, la stessa può manovrare attraverso le
leve di cui dispone per il controllo della politica che esercita di
fatto ed in particolare stanno preparando, attraverso i grandi media
controllati dai loro gruppi industriali e finanziari, una grande
campagna pubblicitaria (già iniziata) con interventi diretti a
manipolare l’informazione, criticare i movimenti euroscettici, per
presentare questi movimenti come un “rischio per la democrazia”, per
paventare scenari catastrofici conseguenti ad un successo dei partiti
euroscettici e, peggio ancora, ad eventuale richiesta di un paese di
uscire dal sistema euro per causa di cambiamenti di governo.
Sarebbe una
catastrofe per le grandi banche.
Facile prevedere che si stia attivando tutto il sistema occulto di
cui l’elite finanziaria dispone, si monteranno scandali e si indagherà
sulla vita privata di ogni esponente politico non conforme, dalla Marine
Le Pen in Francia a Wilders in Olanda, a Grillo in Italia, da
Heinz-Christian Strache in Austria (il successore di Haider, morto in un
misterioso incidente d’auto) a Salvini della Lega in Italia, in Grecia
non ci sarà bisogno perche il vertice di Alba Dorata è già in carcere
da tempo con accuse prefabbricate.
Dove troveranno un qualche pretesto per montare una campagna
scandalistica, da una relazione extraconiugale ad una presunta tangente,
a strani collegamenti con boss della mafia, a possibili affermazioni
dal sapore antisemita o negazionista (stimolate da qualche domanda
trappola), allora partirà un’azione dei media che orchestreranno una
campagna di diffamazione a tutto campo a cui seguiranno puntuali
inchieste della magistratura.
Questi personaggi leader dei movimenti
euroscettici dovranno fare molta attenzione perché un punto debole si
trova sempre nelle persone e, se anche non sussiste, si crea ad arte: ad
esempio si è saputo che alcuni servizi di intelligence non meglio
identificati, abbiano ultimamente arruolato ed istruito delle avvenenti
ragazze, molto preparate e poliglotte, fornite di registratore nascosto
e telecamera occulta per riprendere eventuali scene piccanti con
qualche esponente politico.
Queste signorine si fingono entusiaste
sostenitrici dei leaders dei partiti euroscettici e cercheranno di
entrare a stretto contatto ravvicinato con quelli più suggestionabili.
La scusa classica può essere quella dell’autografo o dell’intervista per
una testata giornalistica, alcune sono giornaliste, altre sono ex
ballerine o cubiste e tutte sono certamente scaltre e disinibite. In
parallelo anche in Europa sono sorte varie organizzazioni ONLUS pilotate
e finanziate dai vari Soros ed altri, dietro presunte finalità di
“difesa dei diritti umani” (ad es. Human Right Watch, USAID, Open
Society, ecc.) si sono mosse da tempo per fare propaganda, alcune per
influenzare e controllare anche il web.
Qualche altra organizzazione
invece ha lo scopo recondito di accaparrarsi il consenso di una buona
parte delle masse giovanili scontente ed arrabbiate attraverso dei finti
movimenti di protesta, inconcludenti ed inoffensivi che servono a
dirottare e tenere sotto controllo la protesta, far sfogare la rabbia
verso i “fantocci” del potere. Il colore adottato da queste sigle di
protesta di solito è l’arancione.
Queste organizzazioni devono dirigere la protesta verso obiettivi
limitati come la classe politica locale, giudicata corrotta e
responsabile della crisi, guardandosi bene però dal contestare il
potere finanziario delle organizzazioni sovranazionali, come la BCE,
l’FMI, la Banca Mondiale, la Goldman Sachs, ecc. quegli organismi
devono rimanere rigorosamente fuori dall’obiettivo delle proteste.
Non sarà facile scavalcare il muro di gomma eretto a protezione delle
istituzioni europee e finanziarie, l’elite teme le possibili rivolte ma
si sta attrezzando per fronteggiarle con i suoi sistemi che non saranno
mai quelli che ti puoi facilmente aspettare.
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