Proclamata a Donetsk la Repubblica Popolare
Filippo Bovo
In
queste ore gruppi di manifestanti hanno assalito i palazzi governativi a
Donetsk, Lugansk e Kharkov, assumendone il controllo.
A Lugansk quasi
tremila persone hanno assaltato l’edificio della banca nazionale, mentre
altri percorrevano le strade sventolando bandiere russe e invocando la
Russia.
Ma la notizia più importante è che a Donetsk sia stata
proclamata l’indipendenza da Kiev e la nascita d’una Repubblica Popolare
i cui confini corrispondono a quelli regionali. E’ stato anche già
indetto il referendum per decidere un eventuale ingresso nella
Federazione Russa, per il prossimo 11 maggio.
Ciò che conta di più, però, è porre l’accento sull’aggettivo di cui si fregia questa neonata repubblica: “popolare”. Berlinguer, a suo tempo, aveva detto che nell’URSS s’era ormai esaurita la spinta propulsiva della Rivoluzione d’Ottobre.
Ciò che conta di più, però, è porre l’accento sull’aggettivo di cui si fregia questa neonata repubblica: “popolare”. Berlinguer, a suo tempo, aveva detto che nell’URSS s’era ormai esaurita la spinta propulsiva della Rivoluzione d’Ottobre.
E invece essa non s’è esaurita affatto,
tant’è che nel momento in cui la popolazione russofona di Donetsk ha
deciso di voltare le spalle ai golpisti e banderisti di Kiev, l’ha fatto
dando vita ad un nuovo Stato socialista.
Del resto questa è un’altra tessera del domino che ha iniziato a cadere
nel momento in cui la Crimea ha dichiarato la propria indipendenza
ricongiungendosi con la Russia, proprio a seguito del golpe di febbraio.
Era tutto prevedibile: dopo la Crimea, si diceva, anche le altre
regioni russofone dell’Ucraina orientale e meridionale avrebbero fatto
altrettanto.
Gli Stati Uniti e l’Unione Europea s’erano illusi d’aver ottenuto, col rovesciamento di Yanukovich, una facile vittoria.
Gli Stati Uniti e l’Unione Europea s’erano illusi d’aver ottenuto, col rovesciamento di Yanukovich, una facile vittoria.
Invece essa s’è
rapidamente trasformata dapprima in una Vittoria di Pirro e ora in una
sconfitta strategica di portata storica e clamorosa.
Del resto ben
difficilmente si sarebbe potuto credere che, laddove avevano fallito
Napoleone ed Hitler (colossi strategici), potessero trionfare il sionista Obama e i sinistri pagliacci effeminati,
da Cameron ad Hollande passando anche per il nostro renzie, che formano
la sua corte dei miracoli, un aggregato di reietti della politica.
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