domenica 13 aprile 2014

L’interesse polacco negli affari ucraini



 

L’interesse polacco negli affari ucraini



Nikolaj Malyshevskij SCF


UkrPolmap 


All’inizio di aprile, il presidente della Polonia Bronislav Komorovsky ha dichiarato in un’intervista al canale TVP che l’obiettivo della Polonia è “non reagire esclusivamente sulla crisi in Ucraina, non estinguere l’incendio politico, economico e bellico, ma d’incominciare a sostenere sistematicamente il processo di modernizzazione dell’Ucraina, affinché la si aiuti anche a realizzare dei propri obiettivi nazionali”.
Di fronte ai dirigenti polacchi si trova oggi un solo difficile compito: come risolvere contemporaneamente il problema delle “due Ucraine”, con le quali Varsavia, secondo gli specialisti polacchi, “ha a che fare” non per la prima volta. La prima Ucraina è rappresentata dal potere centrale che risiede a Kiev.
I polacchi, secondo gli esperti polacchi, “possono e devono lavorare con lei”.
La seconda è l’Ucraina Occidentale con i suoi 5 milioni di abitanti. Con questa Ucraina, Varsavia lega “ogni sforzo tra polacchi e ucraini”, pertanto qui gioca un ruolo particolare “l’ideologia che è condivisa da parte degli attivisti dell’Unione degli ucraini in Polonia”.
La “Prima Ucraina” è scomoda per i polacchi per il fatto che, secondo le parole del capo dell’Istituto di geopolitica di Częstochowa, Leszek Sykulsky, la politica di Varsavia in questa direzione “è diretta in maniera considerevole dall’intelligence polacca, che collabora strettamente con servizi speciali americani e britannici”. E gli interessi degli anglosassoni non sempre coincidono con gli interessi degli europei continentali, in particolare di quelli che si rapportano negativamente a piani di confronto con la Russia.
La “Seconda Ucraina” è scomoda per i polacchi per il fatto che i suoi rappresentanti, che si sono elevati oggi fino alla posizione dei “leader nazionali” che occupavano Kiev, dichiarano direttamente alla testata principale polacca Rzeczpospolita, per bocca del segretario-stampa di “Pravy Sektor” Andrey Tarasenko, che il massacro di polacchi in Volhynia e nella Galizia Orientale, durante il quale le truppe di Bandera massacrarono parecchie decine di migliaia di bambini, donne e anziani polacchi, è una “cavolata”, e che “ci vuole un’unità etnica, affinché le terre, sulle quali gli ucraini hanno vissuto migliaia di anni ritornino all’Ucraina.
Io parlo di Przemyśl e di una schiera di distretti polacchi… Noi vogliamo riprendere solo ciò che ci appartiene”.
Le persone che dichiarano pubblicamente pretese territoriali verso la Polonia oggi rappresentano una reale forza politica in Ucraina; essi sono presenti, tra l’altro, nell’esercito e nei servizi speciali.
Nella stessa Polonia hanno su chi sostenersi: costoro possono contare interamente sulla “quinta colonna” nella Polonia Orientale che rappresenta indiscutibilmente il fulcro del nazionalismo ucraino, il quale, per molti anni è stato mantenuto con mezzi del Bilancio statale della repubblica polacca.
Il baluardo di questo movimento è rappresentato dalla popolazione ucraina del voivodato subcarpatico polacco. In sostanza, sono i discendenti dei tagliagole e dei sostenitori dell’OUN-UPA (Esercito di Liberazione Ucraino di Stepan Bandera che cooperava con i tedeschi nella Seconda Guerra Mondiale, n.d.t.), seguaci militanti dell’ideologia di Bandera viventi lungo il confine polacco con l’Ucraina. 
L’attivista viene rappresentato da esponenti dell’Unione degli ucraini di Polonia, un’organizzazione radicale di stampo banderista, finanziata dal governo polacco, dalla diaspora canado-americana e dalle autorità di L’vov. Secondo le informazioni dei media polacchi, quest’organizzazione (Unione degli ucraini di Polonia) si occupava attivamente per la raccolta di fondi e per il passaggio nel territorio ucraino di aiuti per Maidan e per i fabbisogni dei militanti.
Uno dei ruoli principali in queste operazioni appartiene al console generale dell’Ucraina a Przemyśl Aleksandr Bachik, che rientra tra i primi ad aver preso posizione contro il governo legale del suo paese e a chiedere ai polacchi di aiutare gli ucraini nella “lotta per un futuro europeo” (Bachik all’epoca faceva chiaramente il furbo, dato che oggi i suoi seguaci dichiarano ai giornalisti polacchi che il posto dell’Ucraina non è l’Unione Europea, essendo ciò “in contrasto con l’idea di uno stato nazionale“).
Pertanto, il problema di fondo di Varsavia, collegato con la “Seconda Ucraina”, non sono gli ucraini polacchi (a conferma di ciò discutono, per esempio, le notizie trapelate in internet, secondo le quali Jacenjuk sta conducendo trattative in merito alla trasmissione alla Polonia di tre regioni della Galizia ucraina entro la fine del 2014 proponendo la salvezza da una “catastrofe umanitaria”).
Il principale grattacapo di Varsavia, collegato all’aggravamento della “domanda ucraina”, è causato da altro. Riguardo a ciò scrive in maniera franca il redattore del portale Kresy.pl, fondato col sostegno del Ministero della Cultura e del Senato della Repubblica di Polonia, specializzato sulla tematica dei “kresy orientali”, territori ucraini e bielorussi (ovvero territori della Polonia storica perduti in seguito alle spartizioni polacche alla fine del XVIII secolo n.d.t.), Tomasz Kwaśnicki: “L’Unione Europea è una forma di egemonia tedesca, e solo per questo essa ancora oggi esiste. L’associazione dell’Ucraina all’Unione Europea contribuirà ad un ampliamento considerevole della sfera di influenza della Germania…
Anche se l’Ucraina si dividerà, l’ideologia neobanderista può diffondersi, e allora l’Ucraina si banderarizzerà totalmente per alcuni anni. Il processo di assimilazione delle idee dell’OUN-UPA dilaga, sopratutto tra i giovani. Non vedo nessun ostacolo al fatto che quella nazione si trasformi in un vassallo della Germania. E allora perché dovrebbero guardare a Varsavia? Cosa mai potremmo offrigli noi?
Potrebbe l’Ucraina, se vincessero le idee di Stepan Bandera, trasformarsi in “vassallo della Germania”, come propone il redattore del portale Kresy.pl Tomasz Kwaśnicki?

 

La risposta a questa domanda, cruciale per l’Europa Orientale e per gli interessi polacchi a Est, sarà cercata l’8 aprile dal presidente Bronisław Komorowski e da membri del Gabinetto straordinario costituito per la presa in esame della posizione in Ucraina, un organo costituzionale apposito, che è composto da membri del Consiglio dei Ministri polacco e viene convocato dal presidente per la presa in esame di problemi di importanza rilevante… Nel frattempo, i media ed il Ministero degli Esteri polacchi fanno trasparire un’arrogante convinzione in una veloce vittoria nell’Est:
Il sito dell’ente di politica estera della Polonia pubblica rapporti di successi ed estratti dalla stampa europea, nei quali “Varsavia già da tempo è riconosciuta dall’Europa portatrice di una approfondita conoscenza riguardo a Ucraina e Russia” (Le Soir), e il ministro Sikorski è ritenuto “degno del premio Nobel per la pace” (La Libre Belgique).
Le principali testate polacche stampano le copertine dei settimanali presentando il capo del Ministero degli Esteri polacco Radosław Sikorski come “il nuovo leader dell’Europa che cambierà la politica europea e la storia” (Respekt, Gazeta Wyborcza)…
Sorge una domanda: che cosa ne pensano i funzionari di Bruxelles e i vicini occidentali della Polonia facenti parte della “vecchia Europa”? Ad esempio, gli stessi tedeschi? Ovvero di coloro che seriamente percepiscono la richiesta polacca di leadeship europea.
Verosimilmente, non reagendo per il momento alle risonanti fanfare dei patrioti polacchi, Berlino e Bruxelles si muniscono di alibi. In ogni caso, se l’affare in Ucraina non andrà “per il verso giusto”, si potrà immediatamente mostrare Varsavia come colpevole del fatto, nello specifico il suo principale diplomatico Sikorski ed il presidente Komorowski.

Tradotto da Giacomo Matacotta

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