La rete delle basi militari USA in Italia e in Europa
Mentre in Europa gli USA hanno ridotto dell’80% le loro truppe fra il 1989 ed oggi, quelle
presenti in Italia sono aumentate.
La Penisola, dove stazionano 13.000
militari americani (il 15% delle truppe americane in Europa) con 16.000
familiari, è stata progressivamente trasformata in « base di lancio » per operazioni militari in Mediterraneo ed in Medio Oriente. Secondo la rivista americana « Mother Jones », in Italia il
Pentagono ha speso, dalla fine della Guerra Fredda, oltre 2 miliardi di
dollari per ammodernare – per citarne solo alcune – le basi di Napoli,
Aviano (in Friuli), Sigonella (in Sicilia), Livorno (l’enorme arsenale di Camp Darby) e Vicenza
(Caserma Ederle).
Somma che si limita alle spese stanziate
ufficialmente nel bilancio della Difesa Usa e che non include quelle
impiegate in investimenti segreti. In
Italia sono in funzione 59 installazioni militari ‘americane’.
Inferiori solo alle 179 della Germania (in rapido declino), alle 103 del
Giappone (in linea con la nuova dottrina della ‘progressione’ militare
nel Pacifico), alle 100 dell’Afghanistan (che si ridurrano quasi a zero
entro la fine del 2014 quando i G.I. si ritireranno dal Paese) e alle 89
della Corea del Sud, dove le truppe Usa sono schierate lungo il 38mo
Parallelo per « tenere testa » alla Corea del Nord.
In
Italia, dove ci sono Aviano Air Base (USAF), Vicenza (US Army), Livorno
(Camp Darby), Capodichino (USAF + USN), Gricignano (USN), Napoli (USN),
Gaeta (USN), Sigonella (USN), Verona, San Vito dei Normanni (Air
Station), a
partire dal 1992 sono stati spesi 610 milioni di dollari (metà sul
conto della Nato) nella base dell’aeronautica di Aviano, dove hanno sede
diverse squadriglie di caccia-bombardieri F-16, cui si sono aggiunti
altri 115 milioni nel solo 2004.
A
partire dal 1996, la Us Navy ha speso 300 milioni per una base
all’aeroporto di Capodichino a Napoli, sede del comando, tra l’altro,
della VI Flotta che opera nel Mediterraneo. Nelle vicinanze ha affittato
per 30 anni una base logistica per 400 milioni di dollari.
Passando alla Sicilia, “Mother Jones” definisce la base di Sigonella “il cuore della lotta al terrore e delle operazioni militari Usa in Africa ». Dal 2001 per la ‘Sigonella Naval Air Station’ sono stati spesi quasi 300 milioni. Dal 2002 è stata usata per lanciare i droni a lungo raggio Global Hawk e dal 2008 “è stato firmato un accordo segreto” tra Roma e Washington per trasformarla nella base dei droni Usa.
Dal 2003, sempre a Sigonella, sono schierati aerei da spionaggio elettronico P-3 per “monitorare i gruppi di insorti in Africa settentrionale ed occidentale“. Dal 2011 l’Africom (comando Usa pr l’Africa) “ha
schierato una task force di circa 180 marines e due aerei da trasporto
per addestrare alle operazioni anti-terrorismo personale in Botswana,
Libia, Gibuti, Burundi, Uganda, Tanzania, Kenya, Tunisia e Senegal“.
Sempre a Sigonella sono state spostate altre truppe e diversi aerei da
trasporto CV-22 Osprey (convertiplani, che decollano come elicotteri ma
le cui due eliche effettuano una transizione da verticale ad orizzontale
per spingere il velivolo come un aereo normale) per eventuali
interventi in Libia (dopo l’attacco dell’11 settembre 2012 al consolato
Usa di Bengasi in cui venne ucciso l’ambasciatore Chris Stevens).
Infine,
la base di comunicazione Muos in corso di costruzione a Niscemi,
un’installazione temuta dalla popolazione ma che l’Istituto Superiore di
Sanità ha stabilito non essere pericolosa per la salute di quanti
vivono nelle vicinanze.
E in Europa ?
In
Albania è’ in progetto una base a Shkodra.
In Bulgaria, in base ad un
trattato di collaborazione difensiva, viene consentito dal 2006 alle
truppe USA l’uso, senza speciale permesso delle autorità bulgare, del
porto di Burgas ( base navale), della base aerea di Sarafovo (presso
Burgas), del centro logistico di Ajtos, del centro addestramento truppe
di Nowo Selo (presso Sliwen), dell’aeroporto di Bezmer (presso Jambol) e
di quello di Graf Ignatiewo (presso Plowdiw).
In Germania, ci basi
americane ad Ansbach, Bamberg, Baumholder, Bitburg (Airbase chiusa nel
1994, housing ancora attiva), a Böblingen (quartier generale delle U.S.
State Marine Corps Forces Europe), Bruchmühlbach-Miesau (Army Depot)
Büdingen, Darmstadt, Dexheim, Giessen-Friedberg, Grafenwöhr (centro
addestramento truppe), Germersheim (deposito centrale), Hohenfels
(Multinational Readiness Center), Hanau, Heidelberg, Illesheim,
Kaiserslautern, Landstuhl (Regional Medical Center), Ramstein (base
aerea), Schweinfurt, Spangdahlem (Air Base), Stuttgart [U.S. States
European Command – U.S. Africa Command (provvisorio)], Vilseck,
Wiesbaden (Army Airfield).
In Grecia c’è la base di Souda (USN), in
Kosovo Camp Bondsteel (presso Ferizaj), in Polonia sono in progetto basi
a Malbork, Biala Podlaska e Powidz, in Romania gli USA hanno stipulato
nel 2005 un contratto, rinnovabile automaticamente, per l’uso di quattro
basi (Babadag, Smardan, Cincu e l’aeroporto internazionale Mihail
Kogalniceanu) per dieci anni.
In
Serbia c’è la base di Camp Monteith (ceduta nel luglio 2007 al Corpo di
protezione del Kosovo), in Spagna le basi di Rota (presso Cadice), di
Moron de la Frontera e di Torreta de Guardamar, in Ungheria la base di
Taszàr.
Giustiniano Rossi
Parigi, 31 dicembre 2013
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