sabato 15 marzo 2014

I RUSSI SI SONO GIA' RIPRESI I LORO SOLDI

 


I RUSSI SI SONO GIA' RIPRESI I LORO SOLDI
  
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zerohedge.com 

I Russi hanno già ritirato i loro fondi dai paesi occidentali

In un altro articolo di oggi  ho scritto che secondo i dati settimanali della Fed, una cifra record 105 miliardi di dollari - di buoni del Tesoro è stato venduto o semplicemente riallocato (che per motivi politici è la stessa cosa) dai conti di deposito della Fed, portando il totale delle banconote USA presso la Fed ad un livello che non si vedeva dal dicembre 2012.
Mentre si pensava che il ritiro dei fondi dal mercato occidentale, fosse stato causato dalla Cina, si è scoperto che il merito o meglio la colpa è stata probabile proprio della Russia, che come è ben noto, ha sofferto ben poco del calo dell'Occidente in generale, e del suo sistema finanziario, in particolare.

Ci sono tutti gli elementi per capire che cosa abbiano fatto le istituzioni ufficiali russe con i loro buoni del Tesoro (per i dettagli bisognerà attendere fino a giugno), ma questo è stato solo l'inizio. Infatti, come riporta il FT, mentre si attende in silenzio, ma neanche troppo, quello che succederà con l'arrivo delle quasi certe sanzioni finanziarie (che dovrebbero prevedere il blocco dei conti e le confische patrimoniali, come conseguenza del referendum di Crimea di questa Domenica) i russi più svegli - gli oligarchi - hanno già fatto rientrare i loro miliardi dalle banche occidentali e, quindi hanno giù reso, sostanzialmente, discutibile l'effeto della grande mossa occidentale - quella di confiscare la ricchezza della Russia, lo 0,0001 %.

Secondo i banchieri di Mosca le Società russe stanno ritirando miliardi dalle banche occidentali, per il timore che le eventuali sanzioni degli Stati Uniti per la crisi di Crimea potrebbero portare ad un congelamento dei beni.
Sberbank e VTB, le due banche giganti del sistema russo di proprietà parzialmente statale, come le aziende industriali e il gruppo energetico Lukoil sono tra aziende che stanno facendo rientrare i loro capitali investiti nelle operazioni effettuate con gli Stati Uniti. Sempre secondo le banche la VTB ha anche cancellato un vertice, previsto il mese prossimo, con degli investitori americani.
I capitali stanno prendendo il volo, dopo che le trattative diplomatiche tra il Ministro degli Esteri della Russia e il Segretario di Stato americano si sono arenate e si sono concluse senza nessun accordo su come risolvere le tensioni in Ucraina.
I mercati sono nervosi in attesa del referendum di Domenica sulla secessione della Crimes dall'Ucraina. Commercianti e imprenditori temono che questo potrebbe innescare le sanzioni dell'Occidente contro la Russia già a partire da lunedi.
 
E probabilmente sarà così.Ma altra cosa interessante sarà che la Russia si sentirà costretta a coinvolgere la Cina molto di più all'uso dei rubli o dei Renminbi nelle transazione del commercio bilaterale, e a bypassare il dollaro. Forse potranno usare anche con l'oro, tanto che il prezzo del metallo giallo ne ha già fiutato l'odore e, questa settimana, è arrivato ai massimi da sei mesi.
Tutto servirà a stringere ancora più i legami finanziari tra due nazioni tanto ricche di materie prime, mentre si allenteranno sempre più quelli con il "diavolo imperialista" gli Stati Uniti .
Naturalmente, l'ovest pensare all'Occidentale , e crede che tutto quello che conta per la Russia sia vedere come chiuderà il Micex, e crede che far fare un bel botto al valore delle azioni russe sarebbe farà scoraggiare Putin. Dopo tutto, l'unica cosa di cui tutti si preoccupano in USA è che lo S&P 500 chiuda sempre al rialzo. Giusto ?
Quello che non ha capito l'Occidente, come avevamo previsto un mese fa, è che, per Putin, l'ordine di grandezza più importante è il prezzo delle materie prime, soprattutto quello del greggio e del gas, piuttosto che godere dell'illusione di una ricchezza di carta, come le azioni, anche quando stanno al massimo dei massimi storici. Soprattutto perché in Russia solo una parte minima della popolazione si preoccupa delle fluttuazioni giornaliere del mercato azionario.
Per quanto riguarda gli oligarchi, se ci sarà qualcuno che sarà felice di vedere che il loro potere, la loro ricchezza e la loro influenza perderanno vigore, anche se solo per un breve periodo di tempo, questi è Vladimir Vladimirovich stesso, quello che tutto l'occidente ancora una volta continua a giudicare male.
Senza contare la felicità dei russi nel vedere l'occidente che farà soffire, almeno un pò, questi compari-miliardari - e la considerazione per Putin salirà ancora più in alto.
(Non faremmo bene i nostri compiti se non commentassimo la prevedibile facilità con cui Obama deciderà di congelare i beni di alcuni miliardari-russi-corrotti, ma anche l'orgoglio degli americani si sono pagati quasi per intero tutto il buco lasciato nel 2008 da quel sistema finanziario che ora si ritrova più ricco che mai.)
Nel frattempo, molti oligarchi della Russia stanno effettivamente accettando la sfida. Bloomberg scrive:
Alisher Usmanov, l'uomo più ricco del Paese, colui controlla la preziosa  Metalloinvest Holding Co., è il più grande produttore di minerali di ferro della Russia, con le sue tre società controllate, di cui una si trova a Cipro, un paese dell'Unione Europea e possiede anche una villa vittoriana a Londra, comprata nel 2008 per $ 70 milioni, come scrisse il Sunday Times del 18 maggio 2008. Ha perso 1,5 miliardi di dollari dall'inizio della crisi, secondo la classifica di Bloomberg.
"Siamo preoccupati per le possibili sanzioni contro la Russia, ma non ci aspettiamo ripercussioni drammatiche per i nostri affari" - ha detto in un'intervista presso gli uffici di Bloomberg oggi a Mosca-  Ivan Streshinsky, CEO della USM Advisors LLC, che gestisce il patrimonio di Usmanov, incluse la sue partecipazioni in OAO Megafon e Mail.Ru Group Ltd..
"I profitti di Mail.Ru e Megafon provengono dalla Russia e la gente non smetterà di telefonare o di usare Internet" - ha detto - " Metalloinvest può reggere la chiusura dei mercati europei e americani, ma può ri-orientare le sue vendite verso la Cina e verso altri mercati."
Ottimo lavoro, Mr. Obama: ha appena spinto Russia e Cina a sentirsi più vicine per necessità! Eppoi, non dovrebbe sorprendersi troppo se, mentre i russi stanno ritirando i loro soldi dall'occidente, le imprese occidentali vengono buttate fuori da Dodgeski.
Un anziano banchiere di Mosca ha detto che il 90% cento degli investitori si sta già comportando come se le sanzioni fossero già state imposte, e che si tratta solo di una "gestione prudente dell'esposizione".
Queste mosse rappresentano il rovescio della medaglia del ritiro più evidente del denaro occidentale dal mercato russo, cosa che è stata evidente negli ultimi quindici giorni.
Commercianti e banchieri hanno detto le banche statunitensi sono quelle che hanno venduto più pesantemente le obbligazioni russe. Secondo i dati della Bank for International Settlements, le banche americane e i gestori patrimoniali hanno neo loro assets circa US$ 75 miliardi di esposizione verso la Russia. Joseph Dayan, Capo dei mercati a BCS, uno dei più grandi brokers della Russia ha detto: "Le obbligazioni russe se la sono vista brutta, in questi ultimi giorni, e uno dei motivi è stata la riduzione dell'esposizione decisa dalle banche internazionali."
Anche se le banche estere non hanno ancora cominciato a tagliare massicciamente il credito alle imprese russe, i banchieri hanno detto che ci sono in sospeso una mezza dozzina di offerte per finanziare, in tempo reale, alcune delle più grandi aziende russe, in attesa di vedere quanto saranno incisive le sanzioni occidentali. 
Quindi la conclusione è che la Russia, pensando avanti, nel dubbio, ha già ritirato la maggior parte dei suoi investimenti in Occidente. Ricordiamo che anche un anno fa gli stessi russi dovevano essere puniti per Cipro e avevano ritirato la maggior parte dei loro fondi prima dell'esproprio: i russi tendono a sapere prima quello che succede.
Sono stati quei poveracci dei ciprioti, che non avevano fatto nulla di male, ad essere stati fregati.
E così mentre è già chiara la risposta dei russi, ci vien da chiedere quanto sia vero è il contrario: cioè quanto sia preparato l'occidente, e soprattutto l'Europa, per vivere in un mondo dove all'improvviso potrebbe essere tagliato un terzo del gas che serve alla Germania. Non vediamo l'ora di scoprirlo all'inizio della prossima settimana.


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