lunedì 24 febbraio 2014

Polonia, la ‘Turchia slava’ della destabilizzazione NATO

 


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Polonia, la ‘Turchia slava’ della destabilizzazione NATO


Andrew Korybko (USA) Oriental Review

La Polonia, da desiderosa serva degli USA qual è, ha ora ufficialmente assunto il ruolo di ‘Turchia slava’ in relazione all’Ucraina.
Proprio come la Turchia è un comodo canale geopolitico per armi, effettivi e materiale di supporto per i terroristi siriani, così anche la Polonia ha iniziato ad adempiere ufficialmente a tale ruolo presso gli omologhi ucraini. Il primo ministro Tusk ha dichiarato il 20 febbraio 2014 che la Polonia già cura gli insorti feriti di Kiev, ed ha effettivamente ordinato all’esercito e al ministero degli interni di preparare gli ospedali per curarne altri. Il viceministro della salute ha confermato che Varsavia è in contatto con i ribelli di Kiev “per pianificare le cure ai feriti ucraini“.
Ciò significa che la Polonia ha formalmente esteso segretamente la sua azione diplomatica per quasi 300 miglia nell’Ucraina, e che i suoi servizi d’intelligence ovviamente fanno altro in Ucraina che “aiutare i feriti” (terroristi). Ed è ancora più probabile che l’influenza polacca sia ancora più forte negli oblast di Lvov e Volyn, le regioni al confine con la Polonia, e coincidenza o no, Lvov ha già tentato di dichiarare l’indipendenza.
Lo stesso dicasi dell’influenza turca in Siria, al culmine della crisi nel Paese, ricordando il fatto che la Turchia ha anche aiutato i combattenti feriti in quel Paese a riprendersi sul suo territorio. Le somiglianze tra Polonia e Turchia riguardo Ucraina e Siria devono essere esaminate per comprendere chiaramente il metodo del ‘controllo remoto‘ adottato in entrambi i casi.
Prima di tutto, tale strategia è stata definita “discreta assistenza militare statunitense mentre (altri) suonano la tromba“. E’ la nuova strategia di guerra per i teatri in cui gli Stati Uniti, per qualsiasi motivo, sono riluttanti ad impegnarsi direttamente. Si basa sull’uso di alleati/’leader’ regionali quali ascari per promuovere gli obiettivi geopolitici e geostrategici degli Stati Uniti con misure asimmetriche, mentre Washington ruota verso l’Asia, dove si propone di puntare il deterrente convenzionale contro la Cina. Polonia e Turchia sono marionette scelte dagli Stati Uniti nei rispettivi teatri contro gli Stati confinanti (Ucraina e Siria).
Almeno, gli Stati Uniti forniscono supporto informativo e addestramento alle unità dell’”opposizione”, mentre Polonia e Turchia si accollano direttamente il compito del loro dispiegamento nelle nazioni vittime.
Nel caso dell’Ucraina, gli Stati Uniti per oltre 10 anni hanno usato le ONG per infiltrarsi nel Paese stanziando 5 miliardi di dollari per “aiutare l’Ucraina a (sviluppare istituzioni democratiche)“. Il National Endowment for Democracy fu fondamentale per spacciare il ‘Kony 2012 dell’Ucraina‘, al fine di propagare la loro psy-op contro Kiev, proprio come ‘Danny il siriano’ fu la versione usata contro Damasco. Ma le similitudini non finiscono qui.
Polonia e Turchia sono membri di confine della NATO, con la Polonia quale “maggiore e più importante Stato in prima linea della NATO per potere militare, politico ed economico.” Questi due Stati geostrategici hanno anche una popolazione schiacciante rispetto ai loro vicini, come così come complessi d’inferiorità nazionali derivanti dalla loro eredità imperiale perduta (la comunità  polacco-lituana e l’impero ottomano). Condividono una lunga frontiera con gli Stati colpiti dalla ‘transizione democratica’, così come importanti legami culturali e politici con quelle società (a seguito dei lasciti imperiali di cui sopra) prima di scatenare le rispettive crisi.
Ciò gli fornisce  significativi benefici intangibili sul futuro campo di battaglia, sia nelle attività informative statali che non statali. Polonia e Turchia ospitano anche importanti installazioni militari statunitensi. La Turchia ospita l’US Air Force a Incirlik e un radar della difesa antimissile ad est, mentre la Polonia fornisce all’US Air Force la base di Lask e un avamposto della difesa antimissile nel nord-est, presso Kaliningrad. Riguardo lo sviluppo della missione degli insorti, i fascisti ucraini assumono caratteristiche inquietantemente simili ai jihadisti in Siria.
Nel 2011, il tiro casuale dei cecchini (attribuito ai “ribelli”) prendeva di mira i civili a Damasco, proprio come si verifica a Kiev, sparando anche contro un reporter di RT. La richiesta d’indipendenza di Lvov può essere un’imitazione della dichiarazione di autonomia dei curdi in Siria, in quanto entrambe le aree sono al confine dello Stato-fantoccio che deve interferire negli affari del confinante. Similmente, entrambi i gruppi di insorti hanno occupato i posti di controllo alla frontiera con il loro Stato patrono, e tale mossa ovviamente facilita ad Ankara e Varsavia l’invio di armi, mercenari e materiali ai loro ascari sovversivi.
Quando i confini non possono essere controllati dagli insorti, ricorrono al saccheggio dei depositi governativi e derubano le armi delle forze governative negli edifici occupati. I combattenti siriani hanno catturato ostaggi e compiuto esecuzioni brutali, e i loro compari ucraini ne hanno seguito l’esempio catturando oltre 60 agenti di polizia a Kiev.

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Quindi chiaramente viene ampiamente dimostrato con tali esempi, che la destabilizzazione di Ucraina e Siria è modellata su un approccio fantasioso. Gli Stati Uniti utilizzano gli Stati ascari dal retaggio imperiale lacerato per portare avanti la strategia del ‘controllo remoto’ contro aree geostrategiche cardine, in cui gli Stati Uniti preferiscono avere una ‘negazione plausibile’ sul loro ruolo, essendo riluttanti ad esserne direttamente coinvolti. Si può anche scorgere una tendenza più ampia in via di sviluppo, l’uso di movimenti ideologici estremisti macro-regionali per sostenere la destabilizzazione a lungo termine.
In Medio Oriente, l’Islam estremo è il metodo scelto per attuarla  ed esportarla, mentre in Ucraina sempre più appaiono gruppi di estrema destra (in certi casi, anche neo-nazisti) adottare il ‘ruolo wahhabita’ in Europa. L’Ucraina potrebbe molto probabilmente diventare un campo di addestramento per altri militanti dell’estrema destra europea, o quelli attualmente in Ucraina potrebbero insegnare gli “strumenti del mestiere” al miglior offerente negli  altri Stati europei.
Proprio come la Turchia sostiene gli islamisti in Siria, supportandovi i combattenti, la Polonia potrebbe flirtare con i nazionalisti di estrema destra in Ucraina con dichiarazioni di sostegno all’opposizione violenta e la recente decisione di evacuare e aiutare gli insorti feriti (senza contare il coinvolgimento non dichiarato e segreto già in corso).
E proprio come gli islamisti sono sfuggiti al controllo dei loro mandanti, mettendo in pericolo l’intero Medio Oriente, permane il rischio che i nazionalisti di estrema destra in Ucraina possano diventare incontrollabili, mettendo in pericolo l’intera Unione europea. Quando si confrontano Polonia e Ucraina su Turchia e Siria, appare chiaro che la primavera araba sia arrivata in Europa.
Andrew Korybko è un laureando statunitense presso l’Università Statale di Mosca di Relazioni Internazionali (MGIMO).

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Nota: Tre anni di feroce campagna anti-Assad non hanno prodotto nulla, se non danni politici in Turchia. Ora il premier turco Recep Erdogan cerca di bilanciare la sua scarsamente motivata politica verso la Siria per riguadagnare sostegno regionale e pubblico, deterioratisi in particolare per il suo sconsiderato coinvolgimento nella tragedia siriana. L’ultima visita a Teheran ha dimostrato un drastico cambiamento nella retorica e nell’approccio sull’argomento.
Così la Turchia ha probabilmente imparato l’amara lezione a non svolgere ruoli alieni in un Paese confinante. Se la  Polonia rivedrà sobriamente il suo orribile ruolo nella crisi ucraina, è ancora un problema aperto …

Traduzione di Alessandro Lattanzio   –   SitoAurora

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