martedì 8 aprile 2014

ELEZIONI MAGIARE - IL PUNTO




Le elezioni ungheresi: note sulla sinistra e sulla destra



Le elezioni ungheresi hanno visto diminuire soltanto del 3% i votanti, che sono stati il 61% dell'elettorato: l'aumento dell'astensione, considerati i tempi, è minimo e non particolarmente rilevante.
Le elezioni le ha vinte il partito di Orban, Fidesz, che ha ottenuto il 44,4%. Dicono che Fidesz sia un partito "di destra". Il partito di "sinistra" che è un'alleanza – si chiama appunto "Alleanza" – ha ottenuto soltanto il 25,9% dei consensi. Il 5,2% è andato ai "verdi". Il partito di estrema destra, Jobbik, ha raggiunto il  20,5%.
Fidesz, in ragione di una legge elettorale maggioritaria, avrà largamente la maggioranza assoluta.
Anzi potrebbe avere da solo i 2/3 dei seggi (133 su 199; altrimenti saranno 132), necessari per cambiare la Costituzione. Per governare non avrà comunque bisogno del minimo appoggio da parte del partito di estrema destra.
Dicono che Orban sia "di destra". Può darsi, non so quasi nulla di lui e del suo partito.
Tuttavia, "Orban ha dichiarato che il voto è una conferma delle sue politiche di governo, concentrate sulla creazione di posti di lavoro, sostegno alla famiglia e difesa della sovranità nazionale".
La creazione dei posti di lavoro è anche un valore di destra? Certamente non della destra liberista, che vuole la concorrenza interna e verso l'esterno, nonché l'inflazione bassissima e quasi inesistente. 
Direi che la creazione di posti di lavoro è un obiettivo di una certa sinistra (non di quella liberista) e di una certa destra (non di quella liberista).
"Il sostegno alla famiglia" è un valore di destra? Credo che una politica per la famiglia, che aspiri anche a un equilibrio demografico,  una politica per la purezza dell'infanzia e una politica volta a formare una gioventù solida mentalmente e robusta fisicamente siano valori fondamentali e anzi universali. Non credo che queste politiche possano essere definite di destra o soltanto di destra.
 

La storia della sinistra mondiale è piena di queste politiche e la sinistra non può essere ridotta, anche in Italia, al nichilismo di quattro residui ormai morti più che moribondi – tra l'altro, provenienti, per lo più, da una tradizione minoritaria ed extraparlamentare piuttosto che dal pci o dal psi.
La difesa della sovranità nazionale è un valore di destra? La sovranità nazionale non va soltanto difesa va riconquistata.
La sovranità è la libertà di autodeterminarci, la possibilità di risolvere i nostri problemi, di stroncare sul nascere i pretesi motivi economici degli indipendentismi, di limitare il potere del grande capitale, di estinguere ideologie effimere e consumistiche, ossia capitalistiche, di riprendere l'attuazione della Costituzione. Oggi la contraddizione principale è tra sovranisti-interventisti e globalisti-concorrenzialisti.
Forse bisogna prendere atto che esistono più sinistre e più destre e che storicamente possa accadere che la linea di demarcazione non sia tra tutte le sinistre di qua e tutte le destre di là, bensì tra alcune sinistre e alcune destre di qua e alcune sinistre e alcune destre di là.
Le contraddizioni principali della fase possono generare questo risultato, almeno in una società complessa come la nostra, nella quale esistono più sinistre, che propongono politiche economiche antitetiche, e più destre, che pure propongono politiche economiche antitetiche.
L'alleanza, soltanto apparentemente soprendente, tra venetisti e centri sociali del nord est non lascia adito a dubbi.
Può accadere che, per gruppi di sinistra, frazioni della sinistra possano divenire i più acerrimi nemici  e per frazioni della destra possano divenire nemiche giurate altre frazioni della destra.
Prendiamone atto e capiamo che in questo momento la sinistra sovranista si allea con i sovranisti, sebbene non con tutti e si oppone ai globalisti, di sinistra o di destra, bigotti o progressisti, nonché agli indipendentisti, si tratti di militanti dei centri sociali o dei venetisti.

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